Maria Sortino, 35 anni, ha lasciato la Sicilia nel 2006. Primo approdo: Barcellona con il progetto Leonardo e un'esperienza in uno studio di architettura. Poi si trasferisce in Castilla y Leon e al termine del contratto inizia un master. Che le offre altre opportunità
Il 7 gennaio lo considera il suo “compleañol”, il compleanno spagnolo. Il giorno della sua rinascita. Da quel suo primo 7 gennaio, Maria Sortino, 35 anni, di “candeline” ne ha già spente qualcuna e la sua vita ha preso una strada molto diversa da quella che le si prospettava quando è partita da Ragusa, in Sicilia, nel 2006. Una laurea in storia e conservazione dei beni architettonici e ambientali in tasca, “molto bella e con un nome complicato, ma inutile”, la consapevolezza delle difficoltà lavorative nella propria terra e una valigia in mano, Maria arriva a Barcellona per il progetto Leonardo a 26 anni.
Le difficoltà iniziali sono tante: “Sono arrivata con pochi soldi, senza sapere lo spagnolo e a malapena l’inglese – ricorda Maria –. Sono stata sei mesi in uno studio d’architettura, un’esperienza bellissima”. Verso luglio però il contratto finisce finisce e Maria lascia lo studio “sola, come ero arrivata”. Dopo aver inviato numerosi curricula arriva la chiamata da Aguilar de Campoo, un paesino di 7000 abitanti nella regione di Castilla y Leòn. Lì inizia la parte più bella della sua nuova vita: “C’era una fondazione che lavorava molto bene nell’ambito del patrimonio e del restauro e mi sono subito inserita”.
Di lavoro ce n’è molto e Maria non si tira certo indietro: “In pochi mesi sono diventata la responsabile di un progetto europeo, facevo progetti di restauro di chiese romaniche bellissime e viaggiavo molto, mentre le mie amiche rimaste in Sicilia se avevano fortuna lavoravano a 500 euro al mese, oppure preparavano concorsi che non arrivavano mai”. E continua a imparare: “Mi hanno insegnato un nuovo modo di lavorare – specifica – e che il patrimonio costruito non è solo il restauro, ma anche comunicare quello che fai, introdurre le persone nella vita del proprio monumento, cosa che noi in Italia non facciamo, chissà perché”.
E ad Aguilar, dove vive dall’estate 2006 al 2010, Maria si imbatte in qualcosa di più di un’occupazione: “Ho trovato qualcosa di simile a una casa, un’atmosfera di complicità. Quando torno al pueblo (paese) il fine settimana, ho una famiglia che mi aspetta. Ho trovato delle persone a cui manco e che mancano molto anche a me”. Diverso dalla forte solitudine provata nei primi tempi a Barcellona.
Dopo 4 anni, però, arriva il licenziamento. Maria non si perde d’animo e coglie la nuova sfida, aiutata anche dal denaro ricevuto alla fine del rapporto di lavoro e dall’indennità di disoccupazione: “Io volevo diventare una interior designer, così ho deciso di frequentare un master a Salamanca. In più il governo Zapatero, che allora era in carica, aveva stabilito incentivi per la formazione per i disoccupati, facendomi pagare gli studi un terzo. Ho pensato che studiare fosse la cosa migliore da fare”. E così parte di nuovo. “Tutti mi dicevano: ‘perché non vai a Milano’? Come spiegare loro che in Italia non avevo tutti questi benefit e non potevo mantenermi?”, racconta.
Dopo un anno le chiedono di rimanere e dare una mano a svecchiare il corso che ha appena frequentato. “Abbiamo creato un gioiellino”, ammette. Alla base dell’insegnamento c’è la pratica e il rapporto con l’impresa, “che spesso l’accademia dimentica”. Inoltre Maria ora lavora come freelance e ha aperto con altri colleghi un’impresa di formazione universitaria. Nonostante la gioia di essere una donna realizzata, però, vivere fuori ha un prezzo altissimo da pagare: “Mi perdo la vita giornaliera di casa, la vita di mia nonna, che mi ha cresciuta, ma è una scelta”.
Per questo un giorno vorrebbe far ritorno nella sua Sicilia “una terra bella e dannata”, dove ci sono molti problemi, a partire dalla mentalità del “se non hai non sei e quindi non puoi, che dura dai tempi del Gattopardo”, ma che nonostante tutto conserva un fascino irresistibile. Quello che si chiede, però, è “perché queste possibilità non le ho avute nel mio Paese? Sono più intelligenti in Spagna?”. Intanto, il 7 gennaio, al suo compleañol, Maria farà come sempre un bilancio della sua esperienza “con la stessa malinconia, le focacce nella valigia e sull’ennesimo aereo di ritorno dalle vacanze”. E quest’anno è positivo.