Un salto indietro inaspettato, che sa di autunno più che di primavera. Dopo aver incantato per un mese, conquistando punti come nessun’altro della truppa e soffiando sul collo della Roma, il Napoli sprofonda davanti a un Palermo in formato europeo. È una caduta rovinosa, non tanto per il passo falso in sé quanto per le condizioni nelle quali si è sviluppato il 3-1 che riconsegna a Benitez tutta l’incompiutezza della sua squadra. Sembrava un lontano ricordo dopo la vittoria in Supercoppa Italiana che aveva aperto una striscia di sei vittorie nelle ultime sette. Invece gli azzurri riportano a galla tutti i propri difetti in una sola serata. Il Napoli sembra quello di inizio stagione, tremolante in difesa e immobile da centrocampo in su con un Higuain abbandonato alla sua sorte. Dopo una respinta di Sorrentino su De Guzman in apertura, c’è solo il Palermo.
I siciliani hanno il merito di intasare la mediana con cinque uomini, occupando lo spazio e tenendosi pronti a schizzare in contropiede con Vazquez e Dybala che aiutano molto anche in copertura. Rigoni alza le barricate, gli altri si incollano alle caviglie di Diego Lopez e Jorginho. Nessuno della diga palermitana si risparmia quando arriva il momento di tuffarsi in attacco. Alla bellezza essenziale del Palermo, sette successi negli ultimi otto impegni casalinghi, fanno da contraltare i problemi della squadra di Benitez. Gli esterni non affondano mai e al centro Hamsik prova a verticalizzare con scarso successo e ancor meno rapidità. A complicare la situazione ci pensa Rafael con una papera su un tiro da quasi 40 metri di Lazaar. Il tiro schizza velenosamente davanti al portiere che sbaglia completamente a prendere le misure e regala il primo gol in A al marocchino. Il vantaggio scioglie ulteriormente il Palermo, chiuso ermeticamente aspettando l’errore degli avversari. Che arriva puntualmente con Strinic, braccato da Dybala, ma il contropiede (splendido) si conclude con una botta di Bolzoni fuori di poco. Inerte, il Napoli va sotto di nuovo all’ennesimo numero di Quaison completato da un sinistro chirurgico di Vazquez. Colpiti e affondati gli azzurri si affidano alla rabbia che Higuain trasforma in pericolo con un destro disinnescato da Sorrentino, graziato da Britos poco prima.
Quando dopo l’intervallo Benitez mescola le carte non trova comunque l’asso. Gabbiadini per Hamsik è un palliativo: serve solo a rendere meno amara la sconfitta nel finale, ma non cambia la cornice nella quale si sviluppa la partita. Perché il Napoli pur accampato nella metà campo del Palermo non tira mai fuori la testa dalla tenda. Troppi errori in rifinitura e il preciso pattugliamento dei rosanero strozzano le speranze. E a conti fatti è il Palermo ad essere più pericoloso grazie al lavoro dell’uomo-ovunque Dybala e all’essenzialità di Vazquez. I due fanno ballare il tango alla difesa del Napoli in occasione del terzo gol, ispirato da una giocata splendida dell’argentino e chiuso da Rigoni dopo l’appoggio dell’oriundo in odore di convocazione da parte di Conte. La differenza tra le due squadre è tutta nei quattro tocchi con i quali nasce il colpo del k.o. davanti a una difesa disordinata e molle. Un ritorno al passato preoccupante per il Napoli, mentre il Palermo risale sull’ottovolante argentino dopo lo scivolone di San Siro. La corsa sulla giostra rosanero è sicuramente divertente e forse può valere un panorama europeo. Peccato che a pagare il biglietto, alla Favorita, siano andati davvero in pochi.