A dieci ore dall'attentato al centro culturale dove si stava tenendo un convegno in ricordo della strage di "Charlie Hebdo", c'è stata una seconda sparatoria nella capitale della Danimarca. La caccia all'uomo si è chiusa vicino a una stazione
Si è chiusa nella notte con una sparatoria che ha visto la polizia danese sparare a una persona uccidendola, la caccia all’uomo ritenuto responsabile degli attentati avvenuti sabato a Copenhagen. “Nulla suggerisce che ci sia un altro attentatore”, oltre a quello ucciso dagli agenti vicino ad una stazione ferroviaria, ha riferito l’investigatore Joergen Skov dopo che, in un primo momento, un portavoce della polizia aveva parlato di “due responsabili”. Nelle prime ore della mattina le forze di sicurezza hanno poi fatto sapere di aver sparato colpi di arma da fuoco e di aver ucciso un uomo a Norrebro, nei pressi di una stazione, area di Copenhagen non distante dai luoghi dei due attacchi. La vittima aveva aperto il fuoco contro gli agenti, nonostante gli avvertimenti di questi ultimi.
GLI ATTENTATI, PRIMA IL CENTRO CULTURALE E NELLA NOTTE LA SINAGOGA – Le autorità danesi avevano elevato al massimo l’allerta nella capitale, con un dispiegamento massiccio di poliziotti con elicotteri e veicoli blindati per le strade della città alla ricerca di sospetti subito dopo il primo attacco avvenuto nel pomeriggio di sabato in un centro culturale, dove era in corso un dibattito sulla libertà di espressione, che vedeva tra gli inviati l’artista svedese Lars Vilks, il quale vive da anni sotto scorta per le minacce di estremisti islamici in seguito alla pubblicazioni di alcune sue vignette satiriche su Maometto. Qui una persona è morta e tre poliziotti sono rimasti feriti. Alcune ore dopo, un’altra sparatoria si è verificata in città, nei pressi di una sinagoga. Qui un’altra persona ha perso la vita dopo essere stata colpita alla testa da uno sparo e altri due poliziotti sono rimasti feriti.
L’uomo rimasto ucciso nell’attacco alla sinagoga era un membro della comunità ebraica locale che svolgeva le funzioni di guardiano. Lo ha detto alla radio israeliana un rabbino di Copenhagen. La vittima proteggeva lo svolgimento di una cerimonia religiosa, assieme con agenti delle forze di sicurezza. “La porta di ingresso alla sinagoga era tenuta chiusa”, ha detto alla radio militare il rabbino Yitzhak Loeventhal, che ha lasciato quel luogo di preghiera poco prima dell’attentato. “L’ingresso era presidiato e ciò ha impedito agli assalitori di entrare”. All’interno della sinagoga ieri sera era celebrata la cerimonia di maggiore età di una dodicenne (Bat mitzvah), alla presenza di decine di invitati. Secondo i media israeliani, il guardiano avrebbe dunque impedito che nella sinagoga avesse luogo un attentato di più grave portata.
Secondo le autorità, l’uomo si è spostato in macchina da un luogo all’altro degli attentati. Il mezzo è stato trovato a una distanza di tre chilometri. Più tardi ha preso un taxi in direzione del quartiere di Norrebro. Il sospetto, descritto come un giovane di età compresa tra 25 e 30 anni, con la fisionomia “araba”, è rimasto 20 minuti sul posto ed è stato localizzato grazie all’aiuto del taxista. Quindi si è diretto verso il centro, dove ha compiuto la seconda sparatoria alla sinagoga. Proprio a Norrebro è stato poi ucciso dalla polizia nelle prime ore della mattina.
“UN CINICO ATTO DI TERRORE CONTRO LA DANIMARCA” – “Questa è una mattina molto triste, i nostri pensieri vanno alle vittime e alle loro famiglie. Due persone innocenti hanno perso la vita in seguito a un cinico atto di terrore contro la Danimarca”, è stata la dichiarazione del primo ministro danese Helle Thorning-Schmidt. “Non conosciamo i motivi della azioni compiute dal sospetto, ma sappiamo che ci sono forze che vogliono il male di Paesi come la Danimara. Vogliono soggiogare la nostra libertà di espressione”, ha aggiunto in conferenza stampa negando che si tratti di una guerra tra islam e occidente.”Non potevo credere che stava succedendo la stessa cosa di Parigi, ma in un secondo mi sono reso conto che stavamo tornando a vivere la stessa situazione di Charlie Hebdo”, ha detto l’ambasciatore francese in Danimara, François Zimeray, presente sabato al centro culturale di Copenhagen dove si è consumata la prima sparatoria. Quando sono stati esplosi i primi colpi, il diplomatico aveva appena terminato il suo intervento di apertura del dibattito e stava ascoltando quello della militante del gruppo femminista Femen Inna Shevchenko. Fin da subito, racconta, le circa 40 persone presenti in sala si sono gettate a terra e hanno cercato di strisciare verso l’uscita. A suo avviso, è stato “un miracolo” che non ci siano state più vittime. “Di nuovo gli ebrei vengono uccisi su suolo europeo solo perchè sono ebrei. Questa ondata di attacchi terroristici continuerà”, ha detto invece il premier israeliano Benyamin Netanyahu. ”Israele è la vostra casa”, ha ribadito rivolgendosi agli ebrei d’Europa.
BRUXELLES: “L’EUROPA NON SI PIEGHERA'” – “La libertà di espressione e la comunità ebraica sono ancora sotto attacco. Questi attacchi vigliacchi sono contro i nostri valori fondamentali ma l’Europa non si piegherà al terrore. Difenderemo sempre la libertà – ha scritto il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz su Twitter – Tutti i nostri pensieri vanno alla Danimarca e alle famiglie delle vittime a Copenaghen”.”Le azioni violente che cercano di minare la sicurezza dei cittadini ed il loro diritto ad esprimersi liberamente, non sono accettabili. La Commissione Ue è determinata a fare i passi necessari che aiuteranno la Danimarca e gli altri Stati a diventare più sicuri, sostenendo al tempo stesso i diritti fondamentali dei cittadini nelle nostre democrazie”, ha infine scritto il commissario europeo all’Immigrazione e affari interni, Dimitris Avramopoulos, in una lettera al ministro della Giustizia danese Mette Frederiksen.