Dopo circa 30 anni dall’annuncio in pompa magna, rimane una delle tante cattedrali nel deserto d’Italia. Un capannone abbandonato, circa 10 milioni di euro di soldi pubblici spesi, 62 ettari di terreno espropriati a privati cittadini per ‘costruire’ l’Interporto di Frosinone. Un’opera mai realizzata. “L’idea di costruire un interporto non era malvagia – spiega Francesco Raffa, presidente Legambiente Frosinone –, ma oggi ci troviamo di fronte all’ennesimo episodio sciagurato di mala gestione delle risorse pubbliche”. Un progetto che sembra ormai arrivato al capolinea come racconta Giovanni Galloni, presidente dimissionario della Sif – Società Interportuale Frosinone – la società a capitale misto pubblico-privato che dovrebbe costruire e gestire l’interporto: “Sono stati spesi 5 milioni per mantenere la società – rivela Galloni – altri 5 per il capannone ed altre opere correlate, ne servirebbero almeno altri 15 per completare il tutto. Io ed il cda qualche settimana fa ci siamo dimessi – spiega ai microfoni de ilfattoquotidiano.it – perché nell’ultima riunione dei soci indetta, dopo aver individuato un’azienda per completare e gestire l’opera, non si è presentato nessuno, neanche la Provincia di Frosinone che è il socio di maggioranza”. Il presidente della Provincia, Antonio Pompeo, ha dichiarato che non si è presentato all’assemblea dei soci poiché sta ancora valutando la situazione. Un fallimento che sembra pressoché definitivo anche per il Comune di Frosinone (anch’esso socio della Sif) che ha deciso di cedere le proprie quote azionarie “per noi oltre il danno c’è stata la beffa – rimarca Nicola Ottaviani, sindaco di Frosinone – perché ora i cittadini ai quali è stato espropriato il terreno si stanno rifacendo dal punto di vista legale. Ad oggi abbiamo dovuto risarcire per circa 1 milione e 400 mila euro i ricorrenti, ma ci sono altre cause in corso” di Luca Teolato (collaborazione al montaggio Samuele Orini)
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