Dopo la notizia del possibile invio di 5mila soldati italiani nell'ex colonia, il Cavaliere si dice d'accordo con l'ex alleato del Nazareno. Prodi: "Non so perché non fui coinvolto quando le autorità libiche mi chiesero come mediatore". Salvini: "I migranti? Lasciamoli al largo"
Forza Italia ha detto sì: il partito ex alleato del Pd in tema di riforme garantisce il proprio appoggio al governo su un eventuale intervento militare in Libia. E’ stato il leader azzurro in persona a giuidicare positivamente il possibile invio di 5 mila soldati nell’ex colonia per contrastare l’avanzata dell’Isis: “Un intervento di forze militari internazionali, sebbene ultima risorsa, deve essere oggi un’opzione da prendere in seria considerazione – ha detto Silvio Berlusconi – accogliamo con favore l’intento del governo di non abdicare alle responsabilità che ci derivano dal ruolo che il nostro paese deve avere nel Mediterraneo”. La questione libica offre quindi al Cavaliere, nonché contraente del patto del Nazareno, l’occasione per tendere la mano all’ex alleato Matteo Renzi e per far intravvedere la possibilità di una riappacificazione.
Giovanni Toti è ancora più chiaro: “L’esecutivo – ha detto l’europarlamentare e consigliere politico di Forza Italia – deve coinvolgere tutte le forze politiche e non solo quelle che sostengono il governo perché qui si parla di 5mila soldati italiani che rischiano la vita. Il nostro partito – ha sottolineato – non ha mai fatto mancare il suo supporto, per cui saremo sicuramente d’accordo in caso di un intervento in Libia”.
Inevitabile il parallelo con la guerra che nel 2011 portò alla caduta di Muammar Gheddafi. Un parallelo su cui Daniela Santanché non ha mancato di far polemica. Tutto è nato dalle parole di Romano Prodi: in Libia “non era difficile prevedere che si sarebbe arrivati a questo punto, davvero non lo era neppure nel 2011”, ha detto al Fatto Quotidiano l’ex premier ed ex presidente della Commissione Europea. Dopo la caduta di Gheddafi “bisognava mettere tutti attorno a un tavolo, invece ognuno ha pensato di poter giocare il proprio ruolo”. Perché se la Libia “è caduta nell’anarchia e nel caos più assoluti” è “un errore nostro. Delle potenze occidentali”. “La guerra in Libia del 2011 fu voluta dai francesi per scopi che non lo so… certamente accanto al desiderio di ristabilire i diritti umani c’erano anche interessi economici, diciamo così”. E “L’Italia ha addirittura pagato per fare una guerra contro i propri interessi, Berlusconi si è fatto trascinare dalla Francia ed è entrato in guerra”. Secondo Prodi, prima di tutto occorre tentare la soluzione diplomatica: ora occorre far “sedere tutti gli interlocutori al tavolo e impegnare in un lavoro comune Egitto e Algeria. Non c’è altra via che non produca una situazione ancora più catastrofica di quella attuale”.
“Non so perché sulla richiesta del governo libico di essere io il mediatore con la comunità internazionale, non sia stato effettivamente coinvolto – ha detto Prodi rispondendo a una domanda di un giornalista di RaiNews 24 – ma “io sono sempre stato a disposizione del mio Paese e della pace”. La domanda faceva riferimento ad un retroscena pubblicato l’11 novembre 2014 dal Corriere della Sera secondo cui tra l’ex premier e il governo Renzi i rapporti si sarebbero raffreddati in seguito alla mancata risposta fornita dall’esecutivo alle autorità libiche che in estate chiedevano fosse Prodi il mediatore delle Nazioni Unite nella crisi.
“Prodi dovrebbe dire la verità – risponde la pasionaria azzurra Santanchè – invece preferisce contribuire al velo di ipocrisia che aleggia su una classe politica fatta di mistificatori e manipolatori. Fu Napolitano a ordinare i bombardamenti italiani contro la Libia in quel gabinetto di guerra convocato d’urgenza nella saletta nella pausa al Teatro dell’Opera. E io ricordo ancora un Berlusconi triste in volto, molto rammaricato – ha continuato la deputata – e sul punto di dimettersi proprio perché consapevole del gravissimo errore che l’Italia stava per compiere”. Sulla stessa lunghezza d’onda il capogruppo di FI alla Camera, Renato Brunetta: “Napolitano non fu neutrale sull’invasione e i bombardamenti della Libia da parte di Sarkozy, e i risultati li vediamo adesso”. E’ destinata a far discutere l’uscita del segretario della Lega Nord Matteo Salvini: “12 barconi carichi di immigrati (tutti pacifici?) sono stati segnalati a Sud di Lampedusa- scrive su Facebook – Fosse per me li aiuterei, li curerei e darei loro cibo e bevande. Ma li terrei al largo e non li farei sbarcare, ne abbiamo abbastanza”.
Contrario alla possibilità di un intervento è il Movimento 5 Stelle, che “si oppone a qualsiasi intervento militare in Libia – si legge in una nota firmata dai deputati M5S delle Commissioni Esteri e Difesa – la storia ci insegna che la guerra in passato ha sempre contribuito ad alimentare il terrorismo e l’attuale scenario mediorientale, con l’insorgere di nuove e pericolose organizzazioni terroristiche come lo Stato Islamico, ne è la più chiara e nitida dimostrazione”. “L’uso delle armi peggiorerà la situazione – spiegano Alessandro Di Battista e Carlo Sibilia del direttorio M5S – il caos in Libia è effetto delle decisioni dell’allora Pdl e del Pd che nel 2011 si chinarono alle pressioni di Francia e Usa a danno dell’Italia e della popolazione civile in Libia. E insistono con le bombe. La Pinotti e Gentiloni rispettino la Costituzione e riferiscano in Parlamento”.
Anche Maurizio Gasparri invita il governo a discutere delle possibili opzioni in Parlamento: “Il governo annuncia preparativi ma è urgente affrontare subito questa drammatica emergenza in Parlamento. Siamo di fronte a un tragico passaggio: sopprimere l’Isis o essere soppressi dall’Isis. Ovviamente il governo non può assumere decisioni rilevanti fuori da un contesto democratico e parlamentare. Immediata sia la convocazione, prima della quale nulla può essere deciso fuori dal Parlamento. La Pinotti sta andando fuori dalle righe“.