ECCO IL PAGELLONE FINALE DI DOMENICO NASO
10 Malika Ayane. Una visione, un miraggio, una ventata di eleganza e talento in un mare di mediocrità. Conclude la gara al terzo posto e lei sembra sinceramente felice. Porta anche a casa anche il Premio della Critica e la Sala Stampa, dopo la finale, la accoglie con un’ovazione. Immensa.
9 Rocco Tanica. Un genio. I suoi collegamenti dalla Sala Stampa sono stati la cosa migliore di questo Sanremo. Ieri il suo spazio è saltato per problemi di tempo. Originale.
8 Ed Sheeran. Perfetto come sempre, non sbaglia una virgola nemmeno quando canta sotto la doccia. Chiude in bellezza il capitolo ospiti internazionali che non era certo stato indimenticabile fino a ieri sera. Fuoriclasse.
7 Nek e Marco Masini. Il ritorno dei morti viventi. La rivincita degli anni Novanta in un Festival vintage che più vintage non si può. Le loro canzoni funzionano alla grande, nonostante la discutibile qualità. Meritano il voto alto per un inaspettato ritorno sulla cresta dell’onda. Nek porta a casa un secondo posto sorprendente e tanti altri premi minori. Essi vivono.
6 Carlo Conti. Il voto più naturale per l’uomo qualunque, un Medioman alfiere della gente comune. Il classico “grande professionista” che non sbaglia nulla e conduce in porto la nave del Festival con perizia ma senza guizzi. Gli ascolti lo hanno premiato e probabilmente il prossimo anno toccherà sopportare ancora il suo stile confidenziale-democristo. Ancièn regime.
5 ai fenomeni da talent. Delusione per i Dear Jack, dati tra i favoriti e arrivati solo settimi. Stupore per Lorenzo Fragola, clamorosamente decimo. Dopo anni di predominio, quest’anno Amici di Maria De Filippi e Xfactor escono indeboliti. Colpa dell’operazione Il Volo, creata ad hoc proprio per salvare la Rai dall’ennesima invasione di campo di Rai e Mediaset. Continueranno a vendere dischi, ma da quest’anno forse l’aria è cambiata, almeno in Riviera.
4 Gianna Nannini. Di solito è un caterpillar, ma ieri sera non ne ha azzeccata una. Ha sbagliato due volte lo stesso attacco del ritornello di Sei nell’anima, durante la strofa si è impappinata come una Bianca Atzei qualunque. Evidentemente fuori forma, viene salvata da Carlo Conti che chiama una standing ovation provvidenziale.
3 I comici. A parte Luca e Paolo e Virginia Raffaele, la migliore in assoluto, gli interventi comici hanno rappresentato il punto massimo di disagio. Da Alessandro Siani a Angelo Pintus, passando per l’incommentabile Cirilli, abbiamo assistito alla mancanza totale di scrittura comica, a una improvvisazione dilettantesca da cabaret di periferia.
2 Arisa. Sempre sopra le righe, fuori luogo e imbarazzante. Dalle mestruazioni alla cacca, passando per l’anestetico del dottor Ferlito, ha regalato una settimana di dichiarazioni imbarazzanti. Andrebbe salvata da se stessa.
1 Bianca Atzei. Un enorme punto interrogativo. Un’operazione commerciale imposta dall’alto. In pratica è Giusy Ferreri che s’è mangiata Giorgia che s’è mangiata Patty Pravo che al mercato mio padre comprò. Sconosciuta.
0 – Il Volo. Avranno pure vinto a furor di popolo, ma continuo a pensare che si tratti di una colossale operazione commerciale che fa tornare la musica italiana indietro di 60 anni. In conferenza stampa dopo la vittoria, in un ambiente più che ostile, rivendicano di avere il popolo dalla loro parte con la solita arroganza. Antichi.
ECCO IL PAGELLONE DI MICHELE MONINA
Carlo Conti, voto 10. Inizia il Festival con la PFM accompagnata dalla banda dell’esercito. La PFM. E invita Enrico Ruggeri a omaggiare Gaber, Jannacci e Faletti con Tre signori. Già tanto basterebbe a meritare il dieci. Ma poi, in realtà, azzecca un po’ tutto. Chiaro, se non ti piace Sanremo non lo apprezzerai, ma lui bravo è bravo. Peccato solo i comici e anche ospiti come Gianna Nannini, che non becca una nota manco per sbaglio, disonorando l’impegno con un palco importante.
Arisa, Emma e l’altra, non pervenute.
Claudia Magrè, voto 9. La ragazza, per capirsi, è quella che canta e si muove nello spot di Coconuda. Decisamente meglio, la sua canzone, di tutte quelle dei giovani in gara, e di anche buona parte dei Big. Ovviamente l’hanno scartata nelle selezioni dei giovani. Strano.
Marco Masini, voto 9. Il Festival è finito, possiamo esagerare. La canzone è la più bella del Festival. A parere di chi scrive, e tanto basta. Lui la interpreta sempre bene. E anche questo basta. Non è finito in finale, perché mica ci finiscono le canzoni migliore. Poi, a Festival finito, è chiaro, si tornerà ad ascoltare altro, o anche altro. Funziona così.
Nina Zilli, voto 2. Il Festival è finito, possiamo continuare a esagerare. La canzone non ci dice niente. Ma proprio niente niente. L’interpretazione pure. Tanto basta. Stavolta, però, non si è presentata vestita da X Man né da Dragonball, il che, in assenza del medico di Arisa, è un bene.
Chiara Galiazzo, voto 2. Lo sanno anche i muri, il ritornello del brano è uguale a Forse di Pupo. Tanto basterebbe per una punizione pubblica, tipo pece e piume su tutto il corpo. Copi? Ok. Ma copi Pupo? Dai. Poi c’è l’interpretazione, lagnosa e ripetitiva. Ok, sai fare il birignao, ma mica ce lo devi fare a ogni sillaba. Poi c’è il look.
Dear Jack, voto 4. Candidati alla vittoria finale, in partenza. Sulla carta. Poi si è sentito la canzone, e i bookmaker si sono suicidati in massa, tipo Lemmings. La canzone, senza Kekko dietro, non è un capolavoro. Anzi. Gira già in radio, per merito delle radio. Il mondo esplode ma noi no, ripetono nel ritornello. Ce ne dispiace.
Malika Ayane, voto 8. Dopo i Dear Jack anche Carla Bruni sarebbe sembrata un mostro di interpretazione. Malika un po’ un mostro lo è, e il brano, che si diverte a citare altri brani della nostra, glielo consente. Chiaramente ha preso tutti i voti della Giuria degli Esperti, perché lei non è una che fa simpatia al pubblico. Terzo posto meritato. Destinata a diventare un classico del suo repertorio, sempre che questa frase significhi qualcosa.
Nek, voto 8. Come Malika, solo con un briciolo più di verve. Nek, che diciamocelo, avevamo perso di vista per un po’, torna con una carica che non ci ricordavamo. Un brano che a me, ma sembra solo a me, suona datato, anni 90, ma che gira che è un piacere. Chiaro, qui vale lo stesso discorso di Masini. Sanremo è Sanremo. Lo puoi anche vincere, ma il mondo, là fuori, non è che per questo comincia a girare al contrario. Comunque la si balla che è un piacere.
Il Volo, voto NC. Per causa loro domani mattina dovrò cercarmi un avvocato civilista e iniziare le pratiche per il divorzio. Mia moglie, infatti, dice che la loro canzone le piace. Credo sia sufficiente per tenermi i figli. Vincitori annunciati già lunedì. Spero che con un paio di docce me li sarò lavati via per sempre.
Annalisa, voto 7. Stasera canta un po’ meno bene del solito, urlando in alcuni punti. Come se volesse kekkizzarsi. Lo confesso, pensare che una cantante con la sua voce e la sua bellezza debba cantare una canzone di Kekko dei Modà mi inquieta. Molto. Lei ce la mette tutta. Noi pure. Ma non ce la faremmo, non fosse per lei. Arriva quarta, il che dimostra che una bella voce, nella vita, non basta. Speriamo che il nuovo management la salvi e le presenti autori validi.
Alex Britti, voto Mah. A ‘sto giro non ne ha beccata una. Di nota. Di serata. Di interpretazione. La canzone non sarebbe male, eh. Ma se non la canti corri il rischio di passare per Gianluca Graignani, e tant’è.
Irene Grandi, voto 8. La canzone cresce. L’interpretazione pure. Nonostante la giuria non la premi a sufficienza è destinata a rimanere anche lasciata la Riviera.
Lorenzo Fragola, voto 4. La canzone suonicchia. Ma l’interpretazione non c’è. E tutto suona già sentito. Poi è la sfiga. Quella vera. Arriva Ed Sheeran. Ciaone.
Bianca Atzei, voto 2. Oggi va meglio. No, scherzo. Sempre uguale. Non è cosa. Ha devastato Tenco, e non glielo abbiamo perdonato. Kekko ha devastato lei, non so se per vendetta. Non è cosa.
Moreno, voto 4. Simpatico è simpatico. Bravo pure. No, scherziamo. Simpatia e bravura non sono le sue forze, ma è la canzone il suo vero punto debole, la ascolti e ti viene il nervoso. Cosa dici? E soprattutto, come lo dici? Zitto per zitto è il silenzio per cena. O viceversa.
Gianluca Grignani, voto 5. Siamo sempre lì. Canzone che potrebbe valere qualcosa. Interpretazione inesistente. Afonia. Stonature. Note non tenute. Insomma. Zero assoluto. E non è una band.
Grazia Di Michele e Mauro Coruzzi, voto 7. L’interpretazione dei due cresce. Nel senso, Mauro Coruzzi è sempre sul pezzo, nonostante non sia il suo mestiere, la Di Michele lo raggiunge. Il brano arriva, nonostante un testo che non è esattamente quello che ci vogliono vendere.
Nesli, voto 8. Buona fortuna amore passerà le forche caudine di Arma di Taggia. E l’ex rapper, piaccia o meno, ha superato una prova importante, ha messo da parte una carriera e ne ha iniziato un’altra, direttamente dal palco dell’Ariston. Noi tifavamo per lui. E ne siamo felici.
Enrico Ruggeri, voto 10. Avete sentito tutti Tre signori. Anche i cantanti in gara. Anche i giovani. Anche i tanto sbandierati superostiti. Bene. Ora alziamoci in piedi e applaudiamo colui che probabilmente è il più grande autore italiano in attività. Togliamo pure il probabilmente.
SANREMO 2015, CHI E’ IL PEGGIORE?