Soprattutto dopo che la AM Development già Multi Devolepment Corporation BV, poi Multi Investment BV, società che opera nel mercato come investitore e sviluppa progetti nelle zone urbane, aveva vinto l’appalto per la vendita dell’area nel luglio 2006. Costo dell’operazione 15.000.000 di euro. Nel Programma di Intervento Integrato “ex Ticosa”, secondo il bando dell’amministrazione comunale, previsti 37.817 mq di nuove costruzioni perlopiù a carattere residenziale, oltre che commerciale, terziario, produzione di servizi e ricettivo. Con il recupero dell’ex centrale elettrica Santarella, sottoposta a vincolo per interesse storico-artistico da parte della Direzione generale per i beni culturali e paesaggistici della Lombardia.
Senza contare la questione della bonifica intorno alla Santarella, che il Comune vorrebbe evitare, limitandosi ad una messa in sicurezza dell’area. Circostanza questa che costringerebbe a concentrare le nuove volumetrie nel settore già bonificato. Non solo. Sostanzialmente escluderebbe dalla ricostruzione la Santarella. Decisione tutt’altro che nefasta. Tutt’altro. Proprio l’edificio dell’ex centrale elettrica potrebbe diventare il fulcro di una operazione diversa. Trasformandosi da presunto ostacolo di un’urbanizzazione pensata in maniera convenzionale a propulsore di un intervento di riuso attento e consapevole di un pezzo della Storia recente della città.
Le opzioni? Prima di tutto l’utilizzo come spazio culturale, anche se può rischiare di sembrare la consueta, vaga, proposta da contrapporre alla costruzione di edifici a funzione residenziale e commerciale. Forse ancora di più quella di farne, come sostiene da tempo l’Assessore Spallino, la nuova biblioteca dell’Università dell’Insubria, attualmente collocata nella sede di via Oriani, al Chiostro di Sant’Abbondio. Se l’edificio che avrebbe dovuto costituire, nel progetto complessivo di rigenerazione della maxi area dismessa, l’elemento marginale, finirà per assumere un ruolo preponderante, avrà prevalso un modello di città “diverso”. Nel quale i monumenti, anche quelli di archeologia industriale, avranno una loro centralità. Entreranno a far parte del tessuto moderno, senza essere cannibalizzati oppure lasciati nell’abbandono.