Sono questi i numeri di un progetto che al centro mette le persone e la socialità, cosa sempre più complessa in un modello di società dove sono il denaro e l’isolamento a dettare i tempi della quotidianità.
Stiamo parlando degli orti sociali diffusi per la cui istituzione l’amministrazione comunale ha lavorato nei mesi scorsi con attenzione e curiosità. Un progetto a costo zero, ma che ha richiesto impegno e voglia di partire da esperienze rodate.
“A Palazzolo sull’Oglio gli orti urbani e gli orti sociali nascono dalla speranza dei giovani ragazzi e ragazze della lista civica Palazzolo – Città in Testa che immaginano la possibilità di dare vita ad appezzamenti di terreno comunale da affidare ai cittadini per creare socialità, impegno, cura e passione nei confronti dell’ambiente e dell’agricoltura”. Mi parla Francesco Feltri, giovane consigliere comunale che in maggioranza, con il suo gruppo, ha portato una quantità di idee virtuose su ambiente e sostenibilità.
“Un anno fa iniziammo a studiare l’esperienza di Albino, nella bergamasca, insieme al nostro assessore all’ambiente, ponendo le basi per riuscire a redarre il regolamento che abbiamo poi approvato in primavera. L’idea che si sviluppa, a differenza di altre esperienze in giro per l’Italia, è quella di dare vita a diversi piccoli appezzamenti di orti diffusi, invece che ad un’unica ortaglia”.
L’amministrazione parte da quello che c’è già. In città infatti diversi pensionati nel corso degli anni avevano autonomamente occupato terreni pubblici incolti, con zappe e badili. Questo progetto ne prende atto e premia il lavoro di cura del territorio di questi cittadini attivi, andando a regolarizzare un’abitudine per alcuni consolidata.
“Un progetto a costo zero per il Comune, con sere e sere passate a casa di amici o in Sala Giunta per studiare il progetto, rivederlo, limarlo, scrivere il regolamento, confrontarci con chi già coltiva, dar vita al bando e infine disegnare il manifesto con appassionati grafici volontari, creare la campagna di pubblicità e diffonderla. Il tutto ovviamente grazie anche all’ottima collaborazione dei tecnici comunali”.
Nella stesura del bando decidono di dividere le future richieste in quattro differenti categorie: singoli, famiglie, pensionati e associazioni. Quella delle associazioni era la categoria che destava le preoccupazioni e i dubbi più grandi. Poi in comune arriva la richiesta da parte di un’associazione locale che si ripropone di dar vita ad un progetto pilota, sperimentando la coltivazione di un orto sociale con i pazienti di un centro di salute mentale e l’interazione tra loro, gli operatori e i cittadini, nel cuore di Palazzolo. “Un progetto che ci rende felici e che mostra la forza sociale che la buona pratica degli orti urbani porta con sé”.
Uno degli obiettivi dell’amministrazione è quello di “prendere la crisi a zappate!”, come recita lo slogan della campagna promozionale. Crescere cittadini di una comunità resiliente, che fa dell’autoproduzione un tentativo di messa in discussione di un intero modello di sviluppo. Ma il progetto diventa anche una speranza per costruire una città diversa, per avvicinare le persone alla terra, per prendersi cura del bene comune e aumentare i prodotti a chilometro zero. “Un modo alternativo per educare in modo permanente giovani, famiglie e anziani attraverso badili, semi e innaffiatoi”.
Perché il futuro, come andiamo dicendo da tempo, riparte dalla terra. Riparte da qui.