Ricavare 300 milioni di euro dalla vendita di quattro immobili, quattro opere monumentali del razionalismo italiano, e impiegarli per pagare i debiti della Nuvola di Fuksas, come anticipato da IlFattoQuotidiano.it. E’ il piano licenziato dall’assemblea degli azionisti di Eur Spa, società pubblica (90% ministero dell’Economia e 10% Roma Capitale) alle prese con un mare di difficoltà finanziarie che lo scorso dicembre hanno portato il consiglio di amministrazione a chiedere l’ammissione al concordato in bianco e con la necessità di trovare 133 milioni per completare l’avveniristico centro congressi progettato dall’archistar e in costruzione da anni nel quartiere Eur, a Roma. Gli acquirenti? “Fondi privati e pubblici“, spiega a IlFattoQuotidiano.it Pierluigi Borghini, presidente dell’ente. Fondi pubblici tra cui Invimit, società del Ministero del Tesoro (che è anche azionista) o della Cassa Depositi e Prestiti. Tradotto: lo Stato compra gli immobili da se stesso per trovare i soldi per ripagare la Nuvola.
L’Archivio Centrale dello Stato, il Museo Pigorini, il Museo delle Arti e Tradizioni popolari, il Museo dell’Alto Medioevo. Pezzi pregiati del patrimoni pubblico, tutti sul mercato grazie alla modifica decisa dagli azionisti dell’articolo 4 dello statuto, che disciplina l’alienazione del patrimonio della società. Potranno essere quindi alienati “beni vincolati e di particolare interesse storico ed artistico nel rispetto della normativa vigente in materia di tutela dei beni culturali e nella misura necessaria per reperire le risorse correnti per il conseguimento degli scopi”. Quante risorse? “Abbiamo stimato un incasso di 300 milioni – spiega Borghini – entro la prossima settimana pubblicheremo sui quotidiani le sollecitazioni delle manifestazioni di interesse”.
E’ possibile che lo Stato compri parte di questi immobili? “Possibilissimo – spiega Borghini – uno dei fondi interessati è l’Invimit, fondo del ministero del Tesoro per gli investimenti immobiliari, quindi al 100% dello Stato, che sarebbe lo strumento più adatto”. In pratica una partita di giro. “E’ un termine che utilizza lei – continua Borghini – ma da un punto di vista tecnico è così“. E tra i possibili interessati potrebbe esserci Cassa Depositi e Prestiti: “Certo, teoricamente è possibile”. Poi ci sono i privati: “Hanno manifestato il loro interesse 5 fondi privati immobiliari italiani, quelli più noti, ma non posso dire di più, non prima della sollecitazione al mercato”.
In settimana si è parlato della possibilità che per fare cassa Eur Spa, già al centro delle cronache per il coinvolgimento dell’ex ad Riccardo Mancini e dell’ex direttore commerciale Carlo Pucci nelle vicende di Mafia Capitale, potesse mettere sul mercato il Colosseo Quadrato, tra i simbolo dell’architettura razionalista, ma per ora l’ipotesi sembra essere sfumata. “Al momento non è prevista la vendita dell’edificio, anche se da oggi è statutariamente possibile. Abbiamo ritenuto più opportuno i palazzi dove lo Stato paga un affitto. Questo per rendere al ministero dei Beni culturali più facile l’operazione. Gli azionisti ci hanno autorizzato ad alienare anche immobili di pregio artistico e architettonico. Ovviamente questo dovrà essere oggetto di una verifica con il ministero e con la Soprintendenza, che dovrà eventualmente darci la possibilità di fare l’alienazione”. Che ruolo avrà il Mibac? “Dovremo avere, se non l’esercizio della prelazione (prevista nei casi di alienazione degli immobili vincolati, ndr), comunque anche l’interesse del ministero a mantenere l’utilizzo dei musei e dell’archivio. Il Ministero, inoltre, può aiutare nell’individuare il compratore più adatto. Entro marzo riceveremo le offerte di acquisto. A quel punto decideremo a chi vendere”.
La decisione degli azionisti avvera i timori che in azienda serpeggiavano da settimane. L’alienazione di parte del patrimonio (un pregiato portafoglio di opere del razionalismo italiano con oltre 70 ettari di verde) comporterà anche una ristrutturazione del personale: “Non è una cosa che si fa a cuor leggero – conclude Borghini – perché significa un ridimensionamento dei servizi che Eur Spa offre agli abitanti del quadrante e un ridimensionamento del personale: ora dobbiamo ridurre del 30% le uscite, e non è poco”. In termini occupazionali quante persone rischiano il posto? “Circa 40, su un totale di 130“.