Il ministro degli esteri Gentiloni e il ministro della difesa Pinotti ormai parlano apertamente di intervento in Libia. “L’Italia è pronta a guidare in Libia una coalizione di paesi dell’area, europei e dell’Africa del Nord, per fermare l’avanzata del Califfato che è arrivato a 350 chilometri dalle nostre coste. Se in Afghanistan abbiamo mandato fino a 5mila uomini, in un paese come la Libia che ci riguarda molto più da vicino e in cui il rischio di deterioramento è molto più preoccupante per l’Italia, la nostra missione può essere significativa e impegnativa, anche numericamente”, ha dichiarato la Pinotti in un’intervista al Messaggero. A Sky Tg24 il ministro degli esteri aveva dichiarato: “L’Italia è pronta a combattere”. Quindi il governo Renzi ci sta annunciando l’entrata in guerra del nostro paese per mezzo stampa e senza passare per il Parlamento come la nostra Costituzione ancora richiede nell’art.78.
Ci apprestiamo quindi ad un intervento militare, dimenticando come a determinare il caos di oggi in Libia è stato il nostro intervento precedente. E, a catastrofi create, il governo Renzi vuole sommare altri drammatici errori in un paese distrutto proprio dalla strategia militare della Nato. Miopia. Era il 2011 e l’allora (per pochi mesi ancora) presidente della Libia Gheddafi lanciava questo allarme: “Ci sarà una jihad di fronte a voi, nel Mediterraneo”, che in pochi hanno colto, ma che oggi è diventato di una tragica attualità.
Non abbiamo certo bisogno di azioni militari unilaterali sbandierate ai media e neanche di un intervento sotto l’egida della Nato: abbiamo già visto i risultati nell’esperienza passata. L’unica possibile soluzione oggi dopo i disastri compiuti dall’Occidente in Libia è quella di far intervenire il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nella speranza che si possa evitare il conflitto. Non dimentichiamo mai che l’Italia è un paese che, nella sua Costituzione, ripudia la guerra e la considera solo come l’extrema ratio.
(in collaborazione con l’AntiDiplomatico)