Lo scorso 2 febbraio è stata pubblicata la proposta di bilancio federale della Casa Bianca per l’anno fiscale 2016, che negli Stati Uniti inizia a ottobre (2015) e termina a settembre (2016). Essa contiene un sostanziale aumento dei finanziamenti alle agenzie scientifiche federali, per un totale di 146 miliardi di dollari dedicati a ricerca e sviluppo. E si propone di finanziare in modo rilevante le aree che studiano i cambiamenti climatici, le tecnologie energetiche pulite, le osservazioni della Terra, la ricerca di base, l’esplorazione dello spazio, la gestione delle risorse naturali, e la modernizzazione delle infrastrutture. Tutte aree da cui il paese conta di ricavare benefici economici e sociali a medio e lungo termine.
Per fare un paragone, si tratta di una cifra enorme, dell’ordine del 30% di quanto spende lo Stato italiano per le spese correnti nel loro insieme.
La proposta aumenta del 6% il budget del 2015, destinando ben 67 miliardi alla ricerca di base. Di questa cifra, quasi 3 miliardi vanno agli studi sul cambiamento climatico, i suoi impatti e la risposta a tali impatti; più di 7 miliardi alle tecnologie energetiche pulite; più di 3 ai progetti educativi nei campi della scienza, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica. E finanzia in modo massiccio anche il Piano Nazionale di Osservazione della Terra.
L’amministrazione Obama destina inoltre quasi 8 miliardi di dollari alla National Science Foundation (NSF). La NSF è un ente che finanzia la ricerca di base nei vari campi, una sorta di ERC, l’European Research Council (per un confronto, il bilancio del 2015 di ERC è di 1,67 miliardi di Euro) o una specie di CNR italiano del passato (quando ancora finanziava la ricerca) ma senza organismi propri. I fondi della NSF aumentano di quasi il 5% rispetto l’anno prima e, di questi fondi, quasi un miliardo e mezzo sono riservati alle Geo-Scienze, che comprendono le scienze dell’atmosfera, della Terra, oceanografiche e polari. Inoltre, NSF finanzierà anche diverse attività inter-disciplinari: il progetto Nexus di Cibo, Energia e Sistemi Idrici (INFEWS) avrà 75 milioni di dollari; l’iniziativa su Rischio e Resilienza, finalizzata ad affrontare la resilienza in risposta alle catastrofi naturali e antropiche, riceverà 58 milioni di dollari.
In aggiunta, una bella fetta di quasi 9 miliardi di dollari va alla Environmental Protection Agency, EPA ossia l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente che, a differenza delle varie agenzie italiane sparpagliate una per regione, svolge un ruolo scientifico massiccio, la cui efficacia si può valutare consultando Google Scholar o il Web of Science. Questi fondi sono ripartiti tra cinque obiettivi. Al primo obiettivo, affrontare il cambiamento climatico e migliorare la qualità dell’aria, va il 13% del totale e, in questo budget, ci sono 239 milioni per fronteggiare il cambiamento climatico. Al secondo obiettivo, la protezione delle acque americane, vanno più di 4 miliardi dollari, il 47% del totale. Gli altri tre obiettivi (sviluppo sostenibile della raccolta dei rifiuti, sicurezza dei prodotti chimici e prevenire l’inquinamento, protezione della salute umana e dell’ambiente) pesano per il 23, l’8 e 9% del budget.
Che cosa vogliono dire tutti questi numeri? Mostrano le priorità della ricerca, assai diverse da quanto comunemente si pensa dalle nostre parti, ma non solo. Segnalano in modo semplice e diretto e inequivocabile il declino inarrestabile del nostro paese. Un paese di parole senza fatti, non soltanto incapace di competere, ma neppure di iscriversi alla gara della competizione globale, poiché non si può fare nessun confronto tra il molto e il nulla. E mi scuso se vi ho tediato, dando l’impressione di voler fare l’Amerikano, ma quando ci vuole, ci vuole… awanagana.