"Ci sono un sacco di ragazzi più giovani di me che si danno da fare e sono in gamba. È difficile che abbiano la possibilità, quello sì. Per me lo è stato: nessuno mi ha mai fatto fare un salto enorme in dieci anni di carriera. Ho fatto tutto scalino dopo scalino. Ma se sei bravo prima o poi ce la fai": il conduttore si racconta a FQ Magazine tra XFactor, il suo nuovo show e Sanremo
Partito giovanissimo dalle tv musicali e dopo una gavetta vera, Alessandro Cattelan è il bravo presentatore della tv italiana del XXI secolo. Misurato, asciutto, fresco, non perde mai la calma (nemmeno di fronte alle intemperanze del solito Morgan). È il suo momento ormai da qualche anno: Xfactor su Sky, romanzi, radio, persino il debutto cinematografico. E da qualche settimana è tornato su SkyUno con il late show E poi c’è Cattelan (ogni giovedì alle 23.10 su SkyUno). Lui cavalca l’onda con l’aria di chi sembra divertirsi parecchio, e la pay tv di Rupert Murdoch sembra averlo aiutato nel trovare la sua dimensione televisiva. Ma prima o poi, chissà, lo ritroveremo in Rai o a Mediaset. E non sarebbe un male per la tv generalista, cloroformizzata da conduzioni un po’ troppo grigie.
Hai 34 anni e hai già fatto tutto: cinema, radio, hai scritto libri, fai tv. Cosa ti resta da fare?
Giocare in serie A.
Eh, forse per quello è un po’ tardi.
Vero. Scherzi a parte, non lo so. La maggior parte di queste cose è arrivata quasi per caso, non erano mie ambizioni. La casualità è il tratto distintivo della mia carriera
Forse non ti è rimasto altro da fare…
E allora basta, mi ritiro.
La cosa strana è che fai parte di una generazione che sta attraversando una profonda crisi. Sei un’eccezione. L’Italia è un paese per vecchi?
Non lo so, non so quanto sia così o quanto sia solo descritto così. Quando leggo di me, leggo ancora “il giovane”. Se io continuo a essere il giovane, la promessa, l’emergente, vuol dire che lo standard è di almeno dieci anni in più quindi sì, è un paese di vecchi. Poi in realtà ci sono un sacco di ragazzi più giovani di me che si danno da fare e sono in gamba. È difficile che abbiano la possibilità, quello sì. Per me lo è stato: nessuno mi ha mai fatto fare un salto enorme in dieci anni di carriera. Ho fatto tutto scalino dopo scalino. Ma se sei bravo prima o poi ce la fai.
Sei partito da qualche settimana con la seconda edizione di E poi c’è Cattelan su SkyUno. E’ un programma divertente e soprattutto divertito, si vede che ti piace farlo. Ha senso solo su Sky un format del genere?
No, secondo me può andar bene su qualsiasi rete. A me piace farlo qui perché SkyUno parla il mio stesso linguaggio.
Lo immagini persino su RaiUno o Canale5?
Per quanto riguarda il pubblico sicuramente sì. Anzi, sarebbe più facile farlo arrivare a tanta gente.
Sembra tu abbia trovato la tua dimensione a Sky. Non ti schiodi più da qui?
Non sono di natura un aziendalista, uno che promette “per tutta la vita”. Sicuramente in questo momento per me è il posto migliore dove lavorare. Di volta in volta poi si valutano le possibilità…
Negli ultimi anni ti hanno mai proposto di cambiare?
Non in maniera convincente, visto che sono ancora qua. Sky è uno dei posti migliori per sperimentare e provare. Non c’è l’ossessione dell’ascolto.
E poi incredibilmente non fate durare i programmi fino a notte fonda come succede sulle reti generaliste…
La fortuna del mio show è proprio che dura solo un’ora. E i programmi di un’ora ormai non li fa più nessuno perché le questioni economiche prevalgono su quelle artistiche.
Ammettiamolo: sei il Pippo Baudo dei giorni nostri. Il bravo presentatore, misurato, che non esagera. Asciutto e diretto. C’è qualcuno a cui ti ispiri nello stile di conduzione?
Ho guardato tanta tv, magari mi porto dietro in maniera inconscia tutto quello che guardavo. Da Paolo Bonolis alla Gialappa’s, da Fabio Volo a Maria De Filippi, per certi versi. Poi ho guardato anche tanta tv straniera, soprattutto anglosassone. Forse per questo ho quell’atteggiamento asciutto. Sono un misto di quello che ho guardato da bambino e quello che ho guardato da adolescente.
Ragioniamo per assurdo…
Mi chiamano per Sanremo!
Bravo. In Rai rinsaviscono e ti chiamano per il Festival. Che fai?
Dipende dal momento. Se sono libero accetto. Se sono qui a Sky ne parlo con loro con l’intenzione di accettare. Non è una mia ambizione, non la considero una consacrazione ma un punto importante di una carriera che deve andare anche oltre. Se ti chiedono di condurre Sanremo vuol dire che stai facendo bene il tuo lavoro.
C’è qualcosa che cambieresti nella formula?
Sanremo è quella cosa lì. A me piace così com’è. Forse cambierei un po’ la musica…
Esempio: nel Sanremo di Cattelan ci sono Al Bano & Romina come ospiti?
Cercherei di fare qualcosa per i ragazzi della mia età…
Segui il Festival?
Sì, anno più, anno meno.
A proposito: secondo te Lorenzo Fragola ha fatto bene a partecipare al Festival subito dopo aver vinto XFactor? È pronto?
Lorenzo è prontissimo, è arrivato già pronto a Xfactor, aveva le sue canzoni, il suo stile. Quest’anno Xfactor ha avuto un upgrade stupendo, dando la possibilità di far cantare ai ragazzi le proprie canzoni. Durante il programma cantano capolavori, perché sono canzoni che hanno già avuto successo, e forse è più facile. Quest’anno hanno potuto cantare le loro canzoni e ne hanno giovato tantissimo tutti.
A proposito di Xfactor, questa edizione è stata un successo di ascolti, ma secondo te i nuovi giurati Victoria Cabello e Fedez come se la sono cavata?
Tutto sommato, bene. Xfactor è un programma tosto, quando sei seduto lì ti denuda. Tutti quelli che fanno questo lavoro hanno un’immagine pubblica e una privata. E per quanto tu ti sforzi di mantenere quella pubblica, alla lunga viene fuori quella privata. Fedez è stato bravissimo dall’inizio alla fine. E francamente non capivo i dubbi iniziali che avevo letto. Ero certo che si sarebbe fatto conoscere per quello che è. Victoria ha finito bene ma è partita facendo fatica. Dopo le prime due-tre puntate è entrata nel meccanismo, è riuscita a ritagliarsi un suo spazio.
Sii sincero: la Ventura è mancata anche a voi?
Guarda, se dobbiamo andare per etichette, il ruolo di Vicky era più simile a quello di Elio che a quello di Simona. Tutte le volte che c’è un cambio mi si chiede se è meglio o peggio. Per me, lavorativamente è la stessa cosa. Ma tutti quelli che se ne vanno mancano, semplicemente perché il giudice di Xfactor ha sempre una grande personalità: nel momento in cui questa personalità viene a mancare, lo si avverte. L’energia di Simona è mancata, il gusto di Arisa è mancato. Però hai guadagnato altre cose da Fedez e Victoria.
Ospite alle Invasioni Barbariche di Daria Bignardi, Fedez è stato particolarmente duro con i colleghi. Ha parlato di un clima non proprio idilliaco…
Sì, non credo siano andati molto d’accordo tra di loro.
C’è un altro cambio radicale in vista? Morgan forse è arrivato al capolinea? Ho visto anche te meno calmo del solito quando lui si esibiva nelle suoi ormai consuete sfuriate…
Ma no, quando succedeva qualche intoppo con Morgan io pensavo “Vabbè dai, ci vediamo giovedì prossimo…”. Con lui dopo un po’ la devi prendere sul ridere. Ha degli aspetti molto interessanti che tutti vedono, conoscono e riconoscono, ma capisco che sia difficile lavorare con lui. Non per me, ripeto, ma è un personaggio complesso da gestire, da spostare, da coordinare. Lui è un solista ed è difficile inserirlo in un gruppo, anche se ormai è a Xfactor da anni. È difficile ma si fa.
E si rifarà?
Non lo so davvero, giuro.
Ma personalmente ti piacerebbe riaverlo in giuria o tutto ha una sua storia e una sua fine?
Ovviamente tutto ha una fine, ma non so se la fine di Morgan a Xfactor sia già arrivata. Prima o poi anche Morgan smetterà di fare Xfactor, come tutti noi del resto.
Ecco, tu quando?
Non so. L’anno prossimo lo faccio, poi si vedrà. La verità è che è un programma che a me leva poco a livello di energia. Me lo godo. E ogni anno lo faccio e penso: ma dove lo trovo un altro programma così? È oggettivamente bello da guardare in televisione e mi provoca pochissimo stress.
Sky a parte, cosa guardi in tv?
Sky a parte, poco. Con la bimba il tempo di visione della tv si riduce. L’unica che ti permette una programmazione personalizzata è Sky.
Sei nella fase Peppa Pig?
No, Masha & Orso (cartone animato russo in onda su DeA Junior, ndr).
C’è qualcosa che non ti perdi in tv?
No, in realtà no. Guardo le serie, tipo Fargo, e poi Masterchef.
Torna a fare il veejay per un attimo e dimmi la cosa che ti è piaciuta di più musicalmente nel 2014.
Più invecchio e mi sposto verso i gusti dei teenager. Mi piace Taylor Swift, per esempio. O gli One Direction…
Sul serio?
Sì, ma in realtà le boy band mi sono sempre piaciute: i Take That, gli ‘Nsync, gli East 17, queste tamarrate qua
E Taylor Swift?
Fino a qualche anno fa avrei spaccato la radio ascoltando una sua canzone. Ora sono pazzo di lei.
Per il resto, parlando seriamente, potrei citare The Weekend o Kanye West.
E tra gli ospiti di questa edizione di Xfactor chi hai preferito?
Hozier, i Saint Motel, Tiziano Ferro che non ne sbaglia una manco morto.
A proposito di Ferro, qualcuno dice che potrebbe essere lui il nuovo giudice di Xfactor…
Non lo so. Sarebbe bello. Lui è un grande fan del programma e per il programma lui sarebbe un arricchimento.
E invece cosa pensi della Pausini che fa il giudice di talent all’estero e probabilmente in Italia non lo farebbe mai?
In realtà Laura Pausini ha un mercato per cui non credo che abbia posti in cui le è più facile o difficile rischiare la reputazione.
The Voice lo hai mai visto?
Sì, certo. Lo conduce il mio amico Federico Russo, c’è J Ax che è una persona a cui voglio bene.
E da spettatore ti piace?
Mi piace molto la prima parte, con il meccanismo delle selezioni. Poi un po’ si perde.
Frequenti molto i social…
Sì, ma sempre meno. Mi rendevo conto che aprendolo ero subissato di opinioni e ho notato che mi interessavano sempre meno. Ormai tutti sono esperti di tutto e credono di poter esprimere un’opinione su tutto. Siccome questa cosa iniziava a darmi sui nervi ho cominciato a liberare i social delle mie opinioni. Se il social avesse la dimensione del salotto con i miei amici, continuerei a sparar cazzate a vanvera su tutto. Siccome la mia opinione, purtroppo, ha un’eco diversa rispetto a quella di Gennaro di Trieste, ogni volta c’è sempre qualcuno che sta lì pronto a criticare. E allora evito, anche perché non mi cambia la vita.
Resti su Twitter o andrai via come hanno fatto altri?
No, resto. È utile. Ho semplicemente deciso di usarlo in maniera più scherzosa.