Il 17 febbraio di 23 anni fa l'arresto di Mario Chiesa e la "scoperta" di Tangentopoli. Il presidente dell'Anac cita falso in bilancio e prescrizione tra le norme che poi hanno reso più difficile il contrasto. Oggi il rischio sono "le lobby affaristiche e la criminalità organizzata"
Dai tempi dell’inchiesta Mani pulite, sul fronte delle tangenti, “in alcune cose siamo peggiorati”. Lo dice Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anticorruzione, intervistato a “Voci del mattino” di Radio1 ventitre anni dopo l’inizio dell’inchiesta milanese che scoperchiò Tangentopoli, avviata con l’arresto del socialista Mario Chiesa il 17 febbraio 1992. “Credo che da Tangentopoli ai giorni nostri siano cambiati sostanzialmente i fenomeni corruttivi”, ha affermato Cantone, ma “rispetto ai tempi di Mani Pulite su alcune cose, soprattutto in campo repressivo, oserei dire che siamo peggiorati”.
Gli esempi portati dal presidente dell’Anac sono di stretta attualità: “Basti pensare alla norma sul falso in bilancio, oggi molto meno severa ed efficace di allora, e al sistema di prescrizione, che rischia di essere più vantaggioso per i corrotti di quanto non lo fosse allora. Temi questi talmente caldi da suscitare anche in Parlamento interesse e discussione su possibili modifiche”. I riferimenti sono alla legge ad personam sul falso in bilancio introdotta dalla maggioranza berlusconiana nel 2003, con le soglie di non punibilità oggetto in queste settimane di un serrato confronto all’interno della maggioranza che sostiene il governo Renzi. E alla legge “ex Cirielli” del 2005, ancora oggi in vigore, che tronca i termini di prescrizione per gli incensurati. Altro tema caldo della dibattito sul ddl anticorruzione in discussione oggi in Commissione giustizia al Senato, dove Forza Italia – denunciano i 5 stelle – ha alzato il muro dell’ostruzionismo.
Ai tempi di Tangentopoli, ha ricordato Cantone, “la corruzione tendeva a favorire prevalentemente i partiti politici, adesso ha cambiato veste. Dietro al malaffare allignano lobby affaristiche e in questo ambito la parte politica spesso recita un ruolo da comprimario”. La vera novità, ha continuato, “è l’ingresso della criminalità organizzata. Le mafie hanno bisogno di consenso e questo consenso non necessariamente va acquisito con l’intimidazione anzi, la corruzione è molto più vincolante per i pubblici ufficiali di qualsiasi minaccia. Se un amministratore locale lo minacci, in qualche modo te lo fai nemico; viceversa, se lo compri, se lo porti dalla tua parte, sarà molto più semplice poi attivare il percorso corruttivo”.
Molte ombre. E le luci? “Per quanto riguarda gli strumenti di contrasto al fenomeno corruttivo, credo che nel 2012 sia partita una piccola rivoluzione – ha concluso Cantone – è stato messo in campo, finalmente, un processo di prevenzione, tale da inserire degli anticorpi e rendere efficiente e trasparente la pubblica amministrazione. E’ una politica nuova, questa che credo possa produrre effetti positivi nel medio-lungo periodo”.