Una villa da costruire su un lotto di qualche ettaro in una lingua di terra tra la laguna e l’oceano in uno dei posti più belli dell’Africa: Bilene, famosa per le incantevoli spiagge che si affacciano sulle acque turchesi della “Lagoa Uembje” nel sud del Mozambico. Era il sogno dell’allora amministratore delegato dell’Eni Paolo Scaroni quando nel marzo 2013 al telefono esulta con il figlio perché “gli hanno dato” un terreno in questo paradiso terrestre tra tartarughe marine e sabbia bianca. A proporgli di costruire la bella villa sul lotto in affitto dal governo per una quarantina di anni però non era un’agenzia immobiliare ma il presidente del Mozambico Armando Guebuza in persona, nella sua villa, mentre si parlava di affari (stavolta pubblici) con l’Eni. C’era anche Claudio Descalzi e Scaroni cerca di farlo entrare nella partita ma poi tutto salta.

La storia emerge dalle carte dell’inchiesta Eni-Saipem depositate da qualche settimana alla chiusura delle indagini dalla Procura di Milano. Il 3 marzo 2013 Paolo Scaroni chiama il figlio Alvise alle 9 e 42 di mattina. La Guardia di Finanza su delega del pm Fabio De Pasquale sta intercettando il telefono dell’allora Amministratore delegato di Eni perché è indagato nell’inchiesta Eni-Saipem per corruzione internazionale in merito a una presunta mazzetta pagata al ministro dell’energia algerino. La conversazione non ha nulla a che fare con quell’indagine ma resta impressa nei brogliacci. “Paolo Scaroni dice che gli hanno dato il terreno a Bilene in Mozambico”.

Nemmeno dieci minuti dopo, alle 9 e 56, Scaroni chiama l’allora direttore operazioni e attuale Amministratore di Eni. “Scaroni parla con Claudio Descalzi del terreno che gli hanno dato a Bilene in Mozambico”, annotano gli investigatori. “Scaroni – prosegue il brogliaccio – dice a Claudio che è spettacolare e che vuole parlarne con lui, non appena questi avrà visto il terreno in argomento”. Poco dopo, alle 10 e 19, Alvise Scaroni richiama il padre e riparlano del terreno: “che qui si dice essere situato in una zona da cui si ha accesso sia alla laguna sia al mare. Alvise dice che è pazzesco e i due dicono che il terreno si trova a 140 km di strada asfaltata da Maputo (capitale del Mozambico, ndr). Poi, Alvise parla al padre del fatto che la casa debba essere costruita entro 2 anni e il padre dice di ritenere che i 2 anni siano il termine entro il quale dare inizio ai lavori”. Scaroni già immagina le vacanze con i figli. Venti minuti dopo chiama la figlia Clementina, avvocato assunto in Consob, e le dice “che lui le ha mandato ‘ la cosa di Maputo’”.

Proprio al largo delle coste mozambicane, l’Eni ha effettuato a fine 2011 la più grande scoperta della sua storia. Per avere un’idea dell’entità del giacimento di gas basti dire che il 20 per cento della società è stato ceduto nel 2014 ai cinesi per 4,2 miliardi di dollari. È evidente che il presidente del Mozambico e il top manager Eni si incontrino spesso. L’ultima volta Scaroni, già ex, ha incontrato Guebuza il 3 dicembre del 2014 al Westin Excelsior di via Veneto. Guebuza in carica dal 2005 stava per lasciare il posto al suo fido ministro della difesa Filipe Nyusi, oggi alla guida del Mozambico. L’incontro nel quale Guebuza ha proposto a Scaroni l’affare della villa sul terreno governativo, potrebbe essere stato quello del 3 gennaio 2012 quando ha ricevuto Scaroni e Descalzi proprio a Bilene, dove Guebuza era in vacanza.

Il 14 agosto del 2013 a Changara, nell’ovest del Mozambico, c’è stato un nuovo incontro con Scaroni, sempre insieme a Descalzi. Cinque mesi dopo le telefonate nelle quali Scaroni parla del terreno a Descalzi, i due discutono affari delicati con Guebuza come il tax agreement che prevedeva il pagamento di 400 milioni di dollari al Mozambico per la vendita della quota della società del giacimento ai cinesi di Cnpc.

Nel medesimo incontro si parlava probabilmente dei soldi che Eni dava al Mozambico e di un terreno del governo del Mozambico da dare al numero uno (e forse al numero due di allora) di Eni. “Non mi hanno dato niente, non si è fatto più niente”, insorge Paolo Scaroni con il Fatto, “Il presidente del Mozambico Guebuza che ero stato a trovare nella sua residenza al mare insieme a Claudio Descalzi mi ha detto: ‘perché non si prende una casa in questo splendido posto di mare che si chiama Bilene’. E allora siamo andati a vederlo ma poi abbiamo deciso di non fare più niente”. Però nella telefonata secondo la Guardia di Finanza Scaroni dice più volte che il terreno ‘ gli è stato dato’.

L’ex ad replica: “Bisognava fare una richiesta allo Stato del Mozambico ma io non l’ho fatta. Non so neppure quanto era grande e quanto costava, comunque lo avrei pagato. Il posto era spettacolare: sull’oceano con le tartarughe e dietro una grande laguna. Stiamo parlando di sogni. La application la poteva fare chiunque. Dove sta il conflitto di interessi? Se fosse avvenuto, forse mi sarei posto il problema di avvisare il cda dell’Eni”. Fonti Eni vicine a Claudio Descalzi riferiscono la sua posizione: “Nell’ambito di una visita di lavoro al Presidente del Mozambico, al dottor Descalzi e all’allora Ad di Eni Paolo Scaroni è stato consigliato di visionare un terreno nell’entroterra mozambicano per valutare un eventuale interesse all’acquisto. Claudio Descalzi non era preventivamente interessato all’acquisto e la sua posizione è rimasta tale anche dopo la visita. Nessuna operazione di compravendita ha avuto luogo. In ogni caso, se anche in pura teoria l’operazione si fosse realizzata, l’ad di Eni avrebbe naturalmente corrisposto al venditore il prezzo richiesto e a titolo di policy aziendale e trasparenza ne avrebbe informato il CdA della società”.

Da Il Fatto Quotidiano del 14 febbraio 2015

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