Si stringe sull’attuazione del Jobs act, anche con la definizione dell’Agenzia unica per le ispezioni del lavoro in campo da gennaio 2016, ma la maggioranza si spacca di nuovo in commissione Lavoro della Camera (dopo il Senato) sul parere relativo al contratto a tutele crescenti: un parere sì positivo ma con la richiesta di escludere i licenziamenti collettivi dalle nuove regole (non condivisa da Ncd). Arrivato l’ok anche sul decreto Aspi dalle commissioni Lavoro sia di Camera che di Senato. Mentre Maurizio Sacconi parla di “pasticcio”: “I pareri predisposti dal relatore Damiano rappresentano una sconfessione di fatto delle già timide innovazioni prodotte dal governo”.
Il governo, intanto, continua a lavorare sulla definizione degli altri decreti attuativi, che venerdì 20 andranno in consiglio dei ministri. A partire dal decreto sul riordino delle tipologie contrattuali (oltre a quello sulla conciliazione vita-lavoro), che invece domani sarà al centro dell’incontro convocato dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, con le parti sociali.

Sulla nascita dell’Agenzia per le ispezioni del lavoro, prevista dal Jobs act, la bozza del relativo decreto attuativo indica la sua istituzione dal primo gennaio 2016: integrerà in un’unica struttura i servizi ispettivi del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, dell’Inps e dell’Inail. Avrà sede principale a Roma e 18 sedi territoriali, con una dotazione organica complessiva di 5.982 unità. E vedrà la contestuale soppressione delle Direzioni interregionali e territoriali del lavoro, 85 uffici, con il trasferimento del personale amministrativo: circa 1.000 unità andranno all’Agenzia e le restanti circa 1760 verranno invece trasferite “anche in soprannumero, all’Inps, all’Inail o alle Prefetture-Uffici territoriali del governo”, come si legge nella relazione tecnica che accompagna la bozza. Sono previsti risparmi totali per 26,1 milioni di euro. Ma i sindacati vanno all’attacco, dicendo no ad “un blitz” del governo e chiedendo “una riforma condivisa con i lavoratori. Senza confronto la nostra reazione sarà durissima”. Nel frattempo Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Pa proclamano “lo stato di agitazione dei lavoratori di Inps, Inail e ministero del Lavoro”. Mentre la Cgil con il segretario generale Susanna Camusso si prepara a portare avanti la battaglia (domani, mercoledì 18, se ne discuterà al direttivo della confederazione): “Continuiamo a dire che pensiamo stiano facendo degli errori molto gravi per il futuro del lavoro nel nostro Paese: quindi continueremo a contrastare” il Jobs act. E il leader della Fiom, Maurizio Landini, oltre all’intenzione di proporre un pacchetto di ore di sciopero, non esclude neanche un referendum abrogativo.

Quanto alle tipologie contrattuali, al momento il governo ragiona sull’eliminazione graduale delle collaborazioni, puntando a rafforzare l’utilizzo da parte delle aziende del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti e lasciando la sfera del lavoro autonomo alle partite Iva (ipotizzando per queste maggiori tutele a partire dalla maternità ma con paletti per quanto riguarda i redditi). Ma non è escluso che arrivi una nuova forma contrattuale, un “contratto economicamente dipendente”, nel quale convogliare quei casi di monocommittenza che non rientreranno nel contratto a tutele crescenti.

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