E' stata avviata una fase istruttoria per capire se formare un organo d'accesso. Sarebbe il primo caso in Emilia Romagna. La presidente Rosy Bindi usa cautela, il vicepresidente dell'Antimafia Claudio Fava al fatto.it: "Aspettiamo la decisione delle autorità". Sarti (M5S): "Il sindaco si dimetta"
Dopo le richieste di dimissioni del sindaco Fernando Ferioli, per Finale Emilia spunta ora l’ipotesi dello scioglimento per infiltrazioni della criminalità organizzata. Si tratterebbe del primo Comune in Emilia Romagna. Il tema è emerso durante le audizioni della Commissione parlamentare d’inchiesta antimafia, che lunedì 16 e martedì 17 febbraio ha fatto tappa prima a Reggio Emilia e poi a Modena per ascoltare magistrati, polizia, rappresentanti di categorie e sindacali, dopo i 117 arresti per ‘ndrangheta nell’ambito dell’inchiesta Aemilia. Nel corso della seconda giornata, il prefetto di Modena, Michele di Bari, ha spiegato di aver avviato uno studio sugli elementi dell’indagine. L’obiettivo è capire se esistono i presupposti per istituire una commissione di accesso, la quale a sua volta avrebbe il compito di passare al setaccio incarichi e appalti dell’amministrazione di Finale Emilia e riferire al Ministero dell’Interno per l’eventuale commissariamento. Usa cautela la presidente Rosy Bindi: “Bisogna riflettere se ci sono gli estremi”. Non smentisce il vicepresidente della Commissione, Claudio Fava che a ilfattoquotidiano.it dice: “Aspettiamo i risultati della valutazione del prefetto”.
A sollevare la questione del comune simbolo del sisma del 2012 è stato il Movimento 5 stelle. “Ho chiesto al prefetto Di Bari – ha spiegato la deputata M5s, Giulia Sarti – se avrebbe mandato una commissione d’accesso a Finale Emilia e a San Felice sul Panaro, dopo i fatti dell’inchiesta Aemilia. Ha detto che in questo momento ha avviato una fase istruttoria, di approfondimento, per capire se formare una commissione d’accesso”. Secondo i 5 stelle, che avevano già chiesto le dimissioni di Ferioli e della sua giunta, lo scioglimento sarebbe una mossa corretta. “A Finale Emilia il tecnico dell’ufficio Lavori Pubblici ha affidato incarichi alla Bianchini (i cui titolari sono ora in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa) anche quando quest’azienda era già stata estromessa dalla White list. Comprendiamo le problematiche che un commissariamento potrebbe comportare in un comune terremotato come quello, ma ci sono delle responsabilità che non si possono ignorare. Non ci sono molte scuse”. A essere coinvolto è Giulio Gerrini, tecnico del comune modenese a stretto contatto con Ferioli, ai domiciliari con l’accusa di abuso d’ufficio per aver favorito la ditta Bianchini negli appalti della ricostruzione post-terremoto.
Nel corso della riunione con la Commissione, Di Bari ha preferito essere molto cauto, ha pesato parola per parola, specificando come a oggi non esiste ancora alcuna richiesta di commissariamento del comune di Finale. Ma solo degli accertamenti, per decidere se procedere con la formazione di una commissione d’accesso. Questa avrebbe il compito di controllare a 360 gradi gli appalti pubblici e gli incarichi affidati dall’amministrazione, per poi trasmettere una relazione al Viminale, il quale a suo volta avrebbe la facoltà di proporre lo scioglimento al presidente della Repubblica. I passaggi per arrivare a un eventuale scioglimento del Comune sono ancora tanti.
Ma i parlamentari 5 stelle hanno anche puntato il dito sui colleghi della Lega Nord e di Forza Italia, assenti in entrambe le giornate di lavoro della Commissione. “Non si sono visti. Con questo gravissimo disimpegno hanno perso ogni credibilità in tema di lotta alle infiltrazioni mafiose nel nostro territorio e mandato un pessimo messaggio ai cittadini”, hanno scritto in una nota. “La Lega di Salvini ha due membri in commissione antimafia e Forza Italia sei. Forse i leghisti saranno stati imbarazzati dagli atti processuali di Aemilia? Atti dove emergono i contatti e le cene del sindaco di Verona Flavio Tosi con l’arrestato Antonio Gualtieri, cioè quello che gli inquirenti sostengono essere la mente economica del clan Grande Aracri. Mentre Forza Italia – continuano – in questo inizio d’inchiesta mette nel ‘pallottoliere’ un indagato, il sindaco di Mantova Sodano, e un arrestato, il consigliere comunale Giuseppe Pagliani”.