Tutti, giustamente, hanno celebrato i risultati di Carlo Conti e del suo Festival di Sanremo. Quasi nessuno, incomprensibilmente, ha parlato del DopoFestival di Sabrina Nobile e Saverio Raimondo, andato in onda online sul sito della Rai e che ha ottenuto un successo degno di nota sui social. Il perché di questo strano caso è presto detto: Saverio Raimondo ha confezionato il dopofestival meno classico e tradizionale di tutti i tempi all’interno del Festival di Sanremo più classico e tradizionale degli ultimi tempi. Un’idiosincrasia evidente che ha provocato non pochi imbarazzi alla Rai.
Ma prima di parlare delle polemiche e dei tentativi di autoinsabbiamento da parte di viale Mazzini, è bene segnalare alcuni dati sorprendenti. L’hashtag #DopoFestival è stato costantemente tra i Trend Topic italiani di Twitter, prima volta per un programma in esclusiva diretta streaming sul web. L’ultima puntata, poi, ha segnato un tasso di crescita di cinguettii pari al +137%, con un +171% di utenti unici che hanno usato l’hashtag. Merito innanzitutto di Saverio Raimondo, che sul web ha lo zoccolo duro dei suoi estimatori e che ha plasmato il DopoFestival a sua immagine e somiglianza. Fin qui i risultati notevoli di un prodotto che lo scorso anno, invece, era passato quasi inosservato. Ma se scegli di affidare il DopoFestival a Saverio Raimondo, un comico che va a ruota libera e non si preoccupa (giustamente) di modificare il proprio stile per non fare arrabbiare i dirigenti Rai, sai che ne verrà fuori qualcosa di non convenzionale e a tratti anche particolarmente scomodo, un prodotto web to web e che quindi usa un linguaggio diverso da quello televisivo, persino indigesto per gli alfieri della tv tradizionale.
Non sono mancate le polemiche, anche accesissime, stando alle voci che circolavano in Sala Stampa a Sanremo. In pratica, qualche dirigente di viale Mazzini si stracciava le vesti per il linguaggio di Raimondo considerato troppo volgare, fomentato da alcuni articoli fatti uscire ad hoc sulla stampa più conservatrice (Avvenire su tutti). Evidentemente, quei dirigenti Rai non si sono preoccupati di informarsi su chi è Saverio Raimondo e su che tipo di comicità lo contraddistingue. Sarebbe bastato un giro velocissimo sul Web per svelare l’arcano. La forza di Raimondo, e anche il segreto del successo del DopoFestival, è una irriverenza vera, un linguaggio “acido”, un continuo riferimento (mai banale) a tematiche sessuali.
Il successo del DopoFestival ha innescato uno strano corto circuito: in Rai molti erano infastiditi e avrebbero voluto calare la mannaia della censura su Raimondo, chiudendo anzitempo l’esperimento trasmesso in diretta dal Casinò di Sanremo, ma i risultati erano troppo soddisfacenti e qualsiasi forma di censura e di controllo non sarebbe passata inosservata. Un imbarazzo evidente anche durante le conferenze stampa, con il direttore di RaiUno Giancarlo Leone che ha dovuto suo malgrado sottolineare il successo e l’originalità del format, solo in risposta a domande e sollecitazioni di alcuni giornalisti.
In generale, però, la Rai ha tendenzialmente ignorato il DopoFestival, e in alcuni frangenti ha anche tentato di boicottarlo. Nessun dato relativo al programma è mai uscito sulle comunicazioni ufficiali del Festival e dell’azienda. E a un certo punto, dal sito Rai erano sparite addirittura le puntate, tornate online solo dopo la reazione veemente della Rete. Il problema pare fosse il linguaggio a volte forte di Saverio Raimondo, che ha fatto ricorso a riferimenti sessuali. Troppo per le candide orecchie dei dirigenti Rai e per i loro referenti di qua e di là dal Tevere. Un’altra prova inconfutabile della scelta del Sanremo “ufficiale” di ignorare il DopoFestival è stato l’atteggiamento di Carlo Conti, unico del cast a non aver accettato l’invito a partecipare e che ha citato il programma in rarissime occasioni, quasi a non volersi confondere con un format così distante dal suo tranquillizzante e democristianissimo Festival.
E in realtà il senso di questo DopoFestival che tanto successo ha ottenuto online non lo ha capito neppure una parte della stampa che pure ha apprezzato la novità. Chiedendo a gran voce che venisse trasmesso in tv, infatti, alcuni colleghi hanno dimostrato di non aver compreso la specificità della comicità di Saverio Raimondo e del format che aveva costruito. Lo stesso comico ha più volte dichiarato che non avrebbe senso fare in tv quello che si era scelto di fare sul web. Mezzi diversi, linguaggi diversi, pubblici diversi. E la forza del DopoFestival è stata proprio la libertà di linguaggio e tematiche che solo online ha potuto trovare terreno fertile. Il DopoFestival di Sabrina Nobile e Saverio Raimondo, dunque, ha avuto successo “nonostante” la Rai, unico baluardo di contemporaneità in una settimana da anni Cinquanta.