A gettarla giù dal dirupo è stato lui. Ha confessato l’omicidio della sua ragazza: è quanto emerso nel corso dell’udienza odierna del processo a carico del 18enne Emanuele Casula, in corso al tribunale di Sondrio. La mattina del 24 agosto 2014, Veronica Balsamo, 23enne cameriera di Grosio (Sondrio), fidanzata di Casula, venne trovata senza vita in un dirupo a Roncale, in Valtellina, e le indagini collegarono poi la sua morte all’aggressione avvenuta nei confronti di Gianmario Lucchini, 35enne chierichetto di Grosotto, colpito con un cacciavite la notte stessa in cui morì Veronica, trovata a circa 200 metri dalla baita in cui viveva l’uomo.
Casula venne arrestato all’inizio di ottobre e ora ha confessato entrambi gli episodi, avvenuti in preda ad allucinazioni e paranoie, nel corso dell’udienza in cui ha presentato le sue conclusioni lo psichiatra Giuseppe Giunta, direttore del Dipartimento di salute mentale del presidio sanitario di Bellano (Lecco). Secondo la perizia psichiatrica discussa davanti al gip Carlo Camnasio, Casula è solo parzialmente capace di intendere e di volere, ma è in grado di affrontare un processo ed è anche socialmente pericoloso.
Dalla relazione e dalle domande poste dalle parti, nel corso dell’udienza, è emerso che il 18enne, apprendista saldatore, famiglia originaria della Sardegna, quella tragica sera del 24 agosto scorso non era pienamente capace di intendere e di volere poiché affetto da un disturbo psicotico riconducibile al consumo di cannabis, tesi da sempre sostenuta dalla difesa condotta dall’avvocato Francesco Romualdi. Tra i temi affrontati in udienza, anche la preoccupazione per il suo stato di salute: sarebbero infatti emersi elementi diagnostici che fanno temere possa tentare il suicidio nel carcere di Monza, dove si trova rinchiuso dal giorno dell’arresto operato all’inizio di ottobre dai carabinieri del nucleo investigativo di Sondrio.