L'idea nasce da un contratto tra la catena di bricolage Obi e i sindacati. Premendo un pulsante viene avvertito il segnale sul polso del lavoratore, interrompendosi solo quando arriva sul posto. UilTucs: "Così si umilia il personale. Jobs act non aiuta". L'azienda: "Non c'è ancora accordo: confusione col wi-fi"
Parte dalla Toscana la protesta del sindacato UilTucs – categoria Uil che si occupa di turismo, commercio e servizi – contro il progetto che vorrebbe mettere al braccio dei lavoratori di Obi, catena di negozi di bricolage, un braccialetto vibrante che si attiva su richiesta di clienti bisognosi di aiuto. L’idea è nata nello store di Piacenza ed è descritta in un accordo firmato nel dicembre 2014, dalla Bbc srl (proprietaria di Obi) insieme alla Rsa del sindacato Filcams. Si tratta della dislocazione dentro il negozio di un sistema a chiamata: un pulsante a disposizione dei clienti.
Una volta premuto, il segnale attiva una vibrazione sul polso dei dipendenti, vibrazione che si interrompe solo all’arrivo, sul posto, di un commesso. Marco Conficconi, segretario regionale UilTusc, risponde indignato: “La Bbc ha dichiarato di avere l’esigenza di ‘ottimizzare le risorse in sala vendita’ in realtà altro non fa che monitorare i lavoratori umiliandoli. È una prevaricazione che ha il gusto della repressione. Nemmeno ai carcerati si fanno cose del genere”. Secondo Conficconi, dietro questa mossa ci sarebbe la volontà di aggirare la contrattazione nazionale: “Ciò che molte aziende non riescono a far passare a livello nazionale cercano poi di sottoporlo, in maniera scorretta, direttamente alle delegazioni presenti nei negozi: che ovviamente non hanno la stessa forza di ribattere rispetto alle organizzazioni territoriali”.
E le novità introdotte dalla riforma del lavoro non aiutano: “Il Jobs Act ha fatto sì che molte aziende ragionassero su queste tecnologie, depotenziando l’azione dei sindacati e dando nuove possibilità a chi vuole controllare in maniera scorretta i lavoratori”. Secondo il sindacato, a Piacenza sarebbe già in corso, in questi giorni, l’installazione dei supporti elettronici necessari alla messa in opera del progetto.
Il gruppo Obi, interpellato, spiega: “È stato firmato questo accordo, è vero – racconta Elena Ottaviano, responsabile comunicazioni esterne del gruppo – ma perché noi, essendo azienda internazionale, prima ancora di avviare qualsiasi progetto ne parliamo con i sindacati. Detto questo – prosegue Ottaviano – è un progetto che non esiste, è rimasto sulla carta e non è stato mai implementato in nessun negozio, nemmeno in quello di Piacenza”. In merito alle istallazioni che sarebbero già iniziate, Ottaviano spiega: “Non hanno nulla a che vedere col progetto: quelle installazioni servono a dare accesso wi-fi gratuito nei negozi”.
da il Fatto Quotidiano del 18 febbraio 2015