Foto: ©Archivio Fotografico Rodrigo Pais
Presso la galleria ONO arte contemporanea di Bologna fino al primo Marzo, Dolce Vita di Pais. La mostra espone gli scatti che il celebre fotoreporter romano raccolse sui set dei più grandi film italiani degli anni 60. Rodrigo Pais, originario del rione Monti, approdò alla macchina fotografica dopo aver fatto i lavori più disparati: sciuscià, cappellaio e garzone di bottega. Fu proprio un cliente del barbiere presso cui era apprendista che lo iniziò, all’età di sedici anni, alla fotografia. Quattro anni dopo divenne reporter per Vie Nuove, seguirono collaborazioni con tutti i principali quotidiani del tempo. Pais ha lasciato ben 370.000 negativi; un archivio acquistato dal docente Guido Gambetta e ceduto, nel 2008 in comodato gratuito, all’Università di Bologna. L’ateneo bolognese ha attualmente commissionato la digitalizzazione della vasta opera di Pais al fotografo Salvatore Mirabella.
È da questo sterminato archivio che sono state selezionate le trenta fotografie in mostra alla ONO. Trenta scatti che ritraggono le icone più rappresentative della Dolce vita in momenti di pausa o nei backstage. Ecco allora una raggiante Sofia Loren al Rally del Cinema assediata da una marea di paparazzi (il termine paparazzo fu coniato da Fellini e Flaiano; presero spunto dal cognome dell’albergatore calabrese descritto da George Gissing in Sulla riva dello Jonio); Monica Vitti che si specchia arruffata tra cadaveri di cosmetici per le riprese de L’eclissi (Michelangelo Antonioni, 1962); l’espressione pietrificata di Vittorio Gassman, durante le riprese de La Congiuntura (Ettore Scola, 1965) insieme a Joan Collins. Da non perdere il fenomenale scatto a Fellini. Immortalato sul set de I clowns (1970), il regista romagnolo si erge plastico e domina la scena; con occhi sgranati fornisce indicazioni agli attori, in una posa degna di Marcel Marceau.
Oltre alle nostrane, anche star internazionali: Brigitte Bardot fa capolino da una decapottabile, un’altera Bette Davis si fa sistemare l’abito, Ingrid Bergman attende algida che il kajal sia sistemato a dovere. A quell’epoca il cinema italiano godeva di grande credibilità; Cinecittà era una rodata fabbrica di sogni, un mitico Eldorado. Le foto di Pais grattano via la patina d’oro, tolgono la maschera all’attore, eliminano il filtro scenico e ci accompagnano dietro la teletta a spiare delicate intimità in bianco e nero. Intimità per lo più femminili; Silvana Mangano, Virna Lisa, Claudia Cardinale, Anita Eckberg e Anna Magnani – oltre alle dive
già citate.
Gli scatti di Pais non immortalano semplicemente delle star, immortalano il making of di un periodo storico. Periodo che inizia idealmente il 5 novembre del 1958 al ristorante Rugantino con lo spogliarello della ballerina turca Aïché Nana, in occasione della festa di compleanno della contessina Olghina di Robilant. Sono gli anni del boom economico, quando la mondanità romana si consuma tra l’eleganza borghese di via Vittorio Veneto e locali iperuranici come il Piper. Anni di motivi geometrici o a pois su minidress trapezoidali, occhiali sovradimensionati e pantaloni a zampa d’elefante. Un tripudio di raffinata opulenza.
Uno stile di vita che sarà veicolato dal successo mondiale del cinema italiano. È nel 1960 che La Dolce Vita di Fellini vince l’Oscar per i costumi e la Palma d’oro al 13º Festival di Cannes. Ma non c’è solo Fellini: sempre nello stesso anno esce Rocco e i Suoi Fratelli di Visconti, Adua e le Compagne di Pietrangeli e, sempre a Cannes, Antonioni con L’avventura vince il premio della giuria. Solo per citarne alcuni. Le foto di Pais restituiscono quell’atmosfera nella sua fresca nudità. Atmosfera che ancora oggi, con grande felicità per gli osti di Trastevere, magnetizza su Roma milioni di turisti.
Informazioni: http://www.onoarte.com/