Ancora in questi giorni, per pubblicizzare in televisione l’imminente Expo di Milano “The biggest world event dedicated to nutrition” (‘Il più grande evento espositivo internazionale dedicato alla nutrizione’), orgoglio e speranza dell’Italia in questo 2015, presentano uno spot molto bello che ricorda gli altissimi ideali dei “ragazzi di Ventotene” e di grandi statisti come Paul Henri Spaak, Alcide De Gasperi, Altiero Spinelli, Johan Willem Beyen, Joseph Beck, “uomini che cercarono nella cooperazione globale, nell’integrazione, nella sovranazionalità, nello sguardo aperto sull’Europa, la via giusta per porre fine ai malesseri dell’umanità” come cita la didascalia della recentissima fiction che la Rai ha loro dedicato. Lo spot termina con una frase non solo di grande effetto, ma anche di vero sentimento e speranza quando conclude (riferendosi all’Europa unita) “… il suo inno è dedicato alla gioia!”. Infatti, è proprio l’”Inno alla gioia”, quello che conclude la nona sinfonia di Beethoven, uno dei più grandi musicisti di tutti i tempi, a dettare le note che compongono l’inno ufficiale dell’Unione Europea.
Ma quale gioia possono avere oggi i popoli d’Europa nel vedere i massacri provocati non da qualche guerra, come purtroppo è successo anche in un passato recente, ma dagli errori di troppi politici incapaci o disonesti e dall’implacabile rigore di banchieri attratti più dai rapaci metodi dello strozzinaggio che alla vera funzione originaria delle banche, quella di accumulare denaro per sostenere gli investimenti e la crescita armoniosa della popolazione (e gioiosa, come auspica liricamente l’inno).
Qual’è il metodo dello strozzinaggio? Prestare soldi facili a sventurati in estremo bisogno (o che sanno fare poco di conto) e prenderli poi per il collo, rivendicando un credito legittimo, per spremere loro fino all’ultimo centesimo.
Ma come può essere legittimo un credito se chi lo pretende vive nell’abbondanza e chi lo deve restituire è colpito invece dalla malasorte fino al punto di dover rinunciare a tutto, a volte la stessa vita, senza riuscire tuttavia a onorare quegli impegni? E’ dunque solo retorica la citazione dei diritti universali dell’uomo, dove dicono che sono il rispetto della vita e delle libertà i principi più importanti da salvaguardare?
Se questo è vero per i singoli cittadini, lo è ancor di più per i debiti degli Stati, perché in questo caso il cittadino si ritrova a pagare debiti che non è stato nemmeno lui di persona a sottoscrivere, ma i suoi amministratori infedeli, ovvero quei politici che, per interesse proprio o di partito, hanno firmato di tutto pur di restare nell’arena del potere e dei privilegi.
Wolfgang Shauble, il ministro delle Finanze tedesco accusa oggi di irresponsabilità il governo greco guidato da Tsipras e dal ministro dell’Economia Varoufakis, ma lui dov’era quando la Germania prestava dozzine di miliardi di euro ad una Grecia che qualsiasi economista rispettabile avrebbe subito visto inidonea a sostenere regolarmente un rimborso di quella entità?
Poi la crisi scatenatasi nel 2011 ha moltiplicato i problemi dei Paesi indebitati. Ma chi c’era al timone dell’Europa nel 2011? C’erano gli stessi politici-amministratori che avevano consentito a quella, e ad altre grandi banche, di prestare tutto quel fiume di denaro alla Grecia, e che poi, all’inizio della crisi, invece che sbattere la porta in faccia alla grande speculazione internazionale (Draghi ha dimostrato che se l’Europa vuole, può) gli spalanca le porte nel consueto rito propiziatorio al dio mercato che va sempre venerato anche quando chiede sacrifici umani.
Il fatto è che oggi in Europa, ma anche nel resto del mondo, le grandi banche private comandano la finanza più delle stesse banche centrali.
Non sono però stavolta solo i cittadini della Grecia a rischiare il default, è proprio lo stesso equilibrio e coesione dell’intera Europa, a rischio. Tsipras e il suo ministro non chiedono l’impossibile, chiedono di rinegoziare un debito che, per l’Europa, in cifra, è una bazzecola. Non è questo il momento di fare questioni di principio. Dicono: “Il debito va sempre pagato!”. Non è vero. L’esempio ce lo dà la stessa Germania, che non ha mai pagato per intero, e non potrà mai pagare, l’immane debito dei disastri e dei milioni di vittime che la smania di grandezza del suo dittatore ha provocato all’intera Europa nel secolo scorso.
“Give Grece room to maneuver” (lasciate spazio di manovra alla Grecia) dice il Comitato Editoriale del New York Times, perché è evidente che la folle politica di austerità imposta ai greci è obbiettivamente insostenibile.
Stavolta c’è molto di più che l’interesse di una o più grandi banche in ballo, c’è l’interesse dell’intera Europa dei popoli. Vedremo tra poco se l’Europa è ancora dei popoli o se è diventata dominio dei grandi banchieri d’affari.
Dallas, Texas