Teresa Martini vive in Germania da cinque anni. Gestisce il dipartimento di online marketing di una delle agenzie ed etichette di musica elettronica più famose al mondo, fondata da Sven Väth. "Sono delusa dal mio Paese, ma stimo chi ha deciso di restare per cambiare le cose"
“Sono partita per sfuggire a disoccupazione e precarietà. Adesso in Germania lavoro con i dj techno più famosi e con loro organizzo eventi in Italia: il mercato migliore per la musica elettronica, grazie all’entusiasmo delle nuove generazioni e nonostante la burocrazia“. Teresa Martini, Terry per gli amici, ha 29 anni e da cinque ha scelto come casa Francoforte. “Mi sono trasferita nel 2009, subito dopo la laurea in Scienze del Turismo alla Bicocca di Milano. Nella mia città, Lecco, non avevo trovato nulla. Poi vedevo la frustrazione di molti amici con lavori precari, o peggio disoccupati. Sognavo di lavorare nel mondo della musica e mi sentivo sempre dire che non ce l’avrei mai fatta. Volevo provarci”.
La decisione di andare all’estero Terry l’ha maturata durante l’Erasmus ad Amsterdam, nel corso della triennale. In Olanda si è resa conto delle grandi possibilità che c’erano fuori dall’Italia. La Germania per lei è stata la meta naturale. “Conoscevo già abbastanza bene la lingua e avevo familiarità con il Paese perché mia madre è tedesca. Poi a livello lavorativo mi sembrava il posto più adatto a me, ci sono tanti locali ed etichette discografiche. Non a caso molti dj famosi, anche italiani, vivono a Berlino”.
Arrivata a Francoforte, Terry va a stare da un amica. Vorrebbe fare un master, ma studiare costa. Per due anni allora, mentre migliora il suo tedesco, lavora nella ristorazione. “Ho fatto sia la cameriera che la barista per mettere da parte i soldi che mi servivano. Guadagnavo, comprese le mance, tra i 2000 e i 2500 euro e la vita non era più costosa che a Milano”. Nel 2011 finalmente riesce a frequentare il master in organizzazione di eventi e festival internazionali della Napier University di Edimburgo. “Ho scelto di iscrivermi in Scozia perché il corso era full time e durava solo un anno. Per me era più sostenibile”.
Finiti gli studi Terry rientra subito a Francoforte per cercare lavoro e inizia a mandare curriculum. “Sul sito della Cocoon Music Event GmbH, una delle agenzie ed etichette di musica elettronica più famose al mondo, ero capitata quasi per caso, per guardare i loro eventi. Ero una grande fan del fondatore, il dj techno Sven Väth. Ho visto che era possibile inviare candidature e l’ho fatto, quasi per gioco, ma con gli schemi italiani pensavo: ‘Se non hai conoscenze dentro l’azienda, dimenticatelo’”. Invece due settimane dopo la contattano per un colloquio. “Non potevo crederci, ero agitatissima. Mi hanno proposto sei mesi di stage, a cui è seguito un contratto come assistente. Adesso gestisco l’intero dipartimento di online marketing che promuove gli eventi, la musica e gli artisti dell’etichetta”.
Teresa si interfaccia quotidianamente con media e promoter in tutto il mondo e in particolare in Italia, una delle realtà più interessanti per questo tipo di musica, nonostante la crisi generale. “Organizziamo eventi da Ibiza all’America Latina, passando per l’Ucraina, ma quello italiano rimane il nostro primo mercato. Per un dj esibirsi lì e conquistare il pubblico significa fare un salto di qualità”.
Gli eventi e i locali che propongono musica elettronica sono sempre di più. A svilupparsi negli ultimi anni sono state soprattutto alcune cittadine toscane e poi Vicenza e Brescia. “Attraverso i promoter sono in contatto con molti ragazzi che lavorano per offrire eventi di qualità, con dj di fama mondiale e alti standard di sicurezza. Ma faticano molto rispetto ai loro coetanei tedeschi, perché devono lottare con la burocrazia per i tanti ‘permessi’ richiesti e le limitazioni imposte dalle istituzioni”.
Politiche miopi dei Comuni, leggi e regolamenti, spesso mutuati da altri settori, che impediscono e complicano l’organizzazione di eventi musicali che farebbero bene sia allo spirito e che al portafogli. “In Germania tutto è più semplice, i locali hanno meno costi e paletti, così lavorano meglio e hanno più possibilità di investire in buona musica. Qui ad esempio il divieto di servire alcolici dopo certi orari non c’è mai stato, le persone si sentono più libere e meno frustrate e non per questo si vedono le tristi scene di ubriachi in strada come in altri paesi”.
A tornare in Italia Terry per il momento non pensa proprio. “Sto bene qui e poi mi sento delusa dal mio paese: la burocrazia che frena chi ha voglia di fare, la realtà politica che si rinnova sempre uguale, sono gli stessi schemi che si ripetono all’infinito. Ma ho molta stima per chi ha deciso di restare per provare a cambiare le cose”.