La proposta di legge presentata dal ministro Lorenzin il 4 febbraio 2015 poggia sul disegno di legge per il contrasto al gioco d’azzardo patologico del 26 giugno 2014 e sul precedente documento della commissione Affari sociali della Camera di un paio d’anni prima.
Le conclusioni del documento permettono di comprendere la logica, condivisa dall’Oms, dalla Commissione europea e infine dallo Stato italiano, che identifica il gioco d’azzardo compulsivo come una forma morbosa che può diventare un’autentica malattia sociale.
Il documento afferma l’inefficacia del proibizionismo e dell’esortazione al gioco “responsabile”. Emerge la necessità di nuove regole per limitare l’offerta dei giochi, tutelare i minori, liberare l’industria del gioco dalla malavita; promuovere campagne di sensibilizzazione e informazione per l’uso responsabile del denaro e l’accesso al debito; promuovere la formazione per esercenti e giocatori per renderlo edotto sulla probabilità di vincita. Sperimentare l’accesso ai giochi con una card personale. Limitare le nuove autorizzazioni di nuovi impianti al tasso di crescita del paese. E infine riconoscere e inserire il gioco d’azzardo patologico (Gap) nei Lea (livelli essenziali di assistenza).
A questo punto la Commissione si domandava: può lo Stato incentivare il gioco d’azzardo per esigenze di cassa e non farsi carico delle ricadute di tali scelte? Domanda sconcertante. La risposta sarebbe: lo Stato non può incentivare il gioco d’azzardo per esigenze di cassa. E il resto crollerebbe da sé.
Ma lo Stato non riesce a non incentivare il gioco d’azzardo per esigenze di cassa e in questo si comporta come il più spregiudicato imprenditore. Poi, si ricorda delle funzioni di tutela dei cittadini e sposa la logica della riduzione del danno.
Logica che viene adottata non perché gli umani sono tendenzialmente dipendenti e gli Stati sono diventati più tolleranti, ma perché gli Stati non intendono arginare i mercati che su questa disposizione ai comportamenti dipendenti dei consumatori fondano la loro sussistenza. Il mercato alimenta bisogni, promuove l’avidità, e costruisce oggetti che alimentano il bisogno. Tutto ciò è scientificamente noto da decenni. Se uno Stato permette la diffusione capillare, su territorio e rete, del gioco d’azzardo, sa a cosa sta esponendo i suoi cittadini.
Nel documento invece il problema viene collocato dentro il giocatore d’azzardo, colpevole di portare una disposizione alla dipendenza patologica. Mentre, chi tale dipendenza la sostiene e la promuove a scopo di lucro (Stato e Mercato), si trasforma in dispensatore di cura. Non solo, tutte le nuove regole e proposte sperimentali (ricerca, campagne, card personali, etc.) rappresentano l’occasione di nuove mangiatoie.
Insomma ci si industria su come mettere a dieta i piranha.
di Giusy Cinquemani
@GiuCinque