Quello che oggi potremmo chiamare il “modello Lamezia” viene determinato, oltre che dalle summenzionate condizioni socio-ambientali, da una semplicissima legge di mercato: l'offerta modifica la domanda, e non il contrario. A dettare le regole della nuova vita notturna lametina è stato l'Off, locale che ha anticipato la nuova tendenza e sul cui palco sono già passate decine di band e artisti della scena nazionale e internazionale
Alcune volte, del tutto inaspettatamente, accadono cose che non solo vanno contro ogni previsione possibile, ma che stentano oltretutto a venire immediatamente riconosciute per quello che sono, per il valore che hanno. Quello che, da tre anni a questa parte, è successo a Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro, rientra appieno nella casistica in oggetto: inaspettatamente infatti il centro cittadino si è reso protagonista della fioritura di una vita notturna mai registrata prima.
Dal vuoto più assoluto, dall’assenza di qualsivoglia segnale di vita musicale si è passati, abbastanza rapidamente, alla sistematica e continuativa offerta di live concert di vario genere, dai repertori originali alle cover e tribute band, dal jazz al rock all’elettronica e così via. Decine sono i locali sorti in questo breve arco temporale, alcuni dei quali con una propria, caratteristica e calendarizzata offerta musicale. Da storica città del commercio che attirava clienti da tutta la provincia, Lamezia si pone oggi come principale centro notturno di tutto il catanzarese e non solo: i giovani giungono anche dalla vicina provincia di Vibo Valentia oltre che dal cosentino.
Quello su cui vogliamo porre l’accento è però, soprattutto, il passaggio drastico, sorprendente e misteriosamente significativo da quella che era una situazione di stallo a quella che è oggi la vita musicale notturna della città termale. Dove possono essere individuate le cause scatenanti di questo cambiamento tanto lampante quanto repentino? Come spiegare il sorgere di più di una quindicina di locali, alcuni dei quali dediti sistematicamente alla musica dal vivo, in una cittadina di appena 70.000 abitanti fino a poco tempo fa per nulla animata? Ebbene, probabilmente, e stando a quanto dichiarato dagli stessi gestori o proprietari degli esercizi notturni da noi interrogati, ci troviamo dinanzi a una delle pochissime, ma effettive, conseguenze positive di questo lungo periodo di crisi economica: la maggiore difficoltà a sostenersi o a essere sostenuti in altre città italiane ha provocato un rientro e un parziale ripopolamento di quei luoghi secolarmente vittime della perdita di intere fasce generazionali.
Diversi fra gli stessi imprenditori che hanno puntato e continuano a puntare sull’offerta musicale vivevano prima nelle città universitarie del centro-nord Italia, luoghi nei quali hanno potuto catturare le idee che oggi, giocoforza, applicano sul proprio territorio d’origine. Ma non è tutto. Negli ultimi anni infatti si sono susseguite alcune operazioni di storica portata da parte delle forze dell’ordine a danno di alcuni dei principali clan criminali locali, cosa che è andata a incidere non poco sulla maggiore facilità di intraprendere percorsi simili. A dettare le regole della nuova vita notturna lametina è stato l’Off, locale che ha anticipato la nuova tendenza e sul cui palco sono già passate decine di band e artisti della scena nazionale e internazionale, tra cui i Calibro 35, Vasco Brondi (Le luci della centrale elettrica), i Kutso, gli Underdog, Appino (Zen Circus), i Musica Per Bambini, le Lilies on Mars, i Bottega Glitzer, i King of the Opera e, andando all’estero, gli Amarins, Ava Mendoza, Erin K, Christopher the Conquered e molti altri. Una scena musicale e una vita cittadina alle quali fa da contraltare il grado zero di appena due o tre anni or sono. Quello che oggi potremmo chiamare il “modello Lamezia” viene determinato, oltre che dalle summenzionate condizioni socio-ambientali, da una semplicissima legge di mercato: l’offerta modifica la domanda, e non il contrario. A Lamezia Terme i privati hanno probabilmente smesso, da qualche tempo, di immaginare che tutto debba continuare a essere così come lo si è conosciuto, e si è iniziato a capire che un’offerta musicale e culturale decisa non può che modificare i gusti e le abitudini del tessuto sociale, cittadino e non solo.