L’Italia sostiene gli sforzi dell’Onu, anche perché l’unica “soluzione” è “politica“. Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, riferisce alla Camera della situazione in Libia e della linea che intende adottare il nostro Paese. Il 13 febbraio il responsabile della Farnesina aveva però detto che il nostro paese era pronto ” a combattere”. Gentiloni, che ha avuto un colloquio con il Segretario di Stato americano John Kerry, ha ricordato che la situazione libica “deve essere valutata con attenzione” perché ci sono “realtà esterne”, “criminalità comune” e i fondamentalisti: tutto in “assenza di un quadro istituzionale”.
“Né avventure né crociate. Aumentare gli sforzi”
Ricordando che Isis ha preso il controllo di Derna, sta cercando di impossessarsi di Sirte e di consolidarsi in alcune zone di Bengasi, Gentiloni ha chiesto alla comunità internazionale di “moltiplicare gli sforzi diplomatici”. Il ministro parla di un “rischio di saldatura” tra Isis e le tribù locali e di un allarme terroristico crescente. Se è vero che ci sono “potenziali gravi ripercussioni su di noi” e sulla stabilità dei paesi africani l’Italia sosterrà le Nazioni Unite per una “soluzione politica”. “Nessuna crociata” dice il ministro replicando a distanza ai jihadisti. Non vogliamo “avventure – ha specificato – né tanto meno crociate. Chiediamo alla comunità diplomatica di aumentare gli sforzi”. Dalla riunione del Consiglio di sicurezza di oggi, ha proseguito, “ci attendiamo la presa di coscienza al Palazzo di vetro della necessità di raddoppiare gli sforzi per favorire il dialogo politico” in Libia.
“Grave deterioramento sicurezza. Necessario cambio di passo”
“La crisi in Libia si presenta oggi con un grave deterioramento del quadro di sicurezza, evidenziato con l’attacco all’Hotel Corinthia, a ripetute incursioni in campi petroliferi e da ultimo dalla barbara uccisione di 21 cristiani-copti a Sirte: tale quadro ci ha portato a decidere la chiusura della nostra ambasciata, l’ultima rimasta aperta a Tripoli. Ringrazio tutti quelli che hanno collaborato al buon esito dell’operazione”. Proprio questo deterioramento, secondo il ministro, “impone un cambio di passo da parte della comunità internazionale prima che sia troppo tardi”.
“Non possiamo lasciare i migranti al loro destino”
“Non possiamo voltarci dall’altra parte, lasciando i migranti al loro destino: non sarebbe degno della civiltà che ha fatto grande l’Italia”, ha poi proseguito Gentiloni nel corso dell’informativa. “Dobbiamo piuttosto batterci per contrastare le criticità che portano a questa situazione nei Paesi di origine”. “Le origini della crisi attuale vanno cercate negli errori compiuti anche dalla comunità internazionale nella fase successiva alla caduta del vecchio regime”. E Marco Minniti, sottosegretario con delega ai servizi, intervenendo ad un convegno della fondazione Icsa puntualizza che “l’Isis non controlla la Libia” e invita a fare attenzione alla “regia di comunicazione dell’Islamic State che punta a trasmettere un senso di onnipotenza“.
Nei prossimi giorni l’inviato dell’Onu convocherà le fazioni
Ora gli occhi sono puntati sull’iniziativa dell’inviato dell’Onu Bernardino Leon, che nei prossimi giorni convocherà delle riunioni tra le fazioni in vista di un governo di unità nazionale contro la minaccia dello Stato islamico. Di fronte agli orrori dei jihadisti – è del 17 febbraio la notizia di 45 persone arse vive in Iraq – un rapido intervento della comunità internazionale “sotto l’ombrello dell’Onu” è stato sollecitato anche dal Vaticano, per bocca del cardinale Parolin. Sul terreno intanto, dopo le tre ondate di incursioni di lunedì come immediata “vendetta” allo sgozzamento dei 21 copti, F-16 egiziani e aerei libici hanno compiuto altri raid giornata contro postazioni dell’Isis a Derna.
Il presidente egiziano Al Sisi si è appellato ad una risoluzione Onu che autorizzi una coalizione internazionale ad intervenire: “Non c’è altra scelta”, ha avvertito il capo di Stato. Ma un intervento rischierebbe di incendiare ulteriormente il Medio Oriente. Hamas, ad esempio, ha messo in guardia che eventuali ingerenze in Libia “da parte di alcuni Paesi come l’Italia”. Azioni che sarebbero considerate “una nuova Crociata contro Paesi arabi e musulmani”.
M5s: “Gentiloni clown in un governo di improvvisatori”. Di Battista: “Sarebbe Vietnam”
“Il ministro Gentiloni è riuscito a contraddirsi e a negare, di fronte al Parlamento, le sue stesse parole avventuriere pronunciate qualche giorno fa. È solo un clown in un governo d’improvvisatori”. In una nota i deputati e senatori M5S, ribadiscono l loro “sostegno all’apertura di una fase di riconciliazione nazionale in Libia”.
“Oggi – proseguono – l’Italia è, sul piano economico, sociale e politico, un Paese in ginocchio. Intervenire militarmente in Libia, come abbiamo già sottolineato, sarebbe una catastrofe o, peggio ancora, sarebbe il nostro Vietnam, anche sotto l’egida dell’Onu. Ma è evidente che il governo è in preda alla confusione più totale, perché proprio lo scorso fine settimana prima Gentiloni, poi il ministro Pinotti hanno lanciato le loro crociate, per mezzo stampa, dicendosi pronti a combattere e ad inviare oltre 5mila nostri militari al fronte, senza né un piano né una strategia internazionale. Questo è il chiaro segno dell’incapacità del nostro esecutivo di gestire le emergenze e le crisi internazionali – continuano i parlamentari -. Ora è chiaro perché dopo tre anni i nostri due marò sono ancora detenuti in India, ed è chiaro perché in Ucraina il commissario Mogherini è del tutto ininfluente. Semplici e poveri improvvisatori”. ”
“Una guerra in Libia sarebbe una catastrofe, sarebbe il nostro Vietnam: se Gentiloni e Pinotti vogliono fare i marines, si accomodino pure. Spenderemo i loro stipendi da casta per cose più utili” dice il deputato del Movimento 5 Stelle, Alessandro Di Battista, intervenendo nell’aula della Camera dopo l’informativa del ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, sulla situazione in Libia. “Per voi – ha aggiunto Di Battista – l’unica soluzione sono le bombe perché le lobby degli armamenti pressano: per fortuna ci siamo noi in Parlamento contro chi gode quando cade una bomba e se ne fotte dei morti”.
Pinotti: “No intervento senza Onu”. Napolitano: “Non possiamo tirarci indietro”
“La convocazione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, che chiedono Francia ed Egitto, è una cosa che l’Italia ha sostenuto con forza. Perché senza un quadro di legittimità internazionale l’intervento per dare una mano alla Libia non ci può essere” dice il il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, nel corso di un videoforum su Repubblica.it. dove ha fatto anche il nome di Romano Prodi come possibile mediatore. “Prodi conosce molto bene la situazione in Libia – ha spiegato-. E’ una persona che per esperienza politica conosce perfettamente l’Africa. Ha rapporti con Russia e Cina. Ha anche creato legami internazionali che potrebbero essere utilissimi. Io penso che Romano Prodi potrebbe essere una persona centrale”. Un’affermazione che il ministro ha poi parzialmente ridimensionato su Twitter. “Prodi figura importante – ha scritto – ma governo si muove con efficacia e autorevolezza su piano internazionale”. Al Senato, invece , è intervenuto l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha detto come quella in Libia nel 2011 “fu un’azione decisa in comune, una comune assunzione di responsabilità”.