Cultura

Mozart, favole e luoghi comuni sul compositore: “Più ‘cadetto’ che rockstar”

Tanti sono gli aneddoti che hanno contribuito a raccontare uno dei più grandi geni della storia come un dissoluto donnaiolo dedito all'alcol: ebbene, è vero il contrario, perché molte sono le testimonianze che lo definiscono un musicista estremamente disciplinato

di Fabrizio Basciano

Su Wolfgang Amadeus Mozart se ne sono dette di tutti i colori, favole e luoghi comuni divenuti celeberrimi grazie anche al film Amadeus di Miloš Forman (1984), il quale se da una parte ha restituito, per un certo periodo, popolarità alle opere dell’italiano Antonio Salieri, dall’altra ha definitivamente consolidato, nell’immaginario collettivo, false credenze e assurde convinzioni. Nonostante il film sia cinematograficamente tanto valido al punto che si aggiudicò ben 8 premi oscar, a onor del vero sarebbe anche giunto il momento di fare un po’ di pulizia.

La regina, delle leggende giunte fino a noi riguarda certamente la presunta invidia di Antonio Salieri nei confronti di Mozart

La prima, e forse anche la regina, delle leggende giunte fino a noi riguarda certamente la presunta invidia di Antonio Salieri nei confronti di Mozart. La gelosia che il compositore italiano avrebbe nutrito nei confronti del “rivale” austriaco non ha infatti fondamento storico alcuno, bensì fu inventata di sana pianta, sulla base di malsane voci di corridoio, dal drammaturgo Alexandr Puškin che, proprio su questo soggetto, scrisse il suo Mozart e Salieri, testo teatrale poi divenuto libretto dell’omonima opera musicata da Rimskij-Korsakov. Addirittura, oltre alle oggettive circostanze storiche che facevano di Salieri uno fra i musicisti più acclamati d’Europa nonché compositore di corte a Vienna (per le cui condizioni difficilmente avrebbe potuto provare invidia alcuna nei confronti di chicchessia), è lo stesso Mozart a smentire, in una delle sue missive alla moglie e a pochi giorni dalla propria morte, alcun genere di astio fra i due: “Sono andato a prendere con la carrozza Salieri e la Cavalieri e li ho condotti nel palco. (…) Non puoi immaginare quanto siano stati gentili entrambi, quanto sia piaciuta loro non solo la mia musica, ma il libretto e tutto l’insieme. Hanno detto che è un’opera (Il flauto magico, ndr) degna di essere rappresentata in occasione delle più solenni festività davanti ai più grandi monarchi, e che certo l’avrebbero rivista altre volte, non avendo mai assistito a uno spettacolo più bello e più gradevole”.

Spiace deludere qualcuno, ma a parte rarissime eccezioni la sveglia del diligentissimo Wolfgang era puntata ogni mattino alle sei; alle 7 iniziava la composizione e, dalle 11 all’una, le lezioni agli allievi

Nel film di Forman troviamo poi un Mozart avvezzo all’alcol, donnaiolo quasi quanto il suo stesso Don Giovanni, incline a una vita del tutto sregolata, con una risata da perfetto scemo e che arriva addirittura ad auto definirsi volgare: tali e tante belle favole che, nel loro complesso, hanno contribuito a trasformare, agli occhi dei più, uno dei massimi geni della storia in una sottospecie di rockstar dei nostri tempi. Ebbene, e sempre a onor del vero, nulla di quanto sopra riportato ha mai avuto fondatezza storiografica alcuna, ma anzi sono tantissime le testimonianze, di prima come di seconda mano, che definiscono il carattere, le abitudini e l’atteggiamento esistenziale di un musicista estremamente disciplinato. Spiace deludere qualcuno, ma a parte rarissime eccezioni la sveglia del diligentissimo Wolfgang era puntata ogni mattino alle sei; alle 7 iniziava la composizione e, dalle 11 all’una, le lezioni agli allievi. Il pomeriggio era impiegato per la vita sociale, utile a procurargli commissioni e a infittire la rete di conoscenze musicali, mentre al ritorno eccolo nuovamente immerso nel lavoro compositivo, e così fino all’una di notte. Alle sei, nuovamente in piedi

“Non vado mai a dormire senza pensare che – per quanto io sia giovane – il giorno dopo potrei non esserci più”

Parlava correntemente cinque lingue, tra cui anche il latino, e coltivava in se un profondo sentimento religioso, tale da permettergli di rivolgere al padre le seguenti, illuminanti parole circa il concetto di morte: “Dato che la morte, a ben guardare, è la vera meta della nostra vita, già da un paio di anni sono in buoni rapporti con questa vera, ottima amica dell’uomo, così che la sua immagine non solo non ha per me più niente di terribile, ma anzi molto di tranquillizzante e consolante! (…) Non vado mai a dormire senza pensare che – per quanto io sia giovane – il giorno dopo potrei non esserci più, e di tutte le persone che mi conoscono nessuno potrà dire che io abbia un modo di fare imbronciato o triste, e ringrazio tutti i giorni il Signore per questa beatitudine, che auguro di cuore a tutti gli uomini”.

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