Una mozione per riconoscere lo Stato di Palestina. Dopo lo stallo degli scorsi mesi sulla questione in commissione Difesa, il Partito democratico ha intenzione di presentare un suo testo in favore del riconoscimento. Il voto era stato previsto in Aula a Montecitorio domani 19 febbraio, ma salterà per via del voto di fiducia sul decreto Milleproroghe. Sulla questione Palestina ono già stati depositati tre provvedimenti simili di Sel, M5S e Psi, mentre la Lega Nord si è schierata contro. L’annuncio è stato però criticato dall’ambasciata israeliana a Roma: “È chiaro che qualsiasi riconoscimento prematuro non farebbe altro che incoraggiare i palestinesi a non ritornare ai negoziati con Israele e allontanerebbe ulteriormente le possibilità di una pace”.

Il gruppo del Partito democratico della Camera ha dato mandato al responsabile Esteri Enzo Amendola di cercare la massima condivisione possibile, a partire dalle forze di maggioranza. Resta il dubbio della fiducia sul Dl milleproroghe che farebbe slittare il voto. La discussione sull’argomento va avanti da tempo in commissione. La prima mozione per chiedere il riconoscimento era arrivata dal Movimento 5 Stelle, a prima firma Gianluca Rizzo. Nella stessa direzione vanno anche i testi di Erasmo Palazzotto (Sel) Pia Locatelli (Psi). Molto critica sull’ipotesi è l’ambasciata israeliana: “Il riconoscimento di uno Stato palestinese in questo momento, uno Stato che non esiste di fatto e che non esisterà senza un negoziato, che non rispetta i prerequisiti previsti dal diritto internazionale, vorrebbe dire aggirare gli accordi di Oslo, con i quali le parti si impegnarono a risolvere attraverso dei negoziati tutte le questioni esistenti fra loro, incluso il carattere dell’entità palestinese”.

Le mozioni presentate da Sel e dal Psi sono state sottoscritte anche “da alcuni deputati Pd. “Noi chiediamo”, ha detto Palazzotto, “il riconoscimento dello stato palestinese e non ci sono valutazioni di altri genere. Non è una mozione contro Israele”. L’obiettivo è “sbloccare i negoziati che sono fermi”, ha spiegato invece Pia Locatelli (Psi). “E’ l’unica via per restituire alla pace in Medio Oriente una possibilità”, ha detto il Movimento 5 stelle. “Non ha importanza quale mozione sarà approvata, se la nostra, a prima firma Gianluca Rizzo, o quella di Sel e Psi. Questa volta ciò che conta è l’obiettivo, ovvero restituire al popolo palestinese i suoi diritti. L’auspicio è che il Partito democratico, anche in questa circostanza, non volti le spalle”.

Mentre Israele frena, dalla Ue si moltiplicano i segnali politici a favore del riconoscimento formale dello Stato di Palestina, considerato come primo passo ormai indispensabile per costruire una relazione da pari a pari tra israeliani e palestinesi. Il voto del Parlamento italiano, arriverà dopo quelli di segno analogo in Gran Bretagna, Irlanda, Spagna, Francia, Irlanda, Lussemburgo e Portogallo, nonché dello stesso Parlamento europeo. Le mozioni sono state approvate in 7 Paesi, ma finora solo la Svezia, tra i paesi occidentali, è passata al concreto riconoscimento del governo di Ramallah. Un atto formale annunciato il 3 ottobre dal premier Stefan Lovfen e formalizzato il 30 ottobre, suscitando il plauso del mondo arabo e le furiose reazioni israeliane. Sul piano politico il riconoscimento è molto più ampio in Europa, dove il 17 dicembre scorso la plenaria del Parlamento Ue a Strasburgo ha approvato a grandissima maggioranza (498 sì, 88 no e 111 astenuti) una risoluzione ‘bipartisan’ appoggiata da popolari, socialisti, liberali, verdi e sinistra unitaria e dal valore assolutamente simbolico, visto che la Ue non riconosce stati. Il testo sostiene “in linea di principio” il riconoscimento dello stato della Palestina sulla base dei confini del 1967, con Gerusalemme capitale. Dal quadro dei grandi paesi europei in sostanza manca solo la Germania, particolarmente sensibile al tema. Con la Cancelliera Angela Merkel che il 21 novembre ha tagliato corto: “Un riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese non ci porta avanti sulla strada della soluzione dei due Stati”.

 

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