Calcio

Parma calcio, Procura chiede fallimento della società. Rischio campionato falsato

I pm Paola Dal Monte, Giuseppe Amara e Umberto Ausiello hanno presentato l'istanza a causa delle inadempienze fiscali verso l’erario di 16 milioni e 746mila euro

La richiesta di fallimento è arrivata. La salvezza del Parma Calcio a questo punto potrebbe ormai non dipendere più dai bonifici sloveni, e nemmeno dalla decisione dei giocatori di mettere o meno in mora la società, che è slittata a settimana prossima. La Procura di Parma, attraverso i pm Paola Dal Monte, Giuseppe Amara e Umberto Ausiello, ha infatti ha chiesto il fallimento della società per le inadempienze fiscali verso l’erario di 16 milioni e 746mila euro: di cui 8 milioni e 443mila euro riguardano redditi da lavoro dipendente, e 7 milioni e 218mila euro l’Irap. La società è stata convocata in tribunale il 19 marzo, e a questo punto l’unico modo per evitare il fallimento sarebbe di saldare la somma entro l’udienza. Ma in un momento in cui la liquidità nelle casse del club scarseggia, e dopo la pantomima sui bonifici andata in onda nelle scorse ore, la strada è impraticabile. Il Parma è destinato a fallire e, con tutti gli accorgimenti possibili che prenderà la Lega di Serie A, il campionato è comunque falsato.

La conferma è arrivata dal procuratore capo di Parma Antonio Rustico: “Per noi è un dovere d’ufficio procedere – ha detto a ilfattoquotidiano.it – Il Parma Calcio ha debiti e ritardi nei pagamenti, e presenta uno stato di insolvenza verso le obbligazioni fiscali e previdenziali”. Per ora la Procura procede sotto il profilo civile, come prevede la legge fallimentare, ma non è detto che in caso di fallimento si aprano anche profili di tipo penale. Certo è che evitare il default a questo punto sarà molto difficile. La società dovrebbe riuscire a far fronte ai debiti, ma non solo quelli verso lo Stato, perché alla richiesta di fallimento della Procura si potrebbero accodare altri creditori. A quel punto, anche in caso i conti con l’erario venissero saldati, per il Parma non ci sarebbe scampo. “La legge prevede la par condicio creditorum – prosegue il procuratore Rustico – quindi non è possibile fare selezioni, e non è detto che ci sia solo la nostra procedura”. L’unica possibilità per evitare il fallimento, a meno dell’ipotesi, improbabile, di riuscire a risanare la situazione entro l’udienza, sarebbe quella di ristrutturare il debito attraverso gli strumenti previsti dalla legge, come per esempio il concordato, che prevede un piano di rientro approvato dai creditori. “Il Tribunale ha la possibilità di congelare la situazione, e decidere o meno di decretare il fallimento della società” ha aggiunto il procuratore. E in caso di fallimento, si aprirebbe quasi automaticamente una procedura penale nei confronti della società.

E così, dopo che ieri è andata in onda l’ennesima giornata di farsa, quando a Collecchio tutti aspettavano i soldi e invece si è presentato un ufficiale giudiziario per sequestrare furgoni e automobili appartenenti al club, i giocatori si sono incontrati con il presidente dell’assocalciatori Damiano Tommasi e hanno deciso di aspettare un’altra settimana prima di chiedere la messa in mora del club. “Abbiamo aspettato tanto tempo, non succede niente se concediamo qualche giorno in più alla proprietà appena insediata”, ha detto il capitano Lucarelli sulla possibilità di chiedere la messa in mora del club. Ma ora che la Procura ha presentato l’istanza di fallimento, il destino del club non dipende più dai giocatori. E nemmeno da quei bonifici che ancora oggi non sono arrivati. Mentre il neo proprietario Giampiero Manenti annunciava miracoli da Nuova Gorica, dove ha sede la sua società Mapi Group, capitale sociale 7mila euro.

E che a Nuova Gorica ci fosse una delle varie società satelliti acquistate dall’ex proprietario Tommaso Ghirardi per sbolognare parte delle centinaia di giocatori che acquistava e rivendeva a ogni sessione di calciomercato serve solo a rendere ancora più grottesca la faccenda. Da Ghirardi alla Dastraso Holdings Ltd, fantomatica società cipriota creata all’uopo con capitale sociale di mille euro, alla Mapi Group di Manenti con capitale sociale di 7mila euro, per mesi sono state fatte curiose operazioni finanziarie introno alla proprietà del Parma senza che né la Lega di Serie A né la Figc decidessero di monitorare, o perlomeno intervenire. Perché hai voglia a dire chissenefrega del Parma, che tutti sapevano da tempo che “è già saltato”, come da una delle molte verità della registrazione della telefonata di Lotito. Qui ne va di mezzo tutta la Serie A, un campionato irrimediabilmente falsato.

Se la settimana prossima i giocatori chiederanno la messa in mora avranno poi 20 giorni per ricevere i soldi o svincolarsi gratuitamente, indebolendo così una rosa che già a gennaio ha visto la partenza di 9 giocatori e la rescissione di altri due, tra cui Cassano. Se la Lega deciderà di continuare a far giocare il Parma anche dopo il fallimento, andrà a finire che i ducali giocheranno con la squadra Primavera le ultime partite, a tutto vantaggio di chi li dovrà ancora incontrare. Oppure, come anticipato ieri da ilfattoquotidiano.it, per l’art.53 comma 4 del Noif ci sarà l’esclusione del club e la vittoria a tavolino 0-3 delle squadre ancora da affrontare. Con buona pace di chi – Roma e Fiorentina tra le altre – col Parma ha perso punti e di chi magari li perderà da qui a al 19 marzo. Per il Parma Calcio poi, con l’abrogazione del Lodo Petrucci che prevedeva la partenza dalla serie appena sotto, si spalanca il baratro dei Dilettanti. Ecco perché sembra difficile che Manenti, o chi per lui, voglia davvero accollarsi i 10 milioni di rosso in bilancio e i 200 milioni di debiti per acquistare un club che l’anno prossimo non ci sarà più. Con tanti saluti alla regolarità del campionato di Serie A, e alle autorità di gestione e controllo del pallone che non hanno mosso un dito.

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