Colori alla Bollywood, ispirazione alla mitologia induista, azione e colpi di scena per un fumetto contro gli stupri che sensibilizza sulla condizione delle donne in India e promuova un cambiamento. L’idea alternativa è venuta al regista di documentari Ram Deviveni per combattere una battaglia culturale con lo scopo di denunciare le violenze ed educare la società ai valori del rispetto e dell’uguaglianza tra i sessi
Non ha super poteri, non combatte contro mostri e alieni ma è comunque una super eroina. Lo è perché è donna, indiana e soprattutto si batte contro la violenza sulle donne. È Priya, una ragazza ripudiata dalla sua famiglia per aver subito uno stupro. No, non è reale, è “solo” la protagonista di un fumetto indiano, Priya’s Shakti (Il potere di Priya), ma è come se lo fosse perché la sua è una storia-simbolo, la comunissima storia di una ragazza abusata in lotta contro una società maschilista e patriarcale che invece di punire i criminali colpevolizza le vittime.
Il grido di dolore di Priya arriva fino alla dea Parvati che decide di scendere sulla Terra per aiutarla a superare le sue paure ed entra nel suo corpo per darle quella forza e quel coraggio che le permettano di affrontare e far ragionare non solo la sua famiglia, ma anche gli aggressori. Colori alla Bollywood, ispirazione alla mitologia induista, azione e colpi di scena per un fumetto contro gli stupri che sensibilizzi sulla condizione delle donne in India e promuova un cambiamento. L’idea alternativa è venuta al regista di documentari Ram Deviveni per combattere una battaglia culturale con lo scopo di denunciare tali violenze ed educare la società ai valori del rispetto e dell’uguaglianza tra i sessi. Anche lui, come tanti suoi concittadini, nel dicembre del 2012 era in piazza a New Delhi per protestare contro l’ennesimo stupro di massa, quello stupro choc avvenuto su un autobus causando la morte brutale della studentessa ventitreenne ribattezzata dai media Nirbhaya (colei che non ha paura) e contro la mancanza di reazioni da parte delle autorità locali. Nonostante l’inasprimento delle punizioni, infatti, chi compie reati sessuali in India riesce ancora a spuntare la libertà su cauzione.
Per un anno Ram ha attraverso in lungo e in largo il suo Paese, si è confrontato con sociologi, attivisti, avvocati, ha incontrato le vittime e ascoltato le loro storie: così è nata l’idea del fumetto che ha poi preso forma grazie al disegnatore Dan Goldman e a un team di autori e grafici. “Ho pensato fosse il modo più facile per far arrivare il messaggio agli adolescenti. Ed era perfetto per realizzare la storia che avevo in mente. Nella cultura e mitologia induista spesso i comuni mortali incontrano le divinità. E allora, perché non far incontrare una donna vittima di violenza con gli dei?”, ha raccontato il documentarista. Inoltre, ha continuato, “il fumetto ha un grande pregio per un teenager: si sfoglia in appena 15 minuti. Ma lascia dentro un messaggio che durerà ben più a lungo”.
Le donne indiane hanno il terrore di perdere la propria dignità denunciando le violenze, di essere cacciate di casa per motivi d’onore, di subire una vendetta e, quelle che parlano, rischiano di essere molestate dagli stessi poliziotti a cui si sono rivolte. Ecco perché a dar loro voce adesso c’è Priya. Che una giovane donna, povera e scura di pelle possa essere la protagonista di un fumetto è già di per sé una novità se non addirittura una piccola rivoluzione. E perché il messaggio arrivi forte e chiaro il fumetto, già tradotto nelle numerose lingue regionali, sarà distribuito gratuitamente in tutto il Paese con l’aiuto di Ong e organizzazioni no profit che lavorano in India e che, insieme a Tribeca Film Festival e alla Ford Foundation, hanno promosso e finanziato il progetto. Si può anche scaricare gratis sul web dove ci sono numerosi contenuti extra ed effetti speciali. Le immagini, infatti, prendono vita grazie alla “augmented reality” di Blippar, una app gratuita che, semplicemente inquadrando col cellulare alcune vignette, permette di vedere approfondimenti e interviste che gli autori hanno fatto a donne indiane vittime di abusi, trasformate in cartoni animati per proteggere la loro identità e di scattarsi una foto con l’eroina postandola poi sui social media. A prendere vita, con lo stesso sistema, sono anche i graffiti che ritraggono Priya sui muri di New Delhi e Mumbai, opera degli artisti dei manifesti di Bollywood coinvolti nel progetto.
“Priya non è affatto una supereoina tipica, – ha affermato con convinzione Deviveni – i suoi punti di forza sono il potere di persuasione e un’idea. Un’idea è estremamente potente. Molto più del lazo d’oro di Wonder Woman”. Una storia inventata sì, ma fin troppo reale perché Priya possa avere un solo nome.