I magistrati contabili avevano chiesto alle maggiori agenzie un risarcimento da 234 miliardi di euro per aver tagliato il merito di credito della Penisola tra 2011 e 2012 provocando un'impennata dello spread tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi. S&P: "Soddisfatti, la Procura di Trani faccia la stessa valutazione"
La Corte dei Conti ha archiviato l’inchiesta avviata nel settembre 2013 su Standard&Poor’s per il declassamento del debito sovrano italiano deciso dall’agenzia di rating nel 2011. “S&P ha sempre dichiarato che i rilievi mossi dalla Corte dei Conti erano infondati e privi di merito”, si legge in una nota dell’agenzia, “e si augura che analoga valutazione arrivi dalla procura di Trani”, dove come è noto sono in corso due processi nei confronti di sei manager e analisti della stessa S&P e di Fitch. L’agenzia, prosegue il comunicato, “ha costantemente svolto il proprio ruolo fornendo una valutazione oggettiva ed indipendente del debito sovrano italiano, in applicazione delle proprie metodologie e nel rispetto dei propri standard qualitativi nonché della regolamentazione europea”.
Un anno fa il Financial Times ha rivelato che i magistrati contabili avevano notificato alle maggiori agenzie – compresa Moody’s – un atto di citazione che le accusava di non aver tenuto conto, nel valutare il merito di credito dell’Italia, dell'”alto valore del patrimonio storico, culturale e artistico del nostro Paese che è universalmente riconosciuto e rappresenta la base della sua forza economica”. E di aver così preso decisioni sbagliate, con l’effetto di far salire alle stelle lo spread tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi. Per questo la Corte chiedeva l’astronomico risarcimento di 234 miliardi di euro.