Cultura

Teatro a Sesto Fiorentino, al via la stagione della Limonaia

Sono passati dieci anni dalla scomparsa di Barbara Nativi, una delle fondatrici e anima e colonna portante del Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino, spazio da sempre alternativo, fin dai primi passi votato alla ricerca, innovazione e sperimentazione. In questa decade il mondo è cambiato, il mondo teatrale ha subito varie rivoluzioni, i rapporti all’interno dello stesso gruppo storico sono mutati o hanno subito degli abbandoni, delle perdite. La parte più solida rimane il progetto internazionale, fortemente voluto ed ideato dalla Nativi, di “Intercity a settembre ed ottobre con le drammaturgie estere portate in un unico contenitore di visioni ed incontri con il teatro che si anima fuori dai nostri confini. Per ricordare Barbara, “un’assenza che è diventata presenza”, dice Milopulos, verrà ripreso, con un cast d’eccezione, lo spettacolo “Le Cognate” di Michael Tremblay che qui debuttò in forma di lettura nel ’94 per Intercity Montreal.

Dopo l’abbuffata di lingue e sapori provenienti da ogni angolo teatrale del mondo, a fine gennaio parte la stagione vera e propria, un mese e mezzo di programmazione per quattro titoli per tredici repliche, prima di tuffarsi nel progetto giovani “Connections”. Qualcuno, tra coloro che ricordano le stagioni imbastite qualche anno fa, lamenta l’esiguo numero di proposte, ma la Limonaia (centro culturale che vinse anche un Premio speciale Ubu per la sua attività tout court) si è votata più all’internazionale che all’interno, divenendo finestra ed oblò per nuove aperture, seguendo, in definitiva, la linea tracciata proprio con la Nativi che “scoprì” e portò in Italia i testi di Sarah Kane, traducendoli e facendoceli conoscere, e fisicamente un giovanissimo Rodrigo Garcia.

Dicevamo quattro proposte partendo da “Ginori” (30, 31 gennaio e 1, 6, 7, 8 febbraio), da un’idea di Michele Panella, altra intuizione di Dimitri Milopulos, scenografo, regista e direttore artistico, che sembra aver ripreso lena e nuova linfa e vena produttiva soprattutto dal bellissimo “Firenze” di un paio di stagioni or sono che mostrò come le sue qualità d’inventiva scenica non si erano annacquate né dissolte. Il testo fa riferimento alla fabbrica, la Richard Ginori di porcellane acquisita dopo molte peripezie finanziarie da Gucci, attorno alla quale è cresciuta la città di Sesto Fiorentino alle porte di Firenze con le sue sirene, i suoi silos a forma di mappamondo o le ciminiere di mattoni svettanti delle fornaci. Un’imponente massa di attori e figuranti per questa “storia di un uomo, di una fabbrica, di una città” che comincia come una grande “Classe morta” kantoriana per poi svilupparsi, partendo da quel 1735 dove tutto ebbe inizio. A febbraio il “Faust Marlowe Burlesque” di Massimo Di Michele (21, 22) “scritto nel ’76 da Aldo Trionfo per la coppia Carmelo BeneFranco Branciaroli e da allora mai più andato in scena. Addirittura al Teatro Argentina a Roma fu censurato – spiega l’attore-regista – E’ un puzzle di testi che va da Marlowe a Goethe, fino a Cime Tempestose o Via col vento per giungere ai romanzetti rosa dell’epoca, il tutto in un mix tra corpo e parola”.

A fine febbraio un gruppo nato proprio dalla scuola della Limonaia e che poi ha preso il volo: il Teatro Sotterraneo. Tornavo “a casa” con il nuovo “War now!” (28 febbraio, 1 marzo), stavolta commissionato all’interno di un progetto europeo, assieme al regista lettone Valers Silis del Teatro Nazionale di Riga, in una produzione che vede l’Associazione Pistoiese ed il festival di Santarcangelo. “E’ un’analisi sul centenario dalla Prima Guerra Mondiale – spiega Claudio Cirri, attore storico della formazione fiorentina – soprattutto incentrata sulla propaganda. Noi siamo partiti dalla domanda se è possibile definire la guerra necessaria ed abbiamo suddiviso la piece in tre parti: l’oggi con una possibile terza guerra mondiale, la guerra con tutto l’immaginario hollywoodiano bellico, ed il post guerra con la creazione di un “mondo migliore” soltanto sulla carta”. A chiudere la ripresa di “Piccole storie crudeli” (6, 7, 8 marzo), “quasi un ‘Storie pazzesche’ almodovariano sui delitti della porta accanto, sulla nostra società che poi tanto sana non è, uno specchio dell’Italia di oggi tra cabaret, soubrette e drag queen”. Una stagione di scelte forti, d’impatto, faccia a faccia con il teatro. A muso duro, direbbe Pierangelo Bertoli.

Teatro della Limonaia, Sesto Fiorentino, Firenze