Secondo i pm l’accusa per il politico reggiano (che all’epoca dei fatti contestati era capogruppo del Popolo della libertà nel consiglio provinciale) è quella di essere stato vicino alla presunta associazione ’ndranghetista stanziata a Reggio e con un legame con le cosche di Cutro, in provincia di Crotone
Colpo di scena nell’inchiesta sulla ‘ndrangheta in Emilia. Il tribunale del Riesame di Bologna ha infatti accolto la richiesta degli avvocati difensori è ha disposto l’immediata scarcerazione di Giuseppe Pagliani. Il consigliere comunale di Forza Italia era stato arrestato e portato in carcere con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa il 28 gennaio scorso nell’ambito dell’operazione antimafia Aemilia portata avanti dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna.
Secondo i pm di Bologna l’accusa per il politico reggiano (che all’epoca dei fatti contestati era capogruppo del Popolo della libertà nel consiglio provinciale di Reggio Emilia) è sostanzialmente quella di essere stato vicino alla presunta associazione ’ndranghetista stanziata in Emilia, con epicentro a Reggio e con un legame con le cosche di Cutro, in provincia di Crotone. L’operazione antimafia aveva portato agli arresti, tra carcere e domiciliari, per 117 persone, la metà delle quali accusate di associazione a delinquere di stampo mafioso. C’erano poi stati sequestri e perquisizioni in tutta l’Emilia. In tutto gli indagati sono 200.
Al centro delle accuse per Pagliani c’era la famosa cena in ristorante del 21 marzo 2012 in cui il politico si era incontrato con alcuni di quelli che, secondo i pm, erano i capi della ’ndrangheta nella zona. La vicinanza al politico Pdl, secondo l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Alberto Ziroldi, sarebbe servita alla ’ndrangheta per contrastare politicamente e mediaticamente l’azione del prefetto di Reggio Emilia Antonella De Miro e del presidente Pd della Provincia Sonia Masini, che stavano infliggendo una serie di interdittive contro persone e aziende reggiane considerate vicino alle cosche.
Ad ogni modo, ora Pagliani è un uomo libero. “È stato annullata la misura cautelare. Noi sostenevamo che non ci fossero indizi di colpevolezza e non c’erano esigenze cautelari. E a leggere il dispositivo, sembrerebbe che la nostra istanza sia stata accolta in pieno. Ora attendiamo le motivazioni”, ha spiegato a ilfattoquotidiano.it l’avvocato di Pagliani, Romano Corsi.
Sono stati solo una quarantina (su 117) gli arrestati a fare ricorso contro l’ordinanza del Gip. Il tribunale del Riesame di Bologna, che in questi giorni sta decidendo dopo le udienze dei giorni scorsi, ha già respinto molti dei ricorsi presentati dagli indagati, che ora potranno fare comunque ricorso in Cassazione. Tra le scarcerazioni respinte c’è quella di Giuseppe Iaquinta (padre del calciatore Vincenzo) accusato di far parte dell’associazione mafiosa e del giornalista Marco Gibertini, che risponde invece di concorso esterno in associazione mafiosa. Respinto anche il ricorso Nicolino Grande Aracri, che in questa inchiesta non è accusato di associazione mafiosa, ma è comunque ritenuto dai pm capo della cosca omonima di Cutro a cui farebbe riferimento la ‘ndrangheta reggiana.