Il membro del cda di Viale Mazzini, ex parlamentare di Forza Italia e dirigente di Edilnord, nega di essere l'autore della missiva in cui venivano indicati gli otto programmi ostili al governo che andavano sabotati: "Vogliono mettermi in difficoltà perché sono l'unico contrario alla riforma Gubitosi"
Antonio Verro, palermitano, classe 1940, conosce Berlusconi dai tempi di Edilnord. Amico di Dell’Utri, è stato eletto al Parlamento nelle fila di Forza Italia. Nel 2009 è stato nominato consigliere di amministrazione della Rai. Ruolo che ha ricoperto segnando la sua battaglia contro ogni voce stonata rispetto al coro berlusconiano. Innumerevoli le sue prese di posizione contro il giornalismo di Michele Santoro. Avrebbe voluto censurare anche Celentano al Festival di Sanremo (organizzò una contestazione all’Ariston) e Roberto Saviano, e reintegrare al posto di comando del Tg1 Augusto Minzolini.
Questa è una lettera particolare, permette che gliela legga?
Il mio rapporto con Silvio Berlusconi è quarantennale. Che gli abbia potuto scrivere è plausibile.
È datata Roma 25 agosto 2010
E in agosto lei pensa che potessi essere a Roma?
Riferisce di aver visto il presidente a San Siro la domenica precedente.
Possibile. E quindi? Vada avanti
Scrive: “…è di fondamentale importanza procedere il prima possibile alla nomina di Sandra Petruni a direttore di Raidue”.
Alt. Impossibile che abbia potuto scrivere questo. Indicare il nome della Petruni poi! Smentisco al 100 per cento. No: al 102 per cento.
Abbiamo ragione di ritenere che la firma sia proprio la sua e il fax per Arcore autentico.
Smentisco. Voi fate il vostro lavoro e io il mio. Avremo tempo poi di bere insieme un caffè e analizzare i motivi di queste propalazioni.
In effetti qualcuno in Rai non le vuole bene.
Mentre leggeva facevo mente locale al fatto che sono l’unico consigliere di amministrazione che si oppone alla riforma di Gubitosi. Fare uscire proprio adesso questa missiva significa una cosa sola: tentare di mettermi in difficoltà alla vigilia di un decisivo consiglio nel quale la riforma dev’essere votata.
La lettera è però una sintetica ma limpida retrospettiva sugli anni del berlusconismo.
Mi creda: niente, ma proprio niente in confronto a ciò che accade oggi.
di Antonello Caporale e Carlo Tecce
da il Fatto Quotidiano del 19 febbraio 2015