Un documento del 28 agosto 2014 dei tecnici dell'agenzia metteva in guardia sui buchi del nuovo programma europeo per pattugliare le carrette del mare. E nero su bianco descriveva le falle e le possibili conseguenze di un indebolimento degli strumenti di controllo e soccorso
“E’ probabile che ci saranno più morti”. Fin dall’inizio Triton impensieriva l’agenzia di pattugliamento delle frontiere europee Frontex. Il 28 agosto 2014 l’agenzia analizzava la situazione degli sbarchi nel Mediterraneo e il superamento della missione Mare Nostrum. E metteva nero su bianco le preoccupazioni sul passaggio di consegne: “Va sottolineato che il ritiro delle navi dall’area (costiera libica, ndr), se non pianificato nel modo corretto e annunciato con buon anticipo, è probabile che possa provocare un aumento nel numero di morti”. Gli analisti Frontex lo scrivevano ben prima che la situazione in Libia diventasse di nuovo esplosiva. A scovare per prima questo timore sepolto nelle pagine del report è stata l’agenzia di stampa Redattore sociale.
A giudicare dagli ultimi numeri, qualcosa è andato storto nel passaggio di consegne tra le due missioni. Dei 2.994 migranti salvati dall’entrata in vigore di Triton, ben 1.282 sono stati soccorsi fuori dall’area definita dalla missione. Perché il limitato raggio d’azione imposto dalla nuova missione, impedisce di essere realmente efficaci. Implacabili, di nuovo, le cifre: Mare Nostrum si muoveva su una zona di 43 mila chilometri quadrati, 400 miglia a sud di Lampedusa e 150 miglia ad est, sconfinando in zone di ricerca e soccorso di Malta e Libia. Triton ha un raggio di 30 miglia nautiche. In più la missione è europea solo su carta: ad oggi le navi impiegate sono una islandese, due maltesi e cinque italiane. A queste si aggiungono tre aerei, uno per ogni nazione coinvolta. Il dispiegamento di forze non è comparabile: erano 900 gli uomini impiegati da Mare Nostrum, sono 65 quelli di Triton.
A rileggere il documento di lancio di Triton, si trova un altro grande errore di valutazione. Si imputa a Mare Nostrum l’aumento degli sbarchi nel 2014 e la conseguente diminuzione dei costi della tratta per i singoli migranti. “La presenza di navi vicini alle coste libiche – si legge nel testo di Frontex – ha cambiato le rotte dei barconi che partono dal Paese. Quindi, le previsioni sui nuovi arrivi dipendono in gran parte dal fatto se le navi (di Mare Nostrum) rimarranno lì o no. Se rimarranno a pattugliare l’area, dovremo aspettarci un numero di arrivi alto e costante non solo in estate, ma anche in inverno. Se invece ci sarà la cessazione di Mare Nostrum, si ritornerà al trend degli anni scorsi, con meno arrivi poiché i migranti saranno scoraggiati a intraprendere la rotta del Mediterraneo, soprattutto col cattivo tempo”. Al contrario, i primi due mesi del 2015, senza Mare Nostrum, con 5.600 sbarchi (di cui più di 5.300 in Italia) registrano un dato doppio rispetto allo stesso periodo nell’anno precedente. E nei mesi invernali la stessa Frontex stima pochi arrivi di barconi.
Nonostante questi limiti, Triton durerà almeno fino alla fine del 2015. Il Commissario europeo all’immigrazione Dimitris Avramopulos il 19 febbraio ha stanziato per l’Italia altri 13,7 milioni di euro presi dal Fondo di asilo, migrazione e integrazione, che si aggiungono agli altri 500 milioni provenienti dall’Unione Europea a sostegno del nostro Paese. Al mese Triton costa 2,83 milioni di euro, contro i 9,5 di Mare Nostrum: questo resta il motivo principale per cui continua ad esistere.
Le previsioni rispetto alla situazione che dovrà essere fronteggiata per il 2015 sono ancora peggiori rispetto al 2014, anno nero dell’immigrazione. Il sottosegretario al Ministero dell’Interno, Domenico Manzione, ha dichiarato che si potrebbero sfiorare i 400 mila arrivi. Lo scorso anno sono invece stati 170 mila, sui 200 mila entrate in Europa.