La circostanza che il popolare cantautore italiano avverta l’esigenza – pur dicendosi convinto della propria assoluta innocenza – di fare un passo indietro rispetto alla sua carica di Presidente della Società italiana autori ed editori è un fatto apprezzabile.
Non è, infatti, ipotizzabile che la Siae che, tra l’altro, svolge, per conto dell’Agenzia delle Entrate, servizi ispettivi e di controllo che le fruttano circa trenta milioni di euro ogni anno, sia presieduta da un soggetto – naturalmente innocente fino a prova contraria – ma indagato proprio per evasione fiscale.
L’autosospensione alla quale il Maestro Paoli sembra intenzionato a far ricorso, non è, tuttavia, una soluzione.
Tanto per cominciare il Presidente della Siae è designato dal Consiglio di Sorveglianza della Società – a sua volta eletto dall’Assemblea dei soci – e nominato, per legge, con Decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri di concerto con il Ministro dei beni e delle attività culturali e con il Ministro dell’Economia, sentito il parere delle commissione competenti di Camera e Senato.
Tanto basta a rendere evidente che il Presidente in carica non può limitarsi a manifestare – non è neppure chiaro a chi e come – la propria volontà di autosospendersi, dovendo, piuttosto, rimettere il proprio mandato nelle mani di chi l’ha nominato, rappresentando la propria decisione di non proseguire nell’attività di Presidente della società.
La Siae non è un circolo privato il cui Presidente possa semplicemente limitarsi a far presente agli iscritti la propria volontà di prendersi un periodo di riposo.
La Siae è – anche se troppo spesso si tende a dimenticarlo – un ente pubblico economico a base associativa cui la legge demanda una serie di fondamentali attività di carattere pubblicistico, ponendola sotto la diretta vigilanza del Presidente del Consiglio dei Ministri, del Ministro per i beni e le attività culturali, e del Ministro dell’economia e delle finanze.
Una cosa troppo seria perché il suo Presidente – indagato per evasione fiscale – possa limitarsi a dire di “autosospendersi”, senza neppure avvertire l’esigenza di sentire il parere del Consiglio di Sorveglianza della Società che lo ha designato e del Presidente del Consiglio e dei Ministri che lo hanno nominato.
Ma, a prescindere da ogni questione di forma – che, pure, in casi come questo, diventa sostanza – il problema è che un ente pubblico come la Siae non può restare per chissà quanto tempo senza un Presidente nel pieno dei propri poteri e delle proprie funzioni.
E, considerati i tempi del procedimento penale che vede l’attuale Presidente come indagato, non è dato sapere se e quando, Gino Paoli, potrà effettivamente ritornare alla guida dell’Ente, sospendendo la propria autosospensione.
I diritti e gli interessi delle decine di migliaia di autori iscritti alla Siae non possono essere subordinati, a tempo indeterminato, al destino processuale dell’attuale Presidente, specie in un contesto come quello attuale nel quale, proprio Gino Paoli, avrebbe dovuto rappresentare l’elemento di rottura tra la vecchia Siae degli scandali e dei compagni di merenda e la nuova Siae che, lui stesso, ha più volte ritratto come una casa di vetro.
Serve, a questo punto, un gesto di responsabilità del Maestro Paoli che deve rimettere il proprio mandato nelle mani del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri competenti oltre che, naturalmente, in quelle del Consiglio di Sorveglianza, lasciando così che si possa procedere alla nomina di un nuovo Presidente o, in caso di impossibilità, a quella di un Commissario straordinario capace di traghettare la società verso nuove elezioni e, forse, anche di avviarne quel processo di reale trasformazione che – a dispetto delle migliori intenzioni – neppure l’attuale Presidente è, sin qui, riuscito effettivamente ad avviare.
In difetto, tocca alle Autorità di vigilanza, Ministero dei beni e delle attività culturali in testa, adottare i provvedimenti necessari a garantire alle centinaia di migliaia di autori iscritti alla Siae, una guida autorevole e dotata di tutti i necessari poteri.
Stupisce, peraltro, in un contesto di questo genere, con un Presidente che manifesta alla stampa l’intenzione di autosospendersi, che sul sito istituzionale della SIAE, non vi sia neppure una riga in relazione a quanto sta accadendo mentre continui a campeggiarvi il comunicato con il quale, Gaetano Blandini – direttore generale della società – respinge al mittente le accuse di aver beneficiato, mentre era Direttore Generale del Ministero dei beni e delle attività culturali, di regalie da parte dell’ex Patron del Premio letterario Grisane.