Proprio per questo chi ha provato sdegno e vergogna, soprattutto se ricopre incarichi istituzionali, politici o aziendali, ha il dovere di tramutare il sacrosanto moto di ripulsa in azione, immediata e radicale, per rimuovere le cause che hanno prodotto non solo quella lettera,ma anche editti bulgari, censure, le espulsioni dei Santoro, dei Biagi, dei Travaglio, dei Luttazzi….Peraltro sarà il caso di non dimenticare che anche il direttore di Rai3, Paolo Ruffini, fu rimosso a seguito di una campagna ben orchestrata e che, contro la sua rimozione, votò da solo il consigliere Nino Rizzo Nervo. Chi tentò di denunciare quello scempio fu spesso liquidato come “antiberlusconiano di professione”.
Insieme alla lettera pubblicata dal Fatto, andrebbero rilette tutte quelle intercettazioni telefoniche che, al di là delle ipotesi di reato, hanno svelato l’esistenza di un gruppo politico e mediatico, coordinato e alle dipendenza del conflitto di interesse dell’allora presidente del Consiglio, nonché proprietario di un impero editoriale, nonché controllore della Rai. Nel mirino dei mazzieri terminarono anche persone indicate dal centrodestra medesimo, ma che ad un certo punto tentativo di far prevalere le ragioni della Rai rispetto agli ordini della Banda RaiSet, ci riferiamo, per fare un esempio, all’ex direttore di Rai 2 Massimo Liofredi, cacciato per aver deciso di mandare in onda comunque “Servizio pubblico“.
Questa è la vergogna da eliminare, ora e subito e si chiama conflitto di interesse. Spetta al governo presentare la legge e chiederne l’approvazione senza ulteriori rinvii. Allo stesso modo serve una nuova legge sulla Rai che superi la legge Gasparri, recidendo il controllo diretto da parte dei partiti e dei governi. Magari sarà anche il caso di definire una “Carta delle competenze e delle incompatibilità” per definire i requisiti etici e professionali delle candidate e dei candidati.
Qualcuno è arrivato a mettere in dubbio l’autenticità della lettera pubblicata dal Fatto, anzi il consigliere Verro ha definito la lettera “completamente falsa”. Basterà citare in giudizio il giornale ed attendere con fiducia la prima udienza, siamo certi che la redazione del Fatto si presenterà in aula senza incertezza alcuna, e con qualche valigia di documenti al seguito, e sarà anche accompagnata da quanti quelle minacce e quelle intimidazioni le hanno davvero vissute e subite. Forse sarebbe più elegante se il consigliere chiedesse scusa e salutasse sua sponte.
O si dimette o lo fanno dimettere, tertium non datur, altrimenti, per utilizzare l’espressione di Renzi, la vergogna travolgerebbe la Rai di ieri e di oggi. Nel frattempo sarà il caso di chiedere scusa agli espulsi di allora e di proporre agli esclusi l’immediato rientro e chiudere davvero la più brutta pagina del servizio pubblico dal giorno della sua fondazione.