Avete presente Cetto Laqualunque, il torbido politico calabrese nato dal genio comico di Antonio Albanese? Ecco, una delle sue caratteristiche principali è l’amore incondizionato per “u pilu”, modo tutto calabro per definire le belle donne.
Bene, se dovessimo cercare l’equivalente televisivo e sabaudo di Cetto e della sua fissazione non avremmo alcun dubbio: Piero Chiambretti. L’ex piccola peste della tv italiana è tornata su Canale5 con Grand Hotel Chiambretti, nuovo nome (con evidenti richiami al capolavoro di Wes Anderson) per un programma che in fondo è sempre lo stesso, da anni.
La ricetta è arcinota: tanto, tantissimo pilu, ospiti freaks e l’ego spropositato di Chiambretti a riempire il vuoto contenutistico evidente.
Non è una sorpresa, questo continuo giorno della marmotta di matrice chiambrettiana. In pratica è da Chiambretti c’è (2001-20013, RaiDue) che il Nostro non ha una nuova idea che sia una. E allora poteva contare anche sul genio di Gianni Boncompagni. Da allora ha avuto inizio una luna serie di repliche con diversi nomi e sempre le stesse idee rimasticate: da Markette su La7 (che almeno aveva il merito di aprire uno squarcio piccolo ma rivoluzionario nella seconda serata del canale che oggi è di Urbano Cairo) fino a Chiambretti Supermarket dello scorso anno su Italia1.
Quest’anno, visto che a Mediaset vige un regime strettissimo di spending review, Piero Chiambretti dovrà accontentarsi di un solo appuntamento settimanale, ma sempre a modo suo: studio faraonico con scenografie da urlo, approccio vintage con musica che crea l’atmosfera, le succitate fighe spaziali messe lì quasi a casaccio, che sia per un penoso playback o per un Rvm che non ha alcun senso.
L’effetto è ancora quello del night di qualche anno fa, anche perché Chiambretti in fondo vorrebbe vivere vita natural durante in un ambiente del genere, circondato da personaggi border line che lo facciano divertire e dalle solite donnine esplosive.
È una fissazione vera e propria, la sua, che però ha ormai soffocato qualsiasi estro creativo. Non basta un Massimo Ferrero ospite fisso, né un’intervista con Mauro Icardi e Wanda Nara. E figurarsi se può bastare la rampolla della famiglia Lamborghini che, bella e svampita come le donne che piacciono a Chiambretti, annuncia urbi et orbi di voler darsi al porno.
Spiace assistere all’ennesima chiambrettata. Fa male ricordare i bei tempi andati, quando Chiambretti inventava una tv nuova, complice il terreno fertile della RaiTre di allora. Lui continua imperterrito a mettere su il solito circo di fenomeni da baraccone e tette bioniche. Ormai si diverte così. È proprio vero che invecchiando anche i più ferventi rivoluzionari si imborghesiscono…