Matteo Renzi sta per celebrare l’anno dal suo insediamento a presidente del Consiglio. Era il 24 febbraio del 2014 quando il premier, appena nominato, pronunciò in Senato il suo discorso d’esordio. Questo anniversario trova il diretto interessato molto in forma, a capo di una squadra che sembra non dare il minimo segnale di cedimento e al lavoro a testa china per rispettare un suo crono-programma senza tentennamento alcuno.
La sottoscritta, al contrario, non si sente altrettanto galvanizzata. A non farmi nascere sul volto quel sorriso a volte beffardo tipico del nostro presidente del Consiglio, è la notizia, proprio di queste ore, che il prefetto di Milano ha cancellato la registrazione all’anagrafe comunale dei matrimoni omosessuali contratti all’estero. Operazione che il mio sindaco, Giuliano Piasapia, aveva deliberato qualche mese fa.
Non è un bel momento, quindi; soprattutto per quelle coppie gay che si sono viste recapitare dalla Prefettura meneghina un documento che annullava ogni legittimazione giuridica della loro unione. È chiaro a tutti, però, che il problema non sta in via Monforte a Milano, dove ha sede il cosiddetto ‘Palazzo del governo’; ma a Roma, a Palazzo Chigi, dove si trastulla Matteo Renzi; o se volete a palazzo Montecitorio e a Palazzo Madama, sedi del nostro Parlamento. Da lì dentro, una legge, si ostina a non uscire.
Solo una normativa nazionale, infatti, che banalmente riconosca il diritto di costituire un nucleo famigliare anche ad una coppia omosessuale, prescindendo quindi dal loro sesso, può mettere ordine in una materia tanto complessa, impossibile da gestire in enti periferici come i Comuni. Solo costituendo per legge le cosiddette ‘unioni civili’ usciremo da questo vicolo cieco e toglieremo le nostre Prefetture da quella imbarazzante situazione di escludere gruppi di cittadini dal riconoscimento a loro vantaggio di un diritto, sancito non solo dalla nostra Costituzione ma anche da documenti internazionali, come la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.
Sui giornali vediamo un Renzi sorridente, o tutt’al più serio ma rilassato, mentre si prepara a spegnere la sua prima candelina. Io sono sicuramente più imbronciata, per non dire di peggio… Con nella mente alcune brutte anticipazioni della legge sulle unioni civili che il governo continua a sostenere essere prossima al suo arrivo in Aula per una discussione decisiva.
L’ultima versione, infatti, vedrebbe stralciata la possibilità offerta ad una coppia omosessuale di adottare un minore. Pur parlando di step-child adoption, ovvero di un aspetto molto restrittivo dell’istituto dell’adozione, quello che riguarda minori già presenti all’interno della coppia e che coinvolge, per esempio, figli di precedenti matrimoni di uno dei due partner, o nuove vite generate dalla procreazione eterologa medicalmente assistita.
Fosse vero questo, ce ne sarebbe per essere molto tristi. Non solo nessun diritto verrebbe riconosciuto ad un genitore di fatto, ma soprattutto verrebbero meno i suoi doveri. A pagarne le peggiori conseguenze, infatti, sarebbe l’individuo più fragile: un figlio, costretto ad una vita con un genitore di meno, senza tutele, abbandonato al solo sostegno di chi biologicamente l’ha messo al molto.
Ecco, sono prima di tutto i minori in queste condizioni – che sono tanti – a non voler festeggiare affatto il primo anno Renzi.