Strascichi post Eurogruppo ad Atene. L'icona di Syriza Manolis Glezos, il partigiano che nel '41 ammainò la bandiera nazista dal Partenone autore della richiesta di danni di guerra a Berlino contesta il premier: "Un errore l'intesa, nessun compromesso con chi ci opprime". E la rabbia monta nel partito
“Mi scuso con i greci per questa illusione”. Trema la terra sotto Syriza. Tutti i quotidiani greci danno conto della dura presa di posizione dell’eurodeputato Manolis Glezos, eroe nazionale che nel ’43 salì sull’Acropoli e ammainò la bandiera nazista e grande sostenitore di Tsipras. L’eroe, questa la notizia, si dissocia dalle scelte economiche del neo premier. In un appassionato editoriale verga che “rinominare Troika Istituzioni e il Memorandum come misure non cambia la situazione”. Il motivo sta nel fatto che durante la campagna elettorale Syriza aveva promesso di abolire in toto il regime di austerità contenuto nel memorandum, mentre il sì greco all’Eurogruppo di venerdì scorso vuol dire accettare ancora quel vademecum, in cambio di credito per altri quattro mesi.
“E’ un mese che aspettiamo la messa in pratica delle promesse del nostro programma – scrive Glezos – è un vero peccato. Da parte mia mi scuso con il popolo greco perché ho partecipato a questa illusione”. Il deputato, tra l’altro, è stato proprio l’estensore del report sui danni di guerra che la Germania dovrebbe restituire alla Grecia, circa 153 miliardi. Vista la situazione, ora passa all’attacco. Glezos propone, prima che sia “troppo tardi”, che tutte le assise del partito si riuniscano e decidano se accettare questa direzione di marcia o meno, anche perché, osserva “tra oppressori e oppressi non può esserci alcun compromesso, come tra lo schiavo e l’occupante, dove l’unica soluzione è la libertà”. E conclude: “Ma anche se accettiamo questa assurdità, le concessioni già fatte dai precedenti governi del memorandum non ci permetteranno di combattere la disoccupazione, la povertà, i suicidi da crisi”.
Una critica aspra e inattesa al sesto piano del quartier generale di Koumoundourou, che si somma ai dubbi che iniziano ad albergare all’interno del Syriza nonostante non sia passato un mese dalla straordinaria vittoria elettorale del gennaio scorso. Secondo alcune fonti interne, molti sono i dirigenti e i ministri che, dopo l’Eurogruppo, faticano a spiegare al proprio elettorato l’accordo raggiunto con i creditori internazionali, che sarà sancito dall’accettazione da parte di Fmi, Ue e Bce della lettera di intenti che lunedì sera il ministro delle finanze Yanis Varoufaklis dovrà recapitare a Bruxelles. Al suo interno l’elenco preciso delle promesse elleniche su bilancio, controllo dei conti pubblici, riforme e lotta alla corruzione. Addirittura il vice ministro del welfare Dimitris Stratouli avrebbe bollato le scelte di Tsipras come “un passo indietro rispetto alle promesse elettorali”.
Una frizione, tra la base del partito e il giovane premier, che aveva avuto un prologo non solo in occasione dell’alleanza di governo decisa a sorpresa con gli Indipendenti di destra (Anel), ma anche per l’elezione del Capo dello Stato. Infatti a poche ore dall’annuncio di Syriza di voler candidare il conservatore Procopios Pavlopoulos, eletto poi al primo colpo, era stato il ministro dell’energia, il matematico Panaghiotis Lafazanis, anima del pensatoio Iskra, a chiedere che fosse ascoltata “una voce diversa”, esprimendo così una critica indiretta per la gestione Tsipras. E il numero di dirigenti di primissimo piano (si fanno i nomi di Leoutsakos, Primikyris, Ntavanelos, Mitropoulos) contrari alle prime rilevanti decisioni del premier, espresse in recenti riunioni della segreteria politica, sembra ora destinato ad aumentare.