Insomma, due pezzi da novanta che gravitano e hanno suonato assieme a mostri tipo Phil Niblock, David Grubbs, Sunn O))), Sonic Youth, Fennesz, Tony Conrad e aggiungeteci a caso i più illuminati del lotto. Quattro anni dopo “Indeed”, disco che sancì la loro collaborazione, ci riprovano e il centro è di quelli clamorosi. Due pezzi, poco più di quaranta minuti di musica. Da che parti siamo? Sperimentazioni elettroniche, krautismi, Jon Hassel e il suo “Fourth World”, le patinature e le frustate sulla batteria non così distanti dai The Necks. Le increspature soffici a pelo d’acqua del lato A del vinile, 18 minuti di moti scostanti, e i synth da pelle d’oca in modalità Ashra sul lato B. I due lati di questo “Behold“, agli antipodi per costruzione, si completano a vicenda, costruendo un unicum che viaggia su binari paralleli. Non c’è la sensazione di una sessione improvvisata, quanto di un lavoro certosino sui tempi. Le percussioni si inseriscono con puntualità svizzera, il – come da comunicato stampa – “free flowing electronics” scorre via che è un piacere in un moto di ascesi costante e da pelle d’oca.
Ora, qui vi beccate una piccola anteprima e sotto un pezzo agile di un’oretta dei Necks, giusto per farvi intuire le coordinate. Ben immagino gli insulti che mi arriveranno. I “che è sta roba, torna ad ascoltare il rock” et similia, commento gettonatissimo che mi fa sempre molta tenerezza. Cari lettori, siete forniti di orecchie e osare ogni tanto fa sempre bene. Questo “Behold” è l’ennesima dimostrazione di potenza di due mostri che non pongono limiti alla loro curiosità. Fatelo anche voi.