“Abbiamo già ottenuto il parere favorevole della Sovrintendenza per bucare le mura cinquecentesche, ora stiamo aspettando quello del Genio, questa operazione ci consentirebbe di risolvere anche il problema degli scarichi fognari, alleggerendo e rendendo efficienti, pur con i loro limiti, quelli già esistenti”. Era l’ottobre 2014 quando l’assessore alle Manutenzioni del Comune di Padova, Fabrizio Boron, rilasciava questa dichiarazione.
Dopo che le piogge, che avevano allagato diverse parti della città, avevano creato problemi anche in piazza Portello. Un settore della città veneta estremamente fragile, con le mura cinquecentesche a costituire sponda al corso del canale Piovego e la Porta Ognissanti a fornire accesso monumentale al circuito realizzato dalla Serenissima. Parti sensibili. Molto. Nonostante i restauri alla Porta. Quello del 2013 agli intonaci e alla decorazione affrescata interna, al paramento esterno e alle spallette. Quello precedente, del 2012, con il ripristino parziale del livello cinquecentesco. Nonostante il restyling della piazza e la conseguente pedonalizzazione.
Operazioni che hanno avuto il merito di ricostituire parti di un unico contesto. Ma che non hanno risolto il problema delle acque. Problema che, a detta dell’assessore Boron e della Giunta guidata da Massimo Bitonci, potrà essere risolto con l’installazione di un collettore di sversamento delle acque meteoriche nel Piovego. Ora che c’è anche l’ordinanza della Regione e l’affidamento dei lavori è stato espletato, tutto sembra pronto. Insomma le mura cinquecentesche possono essere trapassate.
Circostanza necessaria per la maggioranza che guida il Comune. Ma non per diverse associazioni locali, come gli Amissi del Piovego, secondo i quali piuttosto che distruggere una parte delle mura sarebbe sufficiente che l’Acegas Aps, la prima tra le multiutility nel Nordest italiano, provvedesse all’“ordinaria pulizia dell’alveo, prevista nella convenzione Acegas-Comune, e non realizzata” e si facesse la pulizia annuale della vegetazione delle mura del Portello.
Ragioni queste alle quali Legambiente Padova aggiunge quelle della tutela, anche a fini del rilancio a livello turistico, delle mura. Eccolo il punto nodale, forse. La constatazione che il recinto, inizialmente costruito in legno con un riempimento in sabbia e terriccio e poi rafforzato con mattoni e trachite e quindi abbellito intorno alla metà del Cinquecento dall’intervento di Giovanni Maria Falconetto e Michele Sanmicheli, sia un patrimonio mal tutelato e ancor peggio valorizzato. Un Bene interessato solo in poche parti da interventi, a dispetto di criticità evidenti.
La distruzione autorizzata dalla Soprintendenza a Porta Ognissanti, è parziale. E’ vero. Ma esemplificativa. Indizio della irrilevanza che il circuito cinquecentesco, che si snoda per 11 chilometri intorno alla città, a lungo ha avuto nelle politiche di sviluppo di Padova. Una storia quella dell’opera insieme architettonica, urbanistica e militare, ricostruita recentemente nella mostra, curata da Cinzia Donvito e Ugo Fadini, “Padova è le sue mura” al Museo Eremitani. Una storia “percorsa” grazie alle visite guidate organizzate dal Comitato Mura. Un progetto di riqualificazione è stato presentato all’inizio dello scorso gennaio, proprio dalla nuova amministrazione. Ma a mancare sono le risorse necessarie. Anche se un primo intervento sarà possibile contando sui due milioni di euro promessi da Comune e Fondazione Cariparo.
Il pensiero va a Lucca, dove le mura iniziate nel Cinquecento sono diventate elemento vitale. Emblema del centro moderno. Come dimostra lo stanziamento di 9,5 milioni di euro deciso dalla Cassa di Risparmio di Lucca e dalla Regione Toscana. Mentre a Padova si è in procinto di “bucarle”.