Il presidente del Consiglio durante il programma "In mezz'ora" ha attaccato il leader della Fiom, che in una nota ha corretto il tiro di quanto dichiarato a Il Fatto Quotidiano. Tweet della Cgil: "Se Maurizio vuole scendere in politica tutti i nostri auguri, ma il sindacato è altra cosa"
Maurizio Landini sceglie la politica. Anzi no. Ma Renzi e la Cgil criticano ugualmente il contenuto della sua intervista al Fatto Quotidiano, nonostante il leader Fiom abbia tentato di correggere il tiro. Senza risultato. “Non è Landini che abbandona il sindacato, ma è il sindacato che ha abbandonato Landini”. Parola di Matteo Renzi, che ha risposto così alla domanda di Lucia Annunziata sul Jobs act (definito “la più grossa ferita per sindacato, Sel e pezzi del Partito democratico”) e, soprattutto, sulla presa di posizione del segretario della Fiom, che in un’intervista a Il Fatto Quotidiano ha spiegato che “è arrivato il momento di sfidare il leader del Pd“. “Chi oggi non ha avuto tutele le avrà” ha annunciato il premier, prima di mettere in correlazione gli effetti della riforma del lavoro con le mosse politiche di Maurizio Landini. Il punto di incontro? La Fiat. Per il capo del governo non ci sono dubbi: “Il progetto Marchionne sta partendo. Al netto delle simpatie e antipatie – ha detto – la Fiat sta cominciando ad assumere e a portare gente in fabbrica. Il dato di fatto è che Landini e la sinistra radicale quella partita la stanno perdendo”. Da qui, a sentire Renzi, la discesa del sindacalista nell’agone politico. Lo stesso Landini, come detto, nel pomeriggio ha precisato di non aver mai pronunciato la frase “ora faccio politica”.
Landini corregge il tiro, la Cgil lo critica ugualmente
Quale, allora, il senso delle sue parole? A leggere la nota, per la Fiom la sfida a Renzi sta tutta “nella creazione di una coalizione sociale che superi i confini della tradizionale rappresentanza sindacale, capace di unificare e rappresentare tutte le persone che per vivere hanno bisogno di lavorare”. La precisazione del sindacalista, tuttavia, non ha evitato la reazione di Renzi e, soprattutto della Cgil. Il sindacato confederato, infatti, dopo pranzo ha pubblicato un tweet dal contenuto emblematico: “Se Maurizio vuole scendere in politica tutti i nostri auguri, ma il sindacato @fiomnet è altra cosa” sono i 140 caratteri postati da Massimo Gibelli, portavoce del segretario Susanna Camusso.
Landini: ora faccio politica. Int. a @fattoquotidiano (Se Maurizio vuole scendere in politica tutti (cont) http://t.co/AUKT33Zmw0
— Massimo Gibelli (@magibe) 22 Febbraio 2015
Landini in politica? “Scontato. Fiat ora assume”
Ma se la risposta della Cgil è stata orientata alla diplomazia, ben più diretta la presa di posizione del presidente del Consiglio. “Non è il primo sindacalista che si impegna in politica” ha detto Renzi, che poi ha sottolineato come “sul Jobs act ognuno può avere l’opinione che vuole, ma se la si butta in politica è difficile pensare che tutte le manifestazioni non fossero propedeutiche alla entrata in politica”. Chiaro il riferimento alle ultime proteste organizzate dalla Fiom. Perché – è il parere di Renzi – “la sconfitta sindacale pone Landini” nel bisogno di cambiare pagina al suo impegno. Forse anche per questo l’atteggiamento della Fiom “a volte è ostile a prescindere”. “C’è larga parte del sindacato, Cgil, Cisl, Uil e non solo, che talvolta ha voglia di confrontarsi nel merito e dare una mano – ha spiegato il premier – Se abbiamo salvato Alitalia, Electrolux, Piombino, Terni è perché abbiamo lavorato col sindacato”. Le critiche della Boldrini sul Jobs act? “Un problema suo, non nostro – ha risposto Renzi – Noi mandiamo avanti il programma di governo su cui abbiamo chiesto la fiducia. La Boldrini è la presidente della Camera – ha aggiunto – è l’arbitro dei giochi parlamentari e la lascio fuori dalla discussione“.
Rai. “Nuovo Cda non con legge Gasparri. Se serve decreto”
Sulla questione Rai Renzi ha annunciato che non sarà risolta per decreto: “Bisogna rendere la governance Rai più efficiente ed efficace. Oggi l’azienda ha procedure burocratiche complicatissime. Pensiamo che la Rai debba essere il grande motore dell’identità educativa e culturale del Paese e in quanto tale – ha ribadito – non può essere normata da una legge che si chiama Gasparri. Lo dico perché ho un’idea dell’identità educativa e culturale diametralmente opposta a quella di Gasparri”. Il premier, poi, ha anticipato il modus operandi con cui opererà il governo per viale Mazzini: “Se sarà possibile faremo il disegno di legge, se ci sono le condizioni di necessità e urgenza sarà fatto il decreto, come prescrive la Costituzione“.
Banche popolari. “Conflitto di interessi è castroneria”
Sul tema riforma banche popolari, invece, il premier ha risposto attaccando: “Il conflitto di interesse non sta né in cielo né in terra. Chiedo a Procura e Consob di fare chiarezza prima possibile – ha spiegato – E’ una assoluta castroneria galattica. Sono pronto a tutte le verifiche del caso. La norma che abbiamo portato la aveva tentata un galantuomo come Carlo Azeglio Ciampi nel ’97 con Mario Draghi. Abbiamo ripreso quel principio”. Il 3% sulla questione fiscale verrà riproposto? ” Ci siamo dati tre mesi per risolvere ma il fisco deve essere uguale per tutti” ha detto il premier, secondo cui il Fisco italiano oggi ha “dei margini di discrezionalità inaccettabili” e usa un “metodo ingiusto”. Come operare, allora? “Creando criteri prestabiliti – è stato il parere del leader del Pd – Se una fa errori di poco conto, ha diritto a pagare con sanzione, non a non pagare”.
Isis? “Vogliono solo farci paura. Libia? Siamo pronti”
Prima di affrontare le questioni italiane, il premier ha risposto anche alle domande su Isis e terrorismo: “Non siamo sotto attacco ma non possiamo sottovalutare niente. Occorre buon senso e fermezza – ha detto – Dobbiamo avere la capacità di spiegare nel merito quello che accade veramente”. Per quanto riguarda la situazione della Libia e le infiltrazioni dello Stato Islamico, Renzi ha sottolineato che i terroristi “non hanno il controllo della Libia ma è un tema che voglio prendere in tutta la sua serietà. La questione Mediterraneo è strategica per i prossimi 30 anni”. Centrale, nella questione libica, è l’affaire petrolio: “Il petrolio in Libia in questo momento non è oggetto della nostra attenzione. Ma se un Paese nel Mediterraneo non è governato, da lì parte l’esodo dei barconi. È successo con la Tunisia”. Il primo ministro in tal senso ha sottolineato che i “terroristi non arrivano con i barconi” citando i casi di Parigi e Copenaghen”.
“Questione Mediterraneo strategica, aiutare i libici”
“Noi siamo in grado di intervenire in Libia. Vorrei dare un segnale di tranquillità. L’Italia ha un servizio di intelligence che non è come la Cia, ma in Libia siamo i numeri uno. Dobbiamo aiutare i libici” ha detto Renzi, ricordando che dal 2011, dopo la caduta di Gheddafi, il paese vive in una situazione di instabilità. “Non arriverà” mezzo milione di persone dalla Libia “perché interverremo prima in modo diverso – ha proseguito Renzi – È già accaduto uno sbarco pazzesco di persone: 170 mila. Un livello enorme, che ha battuto tutti i record. Non è accettabile. Abbiamo detto all’Europa non deve fare lo struzzo con la testa sotto la sabbia. È un valore che un bambino sia salvato dalle acque: a chi dice lasciamoli affogare rispondo che non mi dimetterò mai dalla dimensione di uomo”. “La nostra leadership in Libia può essere sia diplomatica che un domani sul peacekeeping“. “Quanto accade in Libia è per la mancanza di attenzione della comunità internazionale. Vogliamo una pressione maggiore non solo dei Paesi dell’area ma voglio portare l’interesse di tutta comunità internazionale. La Libia è prioritaria”.
“Mosca ha ruolo chiave ma esca da Ucraina”
“Putin è responsabile di aver violato l’integrità dell’Ucraina. Io sto provando di far passere un messaggio: se la Russia torna al tavolo della comunità internazionale saremmo tutti più tranquilli” ma “per andare al tavolo è chiaro che Putin deve uscire dall’Ucraina – dice Renzi – Il mio viaggio da Putin è fissato per l’inizio di Marzo”. “È un tentativo, l’importante è far passare il messaggio che nella partita della Libia l’Onu deve giocare un ruolo e siccome la Russia è membro permanente… L’altra volta – rileva – l’intervento fu molto improvvisato e ora si pagano le conseguenze. Fu giusto cacciare Gheddafi, ma è in corso una battaglia sul futuro del nostro mondo”, conclude ricordando che “Al Sisi è baluardo nel Mediterraneo”.