Al termine di una giornata di discussione al Comitato Direttivo Centrale il parlamento delle toghe non ha trovato una posizione unitaria, ma dopo un voto i magistrati hanno deciso di non protestare con l'astensione. Chiesto un incontro al presidente della Repubblica
L’approvazione definitiva del testo sulla responsabilità civile dei magistrati sarà in Aula alla Camera a partire da martedì. E i magistrati hanno deciso di non protestare con l’astensione. L’Anm ha detto no allo sciopero contro il provvedimento sulla responsabilità civile dei magistrati, passa a maggioranza la posizione di Area e Unicost. Al termine di una giornata di discussione è stata bocciata la linea dello sciopero proposto da Magistratura Indipendente. Al termine di una giornata di discussione al Comitato Direttivo Centrale, l’Anm non ha trovato una posizione unitaria: dopo il dibattito e tre ore di riunioni a porte chiuse sono stati messi ai voti tre documenti oltre a quello di maggioranza e a quello di MI, la proposta di Autonomia e Indipendenza di sciopero bianco. Il parlamento delle toghe ha quindi allontanato la prospettiva di un muro contro muro.
“Al capo dello Stato, al quale abbiamo già chiesto un incontro, vogliamo presentarci quali interpreti e custodi dei valori di autonomia, indipendenza della giurisdizione e legalità” aveva detto il presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli introducendo il Comitato direttivo centrale. Condividiamo le critiche alla legge sulla responsabilità civile dei magistrati “ma riteniamo che lo sciopero non sia la risposta efficace” aveva spiegato Sabelli al comitato direttivo che ha all’odg la messa ai voti sulle forme di protesta contro la riforma che verrà votata alla Camera martedì. “Uno sciopero – ha detto – in qualsiasi forma sia organizzato sarebbe una testimonianza disperata e impotente e sarebbe percepita come la manifestazione di una casta che difende il privilegio”.
Con l’avvicinarsi dell’approvazione definitiva del testo il ministro della Giustizia Andrea Orlando aveva invitato l’associazione delle toghe a desistere da propositi bellicosi. “Auspico che non si arrivi a una forma di protesta di questo tipo” aveva detto il Guardasigilli, dopo che Magistratura Indipendente, la corrente moderata, aveva evocato lo sciopero. Orlando aveva ribadito che non c’è “volontà punitiva” e che il testo “è stato costruito con un costante dialogo. Non c’è sempre stata convergenza ma abbiamo cercato di tenere conto dei rilievi. Siamo disponibili a un tagliando”, ma “abbiamo bisogno di una legge”.
Contro la legge la magistratura è da mesi in stato di agitazione. Tutta l’Anm è critica sul testo, in particolare sull’eliminazione del filtro sui ricorsi e sull’introduzione come ulteriore fonte di responsabilità per i giudici del “travisamento del fatto e delle prove”. Ma le correnti, pur nella ferma critica a quello che considerano un attacco alla terzietà della magistratura, sono divise tra una forma di protesta soft, sostenuta da Area, il cartello progressista, e da Unicost, e forme più dure – fino all’astensione – spinte invece da MI e da Autonomia e Indipendenza, la corrente scissionista guidata da Piercamillo Davigo, nata per marcare maggiore distanza dalla politica e dalle posizioni dell’Anm.
“La legge sulla responsabilità civile dei magistrati è punitiva ma scioperare sarebbe un errore fatale”, scriveva in un tweet Anna Canepa, segretario di Magistratura Democratica a conferma della distanza delle posizioni. In risposta, MI – in un comunicato sulle mailing list dei magistrati – ribadivache è in gioco “la stessa terzietà ed indipendenza della magistratura, da difendere con le unghie e con i denti anche giungendo a decidere di scioperare”, e che una forma legittima di protesta non può essere “motivo per agevolare politiche del governo punitive nei nostri confronti”.