Negli Stati Uniti, da quando il morbillo ha iniziato nell’ultimo mese a diffondersi in diciotto Stati, la rabbia contro coloro i quali promuovono il movimento anti-vaccino è cresciuta. Il tema dei vaccini è stato su tutti i più importanti quotidiani americani, per discutere sulla necessità o meno di sottoporre i propri figli ad essi. Dubbio che circola tra molti genitori da sempre, e che si è riaperto a seguito della diffusione del morbillo nel parco giochi di Disneyland in California.
Molti i genitori che hanno inviato lettere ai quotidiani con le proprie esperienze personali. Chi sostiene la necessità della vaccinazione considera i contrari ad essa degli egoisti che mettono in pericolo i loro figli e quelli degli altri, esponendoli a malattie a volte mortali. Perché la parotite, il morbillo e la rosolia sono malattie gravi che possono portare invalidità o addirittura essere fatali. Il dibattito pubblico sulla sicurezza del vaccino trivalente persiste, ed ha avviato un “contagio” mediatico.
Anche in Italia si è infatti riaperto in questi giorni il caso dei vaccini. Tre neonati sono finiti all’ospedale Bambino Gesù di Roma per una meningite causata da Haemophilus influenzae di tipo B, un batterio il cui vaccino è contenuto in quello esavalente, che si somministra a partire dai tre mesi di vita del bambino, e considerato tra quelli obbligatori. Secondo i medici la malattia è tornata proprio a seguito del notevole calo delle vaccinazioni, il più basso degli ultimi dieci anni. La causa di questo crollo è da ricercare nella paura che ci possa essere un collegamento tra i vaccini e l’accelerazione dei disturbi dello spettro autistico negli ultimi anni.
Gli scienziati che però studiano le cause dell’autismo sostengono che non ci sia correlazione tra i due. Si pensa che possa piuttosto essere causato da diversi fattori che interagiscono: un insieme di geni ereditati, di mutazioni genetiche, di fattori ambientali e della nutrizione durante la gravidanza.
Bisognerebbe decidere se sia giusto essere liberi di scegliere ciò che accade nel proprio corpo e in quello del proprio figlio. Se la scelta circa le vaccinazioni debba essere tra i pazienti e medici, o se anche lo Stato abbia il diritto di inserirsi in tale questione delicata. Sicuramente c’è la necessità di iniziare a pensare ai problemi di salute pubblica in un contesto globale. Perché le malattie non vedono confini, e la diffusione dell’Ebola negli ultimi mesi ne è stata la dimostrazione. La prevenzione delle malattie non è più soltanto un problema nazionale ma globale. Ed è necessario trovare presto una linea comune. Ricordando che le possibilità che un bambino abbia degli effetti collaterali a seguito della vaccinazione sono più basse rispetto a quelle che si incontrerebbero se queste non venissero fatte.