Mentre in Aula si discuteranno gli emendamenti del disegno di legge a firma Realacci, Micillo e Pellegrino, le 25 associazioni firmatarie dell’appello “In nome del popolo inquinato” promosso da Legambiente e Libera, si riuniranno in strada per chiedere ai politici "di dare una prova di responsabilità dinanzi al Paese ed approvare, senza altri rinvii, il Ddl"
Martedì il ddl sugli ecoreati torna nell’Aula del Senato. Ma gli ambientalisti e le associazioni non si fidano. Così, mentre a Palazzo Madama si discuteranno gli emendamenti del disegno di legge a firma Realacci, Micillo e Pellegrino, le 25 associazioni firmatarie dell’appello “In nome del popolo inquinato” promosso da Legambiente e Libera, organizzeranno un sit-in davanti al Senato per chiedere ai senatori “di dare una prova di responsabilità dinanzi al Paese ed approvare, senza altri rinvii, il Ddl”. L’appuntamento è fissato dalle 14.30 alle 16.30 in Piazza delle Cinque Lune.
Un anno di attesa ha lasciato il segno. Soprattutto in termini di fiducia. E, ora, ogni cosa viene vista come un impedimento al regolare percorso del provvedimento. La settimana scorsa, per esempio, è stata accolta in maniera negativa la decisione di discutere le dimissioni degli ormai ex senatori del Movimento 5 stelle Giuseppe Vacciano, Ivana Simeoni e Francesco Molinari lo stesso giorno dell’arrivo del provvedimento in Aula. Allo stesso modo, avere messo in calendario per domani anche la discussione dei decreti Milleproroghe e Imu ha fatto scattare nuovamente l’allarme. “Perché tutti i decreti passano davanti al ddl sugli ecoreati? – si domanda Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente – non abbiamo nulla da dire circa la discussione del decreto Milleproroghe che scade tra meno di una settimana, ma quello sull’Imu non ha carattere d’urgenza, essendo stato approvato un mese fa. La politica si assuma le proprie responsabilità e ci dica se questa legge costituisce una priorità. Ai senatori poi – aggiunge l’esponente ambientalista- chiediamo che le ulteriori modifiche che saranno apportate in Aula al Senato, vengano concordate con la Camera, cosicché il voto finale sia sostanzialmente un atto formale rapido e indolore. Questa – conclude Ciafani – è una legge che aspettiano da venti anni. E che avrebbe potuto riscrivere la storia del nostro Paese. Se nel codice penale fosse già stata presente il reato di disastro ambientale, non ci sarebbero stati scandali come quello della sentenza Eternit“.
Alla sentenza dello scorso novembre ha fatto riferimento anche l’avvocato Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto e Legale di parte civile nel processo Eternit, il quale ha dichiarato che “il caso Eternit e la sentenza assolutoria sono legati anche al ritardo con cui lo Stato ha legiferato in materia penale per il disastro ambientale. Finalmente con la nuova legge può venire alla luce la configurazione più specifica del disastro ambientale rispetto alla generica formulazione degli anni ’30, periodo nel quale non erano minimamente prevedibili gli sviluppi e le lesioni all’ambiente e alla salute. Occorre evidenziare – aggiunge Bonanni – che risulta premiato l’impegno del M5S, che ha recepito le istanze dei cittadini e dei comitati, non solo in riferimento al rischio amianto, ma anche per tutti gli altri agenti patogeni”.
A sostegno dell’azione, dalle ore 15.00 anche diversi senatori e deputati scenderanno in piazza. Con loro anche Enrico Fontana, presidente dell’associazione Libera: “Noi ci saremo per chiedere ai senatori di fare presto. Devo dire che la prima parte della discussione, avvenuta la scorsa settimana, fa ben sperare per una soluzione condivisa. Non ci spaventa né l’astensionismo della Lega, né la politica del ‘sì, però’ portata avanti da Forza Italia attraverso i suoi emendamenti. È importante però che in Aula al Senato vengano corrette quelle modifiche che hanno peggiorato il ddl, a partire dalla non punibilità per chi bonifica dopo un caso di reato colposo“. Sullo stesso argomento, un emendamento del Movimento 5 Stelle ha permesso che nel caso di un reato ambientale il soggetto responsabile possa usufruire di una riduzione di pena solo nel caso in cui prima del dibattimento interrompa l’azione delittuosa, collabori con le forze di polizia e provveda all’immediata messa in sicurezza, alla bonifica e, ove possibile, al ripristino dello stato dei luoghi, nell’interesse a che le attività di ripristino e le bonifiche si facciano al più presto.
“In nome del popolo inquinato” era il titolo di un fortunato libro scritto dal magistrato e esponente dei Verdi Gianfranco Amendola. Questo “manuale giuridico di autodifesa ecologica” (come recitava il sottotitolo) ha dato il nome anche al gruppo di associazioni che hanno dato vita a una petizione che ha raccolto circa 67mila firme. In una lettera inviata attraverso il sito www.change.org al Presidente del Senato Pietro Grasso, al presidente della Commissione Territorio, Ambiente, Beni Ambientali del Senato, Giuseppe Francesco Maria Marinello e al presidente della Commissione Giustizia del Senato Nitto Palma, si chiede una rapida approvazione del disegno di legge sui reati ambientali nel Codice penale, “per mettere finalmente un freno – si legge nella lettera – a un’attività criminale che con 30 mila reati accertati all’anno oggi frutta a chi delinque oltre 16 miliardi di euro, a danno della sicurezza e della salute di tutti i cittadini e dell’economia sana”. La parola ora passa al Senato.
di Vincenzo Mulè