77929-10028 Il 20 febbraio scorso, il Consiglio dei Ministri, su proposta di Federica Guidi, Ministro per lo Sviluppo Economico, ha approvato un disegno di legge che dà attuazione, per la prima volta, al provvedimento annuale sulla concorrenza previsto dalla legge con l’obiettivo di stimolare la crescita economica frenata dalla scarsa concorrenza nel settore dei servizi. Nella stessa giornata, alla Camera dei Deputati, mentre si discuteva del c.d. ‘Milleproroghe’, il governo ha accolto come raccomandazione un ordine del giorno con cui si impegna “a valutare l’opportunità di adottare ogni iniziativa normativa finalizzata a rendere stabile il divieto di partecipazioni incrociate tra editoria, televisioni e comunicazioni elettroniche, piuttosto che procedere a reiterate proroghe del divieto medesimo”.
Una piccola, timida apertura a conferma, anche da parte dell’esecutivo, dell’assoluta inutilità di continuare a prorogare all’infinito una disposizione che dovrebbe essere resa permanente, al fine di evitare che l’editoria italiana possa essere esposta a rischi di involuzione e ulteriori accorpamenti di mezzi e risorse, a danno del pluralismo informativo e degli equilibri democratici del Paese.
Nel testo dell’ordine del giorno, che fa propria una condizione espressa in sede consultiva nel parere della Commissione IX (Trasporti e Comunicazioni) della Camera dei Deputati si legge, con riferimento al diluvio di rinvii della disposizione cui occorre dare una risposta seria e concreta il prima possibile: “il termine originario era individuato dal testo unico nel 31 dicembre 2010, ma tale termine è stato poi prorogato, prima al 31 marzo 2011 dal decreto-legge n. 225/2010, poi al 31 dicembre 2012 dal decreto-legge n. 34 del 2011, quindi al 31 dicembre 2013 dall’articolo 1, comma 427, della legge n. 228/2012 (legge di stabilità 2013) e infine al 31 dicembre 2014 dall’articolo 12 del decreto-legge n. 150/2013; il provvedimento in esame reca, quindi, la quinta proroga di un termine originariamente fissato al 31 dicembre 2010”.
Il Ddl Concorrenza recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri, non interviene minimamente sulla questione degli incroci proprietari, ma reca un “Capo” dedicato alle norme sulla Comunicazione. La materia, dunque, volendo c’è e sarà possibile intervenire in fase emendativa quando il provvedimento sarà trasmesso in Parlamento per dare inizio al suo iter.
Solo allora capiremo quali sono le reali intenzioni del governo al riguardo, tenendo anche presente che negli ordinamenti dei principali Paesi europei le esigenze di tutela del pluralismo hanno trovato specifica considerazione nell’ambito di apposite normative sul controllo dei mezzi di comunicazione radiotelevisivi ed editoriali, con regole che mirano a limitare l’influenza che uno stesso soggetto può avere nel sistema dell’informazione tramite il controllo di una pluralità di mezzi di comunicazione di massa (c.d. cross-ownership media rules).
Una delle due, dunque: o si rende permanente il divieto incroci proprietari stampa tv, o si vara una nuova disciplina nazionale delle comunicazioni di massa e dei limiti antitrust alle concentrazioni relative all’editoria, all’emittenza televisiva e alla raccolta pubblicitaria.
Dunque, considerati i tempi di approvazione delle leggi, per non parlare di altre significative anomalie che da troppo tempo caratterizzano il nostro sistema democratico, un po’ di coraggio caro governo e si inizi a procedere per la prima strada, già ben illuminata.
Paola Saliani
Giurista, esperta di tecnica legislativa
Media & Regime - 23 Febbraio 2015
Editoria, Ddl concorrenza: a che punto è il divieto di incroci proprietari?
77929-10028 Il 20 febbraio scorso, il Consiglio dei Ministri, su proposta di Federica Guidi, Ministro per lo Sviluppo Economico, ha approvato un disegno di legge che dà attuazione, per la prima volta, al provvedimento annuale sulla concorrenza previsto dalla legge con l’obiettivo di stimolare la crescita economica frenata dalla scarsa concorrenza nel settore dei servizi. Nella stessa giornata, alla Camera dei Deputati, mentre si discuteva del c.d. ‘Milleproroghe’, il governo ha accolto come raccomandazione un ordine del giorno con cui si impegna “a valutare l’opportunità di adottare ogni iniziativa normativa finalizzata a rendere stabile il divieto di partecipazioni incrociate tra editoria, televisioni e comunicazioni elettroniche, piuttosto che procedere a reiterate proroghe del divieto medesimo”.
Una piccola, timida apertura a conferma, anche da parte dell’esecutivo, dell’assoluta inutilità di continuare a prorogare all’infinito una disposizione che dovrebbe essere resa permanente, al fine di evitare che l’editoria italiana possa essere esposta a rischi di involuzione e ulteriori accorpamenti di mezzi e risorse, a danno del pluralismo informativo e degli equilibri democratici del Paese.
Nel testo dell’ordine del giorno, che fa propria una condizione espressa in sede consultiva nel parere della Commissione IX (Trasporti e Comunicazioni) della Camera dei Deputati si legge, con riferimento al diluvio di rinvii della disposizione cui occorre dare una risposta seria e concreta il prima possibile: “il termine originario era individuato dal testo unico nel 31 dicembre 2010, ma tale termine è stato poi prorogato, prima al 31 marzo 2011 dal decreto-legge n. 225/2010, poi al 31 dicembre 2012 dal decreto-legge n. 34 del 2011, quindi al 31 dicembre 2013 dall’articolo 1, comma 427, della legge n. 228/2012 (legge di stabilità 2013) e infine al 31 dicembre 2014 dall’articolo 12 del decreto-legge n. 150/2013; il provvedimento in esame reca, quindi, la quinta proroga di un termine originariamente fissato al 31 dicembre 2010”.
Il Ddl Concorrenza recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri, non interviene minimamente sulla questione degli incroci proprietari, ma reca un “Capo” dedicato alle norme sulla Comunicazione. La materia, dunque, volendo c’è e sarà possibile intervenire in fase emendativa quando il provvedimento sarà trasmesso in Parlamento per dare inizio al suo iter.
Solo allora capiremo quali sono le reali intenzioni del governo al riguardo, tenendo anche presente che negli ordinamenti dei principali Paesi europei le esigenze di tutela del pluralismo hanno trovato specifica considerazione nell’ambito di apposite normative sul controllo dei mezzi di comunicazione radiotelevisivi ed editoriali, con regole che mirano a limitare l’influenza che uno stesso soggetto può avere nel sistema dell’informazione tramite il controllo di una pluralità di mezzi di comunicazione di massa (c.d. cross-ownership media rules).
Una delle due, dunque: o si rende permanente il divieto incroci proprietari stampa tv, o si vara una nuova disciplina nazionale delle comunicazioni di massa e dei limiti antitrust alle concentrazioni relative all’editoria, all’emittenza televisiva e alla raccolta pubblicitaria.
Dunque, considerati i tempi di approvazione delle leggi, per non parlare di altre significative anomalie che da troppo tempo caratterizzano il nostro sistema democratico, un po’ di coraggio caro governo e si inizi a procedere per la prima strada, già ben illuminata.
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Roma, 19 dic (Adnkronos) - "La Corte di Cassazione ha stabilito in maniera chiara e netta che la competenza di decidere se un Paese è o meno sicuro spetta al governo. Quindi non i singoli giudici. La conferma che il governo Meloni aveva ragione e che le sentenze con cui i giudici hanno annullato i trasferimenti in Albania dei migranti sbarcati illegalmente sulle nostre coste erano sbagliate. Cosa diranno adesso Schlein e gli altri esponenti delle opposizioni, insieme alla grancassa dei loro house organ, dinanzi a questa sentenza che decreta il loro ennesimo fallimento? Per quanto ci riguarda continuiamo ad andare avanti, consapevoli che tutta l’Europa guarda all’Italia come un modello nel contrasto all’immigrazione illegale”. Lo dichiara il presidente dei senatori di Fratelli d’Italia Lucio Malan.
Roma, 19 dic (Adnkronos) - "Hai fatto la cosa giusta". Così, su Twitter, Elon Musk replica al commento che Matteo Salvini aveva fatto al post del patron di Tesla sul caso Open arms.
Roma 19 dic (Adnkronos) - "I delinquenti sono quelli che vogliono Salvini in galera". Lo scrive sui social Francesco Storace.
Roma, 19 dic (Adnkronos) - "Sono contento che abbiano assolto Renzi, che non finisca in galera. Io voglio vincere le elezioni perchè la gente ci dà fiducia, non perchè arrestano tutti gli altri". Lo ha detto Matteo Salvini in una diretta social.
Roma 19 dic (Adnkronos) - - "Se mi dichiareranno innocente sarò felice per i miei figli e perchè ho fatto il mio lavoro. Se mi dichiareranno colpevole sarò felice lo stesso, non mi pento assolutamente di nulla, ho difeso da immigrati clandestini e trafficanti il mio Paese. Sarebbe un problema per l'Italia e gli italiani, con un ministro che bloccava gli sbarchi condannato immaginate voi trafficanti, scafisti e delinquenti dove verrebbero e porterebbero questi disperati". Lo ha detto Matteo Salvini in una diretta social alla vigilia della sentenza del processo Open Arms.
Roma, 19 dic (Adnkronos) - "Chi non rischia, chi non va oltre l'ostacolo, non va da nessuna parte. Io, da 51enne, comunque vada sarò orgoglioso di quello che ho fatto". Lo ha detto Matteo Salvini in una diretta social alla vigilia della sentenza su Open Arms.
"Se mi assolvono ho fatto il mio dovere e bye bye sinistra. In in caso di condanna ricorreremo in appello, la riterrei una profonda ingiustizia e un danno non a me ma al Paese", ha spiegato il ministro dei Trasporti proseguendo: "Mi stanno arrivando migliaia di messaggi, ho preso l'aereo e tanti ragazzi mi hanno detto non mollare, bravo. Sono felice".
"Paura zero, mi sento come la canzone di Venditti 'Notte prima degli esami', mi sento orgoglioso e felice di quello che ho fatto. Domani è la sentenza di primo grado, poi c'è l'appello e la Cassazione. Tolgo qualche gioia a chi mi augura il male, se mi condannano farò ricorso e continuerò a fare il mio lavoro", ha proseguito Salvini.
Roma, 19 dic (Adnkronos) - "A me pare di poter dire, non temendo di essere smentita, che senza Nino Andreatta i cattolici democratici, dopo il terremoto della Prima Repubblica e il tracollo della Dc, probabilmente non avrebbero maturato la scelta del centrosinistra. E soprattutto che senza di lui non avrebbe visto la luce l’Ulivo, che io considero davvero una grande 'invenzione' politica". Lo ha detto Anna Ascani, cicepresidente della Camera e deputata dem, intervenendo alla presentazione del numero della rivista 'Arel' su Nino Andreatta.
"E non parlo di forma, di contenitore, ma di idealità, della possibilità che Andreatta e altri videro e perseguirono, di unire le culture popolari e riformiste di centro e di sinistra chiudendo la lunga stagione che le aveva viste contrapposte e, ancora più importante, di consentire attraverso la 'contaminazione' tra cultura cattolico-democratica, socialista, laica, ambientalista la nascita del Partito democratico. Non sarei qui oggi, non saremmo qui in tanti, senza la visione di Nino Andreatta e di chi allora credette in quella scommessa", ha aggiunto.