Nuove condanne nei confronti di manifestanti antigovernativi, in Egitto, dove ad essere incriminato, dopo il processo nei confronti di 25 partecipanti alle proteste fuori dall’edificio del Consiglio della Shura, nel 2013, è il blogger e leader della Primavera araba egiziana, Alaa Abd el-Fattah, 33 anni. Cinque anni di carcere per aver violato la cosiddetta “legge anti-manifestazione”, nata dopo la presa del potere dell’attuale presidente, Abd al-Fattah al-Sisi, per rendere illegali le proteste dei pro-democrazia e dei Fratelli Musulmani.
Quello di oggi (23 febbraio) è l’ultimo di numerosi verdetti che, dall’estate 2013, hanno condannato al carcere centinaia di oppositori al regime militare instaurato dopo il colpo di Stato del luglio 2013 e guidato dal generale al-Sisi. Poco dopo la sua salita al potere, prima come vice primo ministro e, dall’estate 2014, come presidente, il militare egiziano ha per prima cosa spinto proprio per la creazione della legge anti-manifestazione che prevede il carcere per chiunque organizzi cortei di protesta senza l’autorizzazione del governo.
Una legge che, di fatto, ha messo il bavaglio alle opposizioni molto forti, in qui mesi, a causa della destituzione dell’ex presidente, Mohamed Morsi, rappresentante dei Fratelli Musulmani e primo ad essere eletto con metodo democratico. La decisione del governo appena instaurato fece salire ulteriormente la tensione all’interno del Paese e le proteste, che non accennarono a diminuire, vennero sedate con la violenza dalla polizia egiziana che effettuò arresti di massa tra attivisti e manifestanti.
Uno di questi episodi è la protesta fuori dall’edificio del Consiglio della Shura, al Cairo, dove a guidare la manifestazione c’era proprio Alaa Abd el-Fattah. Con lui, sono finite a processo altre 24 persone, condannate nel giugno 2014 a 15 anni di galera. La sentenza del 23 febbraio, infatti, è la revisione di quel processo. Libero su cauzione da settembre 2014, Abd el-Fattah è stato di nuovo imprigionato un mese dopo, in occasione del nuovo processo a suo carico. Oggi, il leader della Primavera egiziana si ritrova con una condanna a cinque anni di reclusione e una multa da circa 12mila euro. Per gli altri imputati, invece, le condanne vanno dai tre ai 15 anni di reclusione.
Abd el-Fattah da sempre si batte per l’inizio di un processo di democratizzazione nel Paese. Attivista e blogger, nel 2006 era stato incarcerato per la prima volta in seguito a una manifestazione contro il regime del “Faraone”, Hosni Mubarak, chiedendo una maggiore indipendenza della magistratura egiziana. Considerato uno dei più attivi oppositori al vecchio regime egiziano, il 33enne ebbe la sua rivincita nel 2011, quando fu a capo della Primavera araba egiziana e contribuì alla caduta del regime che durava da quasi 30 anni.
L’Egitto fu uno dei primi Paesi in cui la rivoluzione attecchì e dove vi furono elezioni democratiche. Il voto portò al potere Mohamed Morsi, ma, intanto, Abd el-Fattah venne incarcerato un’altra volta, subito dopo la fine delle manifestazioni. Nel 2013, poi, dopo la presa del potere da parte dei militari, il blogger è di nuovo finito in cella per le proteste fuori dal Parlamento che gli costeranno cinque anni di galera.
Twitter @GianniRosini