“Prima di Expo le cento ‘case fantasma’, pari a 325 abitazioni, attorno all’aeroporto di Malpensa saranno solo un ricordo. I turisti che sbarcheranno a Milano non troveranno più ad attenderli quartieri abbandonati e insicuri, ma un’area verde per la quale, magari grazie a un concorso di idee, cercheremo di dare la soluzione migliore per un rilancio”. Così l’assessore al Territorio, Urbanistica e Difesa del suolo di Regione Lombardia Viviana Beccalossi che mercoledì 18 febbraio, insieme al presidente Roberto Maroni, ha effettuato un sopralluogo nei cantieri dove si stanno abbattendo oltre duecento stabili nei Comuni di Lonate Pozzolo, Ferno e Somma Lombardo, in provincia di Varese.

Gli escavatori sono già entrati in funzione nella frazione Case Nuove di Somma Lombardo, a due passi dalle piste di decollo di Malpensa e a Lonate Pozzolo interessata, invece, dagli atterraggi. Giovedì lavori al via anche a Ferno, sempre sulle rotte di atterraggio degli aerei. L’operazione di demolizione degli stabili è stata decisa un anno fa dalla giunta regionale che ha messo a disposizione 4 milioni di euro per l’intervento affidato alla Varian di Perugia per quanto riguarda Somma Lombardo e Ferno e alla Daf per Lonate Pozzolo dall’Aler di Varese, stazione appaltante.

Da almeno dieci anni i sindaci dei tre Comuni erano in attesa di una soluzione. Gli immobili, abbandonati, sono stati spogliati di tutto: infissi, canaline di rame, sanitari. Murati alle porte e alle finestre, sono diventati in molti casi la dimora di senza tetto. L’avvio degli abbattimenti chiude una vicenda rimasta in sospeso per molti anni e iniziata dopo l’inaugurazione della “grande Malpensa”, nel 1998. Dell’anno successivo è l’accordo quadro di programma tra ministeri, regione, provincia ed enti locali che ha permesso agli abitanti della frazione sommese di Case Nuove e ad altri di Ferno e Lonate Pozzolo di vendere casa a Finlombarda, la finanziaria di Regione Lombardia, e traslocare altrove, non più sotto le rotte di decollo e atterraggio degli aerei. Un’operazione che ha comportato l’acquisizione di circa 250 immobili da 540 famiglie per una spesa di circa 250 milioni di euro. Non tutti gli abitanti hanno potuto però andarsene. L’Accordo di programma ha stabilito fasce di territorio che davano diritto alla delocalizzazione (in ogni caso volontaria) e a un indennizzo in caso di trasloco.

“Dopo tanti anni, finalmente si dà attuazione all’accordo”, ha ricordato Maroni durante il sopralluogo a Lonate. “Tutto il materiale demolito verrà recuperato al 100 per cento e non si sprecherà nulla, grazie alla legge contro il consumo del suolo che abbiamo approvato. Poi dovremo decidere che cosa fare di queste aree, ma oggi è un giorno importante perché finalmente siamo passati dalle parole ai fatti”. I lavori, ha ricordato l’assessore Beccalossi, “sono iniziati grazie a una procedura condotta in tempi record e con la massima trasparenza. Un intervento tecnico per il quale Regione Lombardia ha garantito 4 milioni di euro. In poco più di un anno siamo riusciti a risolvere un problema che si trascinava da troppo tempo, mettendo la parola fine agli evidenti disagi per la popolazione e a problemi di sicurezza e ordine pubblico. Adesso bisogna pensare al futuro. Immaginiamo di indire un concorso di idee a livello europeo, che, tenendo conto delle esigenze dei Comuni, riesca a individuare la soluzione migliore per questa zona, direttamente coinvolta dal rilancio dello scalo di Malpensa”.

Ma sul rilancio di Malpensa rimangono i dubbi e le preoccupazioni non solo dei sindaci della zona. Dubbi che il piano nazionale degli aeroporti del ministro Maurizio Lupi non ha risolto, soprattutto a fronte del Decreto Linate che ha già tolto rotte europee a Malpensa, utili a portare passeggeri per i voli intercontinentali.

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