La regolarità del campionato dipende dall'amore per lo sport dei giocatori emiliani, presi in giro sin troppe volte dall'inizio di un torneo comunque falsato. La Confindustria del calcio metterà i soldi per far concludere l'anno al club crociato, ma non riuscirà a coprire le sue enormi responsabilità in una vicenda ormai kafkiana
Salvate il Parma. E salvate il campionato. Forse lo farà la Lega, che sarebbe pronta a garantire i soldi necessari per arrivare al termine della stagione. Ma l’intervento (disperato, interessato e fuori tempo massimo) della Confindustria del pallone basterà a garantire la regolarità del torneo? Sicuramente non eviterà l’ennesima figuraccia al nostro calcio, che sprofonda all’età della pietra. Per ritrovare un caso analogo bisogna tornare indietro fino alla prima metà del Novecento: nel 1943 la Palermo-Juventina fu esclusa dalla Serie B a sei giornate dalla fine. Ma in Sicilia la Guerra Mondiale aveva ormai preso il sopravvento, ed era impossibile giocare a pallone.
Probabilmente in questo caso non si arriverà alla soluzione estrema del ritiro. A Parma oggi non ci sono conflitti e tragedie, solo lo sport che soccombe alla malagestione e alle speculazioni del calcio moderno. Negli scorsi giorni si sono moltiplicate appelli e offerte di solidarietà: l’allenatore della Fiorentina, Vincenzo Montella, ha chiesto ai club di aiutare la società ducale; il presidente della Sampdoria, Massimo Ferrero, ha scritto che si farà carico della trasferta in Liguria della Primavera del Parma, rimasta anch’essa ovviamente senza soldi. Ma parole o gesti simbolici non sono sufficienti. Ed ecco allora che nelle ultime ore si fa strada l’ipotesi di un intervento straordinario di Lega e Figc: secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport, ci sarebbe un piano per portare il club in fallimento pilotato; a quel punto le istituzioni del pallone si farebbero avanti per l’amministrazione controllata, garantendo le risorse necessarie alla gestione corrente e al completamento della stagione. Per poi rientrare della spesa al momento della cessione del titolo ad una nuova proprietà la prossima estate.
Una mossa senza precedenti (del resto è tutta la situazione a non averne). Un azzardo, perché visto l’ammontare dei debiti è tutt’altro che scontato che qualcuno si faccia avanti per acquistare il Parma in Serie B (solo il fallimento totale cancellerebbe il pregresso). Ma a muovere i padroni del pallone non è certo un attacco improvviso di filantropia calcistica: la Lega vuole salvare il Parma per salvare se stessa. Il fallimento, infatti, spalancherebbe le porte a scenari surreali: sconfitte a tavolino assegnate fino al termine della stagione, o ragazzini della Primavera mandati in campo allo sbaraglio; c’è anche chi ha proposto di cancellare retroattivamente tutti i risultati del Parma (strada non praticabile dal punto di vista normativo). Poi ci sono i diritti tv per le partite già vendute, gli abbonamenti dei tifosi che potrebbero chiedere un rimborso, tutto un ingranaggio che non può incepparsi. Molto meglio avere una squadra da mandare in campo, seppur solo di facciata.
Anche perché in via Rosellini a Milano sanno bene di avere precise responsabilità sull’accaduto. Sabato la Lega si è sentita in dovere di pubblicare un lungo comunicato per rispondere alle critiche sulla “presunta carenza di controlli” e “asserita inazione delle istituzioni sportive”: si ricorda come un merito l’estromissione del Parma dall’Europa League per inadempienze fiscali, e si sottolinea la “sussistenza allo scorso giugno delle condizioni di ammissione al campionato”. Peccato che quei requisiti fossero insufficienti, visto quanto accaduto in seguito; e che il sistema non verifichi i debiti verso fornitori e parti terze (proprio quelli che in questi giorni hanno messo a rischio il match contro l’Udinese).
Arrampicate sugli specchi a parte (“il sistema italiano è uno dei più efficienti in Europa”), le colpe sono sotto gli occhi di tutti. E per questo la Lega si muove in prima persona, è pronta persino a metterci i soldi (quando di solito invece i club litigano per poche centinaia di migliaia di euro). Non basterà, però, per salvare il campionato. Con una squadra già retrocessa e dal destino segnato, la regolarità del torneo è compromessa, o se non altro affidata all’orgoglio di capitan Lucarelli e compagni, già messo a dura prova dalle troppe prese in giro degli ultimi mesi. Solo i giocatori del Parma possono ridare un minimo di dignità a questa Serie A, impegnandosi sul campo fino all’ultimo. Non per dovere (nessuno può chiederglielo), ma per amore dello sport. Per dare una lezione al calcio italiano, sperando che prima o poi impari dai suoi errori.