“La ‘ndrangheta a Reggio Emilia? Ce ne accorgiamo adesso, ci hanno aperto gli occhi. Nel 2012 nessuno, compreso Graziano Delrio, aveva capito l’infiltrazione“. Così Giuseppe Pagliani, capogruppo di Forza Italia, torna in Consiglio comunale e si sfoga dopo 22 giorni di carcere. Giovedì, infatti, il tribunale del Riesame ha annullato l’ordinanza del Gip di Bologna che il 28 gennaio lo ha portato dietro alle sbarre con la Dda di Bologna che l’ha accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. “Un arresto spettacolare quanto folle e inutile, frutto di un caso eclatante di malagiustizia“, spiega Pagliani a ilfattoquotidiano.it poco prima di entrare nell’aula dell’assemblea cittadina. Riguardo ai suoi incontri, documentati dalle indagini, con alcuni uomini che sono ritenuti a capo della ‘ndrangheta a Reggio Emilia, il politico si difende: “Io ho partecipato a una cena dove ho ascoltato qualcuno che, da sostenitore nostro da 3-4 anni, mi dice che c’era un problema legato a una comunità. Quelle persone non le conosco, non le ho mai più viste, né le ho mai conosciute prima”, spiega Pagliani riferendosi alla numerosa comunità originaria di Cutro, residente a Reggio Emilia. Proprio a partire da alcuni Cutresi, secondo i pm si sarebbe sviluppata la nuova criminalità organizzata reggiana. “Gli esponenti delle imprese calabresi, Graziano Delrio li ha portati dal prefetto”, aggiunge Pagliani riferendosi alla visita dell’allora sindaco, che portò in prefettura alcuni rappresentanti della comunità cutrese, per parlare delle interdittive antimafia che stavano colpendo molte imprese calabresi della zona di David Marceddu
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